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www.italoamericano.org 13 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 20 APRILE 2017 HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA RADICI P erché gli italo-americani sono conosciuti più per i loro mafiosi che per i loro uomini e donne migliori? Nel 1927, dopo che gli Stati Uniti avevano pesantemente ridotto l'immigrazione dai Paesi europei e meridionali, Antonio Gramsci pubblicò "La Domanda Meridionale", un articolo nel quale tentava di spiegare il falli- mento dell'Italia meridionale nel generare una forza rivoluzionar- ia. Ma anni prima della compo- sizione di Gramsci, gli italiani del Sud avevano già risposto alla domanda meridionale nel loro modo diretto, lasciando l'impos- sibile situazione socioeconomica che l'Italia unificata aveva prodotto per loro. Uno degli effetti di questa emigrazione sarebbe stato lo sviluppo negli Stati Uniti di intellettuali che, in circostanze diverse, sarebbero diventati strumenti provocatori della rivoluzione guidata dai meridionali. Fino all'arrivo dell'intellet- tuale italo-americano che lavora specificamente sul soggetto, la cultura italo-americana sarebbe stata percepita e trattata dalla più grande cultura americana attra- verso i mass media; il più delle volte, le immagini stereotipate che sono apparse in giornali, radio, film e trasmissioni televi- sive era quelle di banditi, buf- foni, lavoratori e madri sofferen- ti, raramente capaci di riflettere la diversità, la complessità, e la sofisticazione che esistono dentro l'America italiana. Intellettuali immigrati come Constatine Panunzio, Titì, Pascal D'Angelo, e Maria Barbieri hanno ricevuto una piccola atten- zione rispetto a questi stereotipi mediatici. Loro avevano scritto autobiografie e saggi in cui dis- cutevano su come gli italiani potessero divenire americani; e per essere americani, comunque, gli italiani dovevano perdere la loro lingua madre, nascondere le loro differenze, e qualche volta anche dimostrare apertamente odio verso la loro terra natia. Eroi della comunità italo- americana sarebbero arrivati inizialmente dalla cultura popo- lare (Rudolph Valentino, Enrico Caruso, Joe DiMaggio, Frank Sinatra) e dal mondo degli affari (A. P. Giannini, Amadeo Obicii, Lee Iacocca), ma mai dal mondo accademico. Agli italo-americani sarebbe servita una o più gener- azioni, per realizzare quanto l'ed- ucazione formale avrebbe potuto essere utile a loro beneficio. Il lavoro dei primi intellettuali italo-americani immigrati, in linea di massima si concentrò sui problemi della classe lavoratrice. Maria Roda, Carlo Tresca, Arturo Giovannitti, Tia Cacici, Luigi Fraina, ed altri stabilirono una forte presenza italiana nel movimento dei lavoratori negli U.S. I loro scritti ed insegnamen- ti si concentrarono su come migliorare il destino del lavora- tore italiano immigrato negli Stati Uniti. Siccome il lavoratore immigrato in gran parte era fuori dalla principale corrente econom- ica, questi intellettuali non hanno potuto essere nella corrente prin- cipale della cultura americana, né i loro contributi garantirne l'in- clusione nei materiali formativi studiati dalle generazioni succes- sive. Il loro lavoro sarebbe diven- tato parte di un mondo radicale perduto che è stato riscoperto solo recentemente dagli intellet- tuali americani. I figli degli immigranti italiani che divennero intellettuali poi, erano più che altro occupati a dimostrare che loro erano ameri- cani, specialmente attraverso il servizio militare al loro Paese durante la II Guerra mondiale. Alcuni, ma non molti, approf- ittarono del G.I. Bill e ottennero un'istruzione universitaria. Comunque, in pochissimi si avventurarono nelle carriere accademiche con l'idea di studi- are la cultura italo-americana. Lo studio della cultura italo-ameri- cana non era supportata da lobby politiche, fondazioni culturali, o da ricche cattedre universitarie. Solo recentemente gli italo- americani hanno avuto accesso all'istruzione superiore in numeri che si avvicinano alla media nazionale, questo nonostante il fatto che dal 1960 l'arrivo degli italo-americani sia stato al di sopra della media nazionale. E i corsi di formazione per lo svilup- po intellettuale solo recentemente hanno avallato l'idea di studi italo-americani, anni dopo che gli altri gruppi etnici americani sono divenuti parte dei nuovi curricu- lum multiculturali nazionali. Il maggiore problema che gli intellettuali italo-americani affrontano non sta nella mancan- za di preparazione o nella raffi- natezza nei metodi critici, ma nella scarsa fiducia in sé, nel non credere che la cultura dalla quale vengono possa essere usata per manifestarsi al pubblico ameri- cano della corrente principale. La comunità più vasta ha appena cominciato a rendersi conto del- l'importanza degli studi etnici e qualche supporto all'istruzione è stato offerto da organizzazioni come National Italian American Foundation, Order Sons of Italy in America, e Unico. Quando le professoresse Lucia Chiavola Birnbaum e Camille Paglia svelarono le origini pagane del Cattolicesimo italiano come mezzo per rinnovare e forse anche radicalmente rivo- luzionare la cultura americana chi ricorda che lo stesso fu fatto nella narrativa da Pietro di Donato nel 1939 e Jerre Mangione nelle pub- blicazioni di sinistra d'inizio Ventesimo secolo? Quando Frank Lentricchia tentò di dire a Sandra Gilbert che la sua idea sul femminismo non includeva le donne delle classi lavoratrici come sua madre, e Gilbert apriva la sua replica esprimendo il collegamento ital- iano che le avrebbe dovuto impedire il dover difendere il suo pensiero da un altro paesano, l'America accademica divenne testimone dell'evoluzione di una psiche italo-americana che trova- va la sua strada nella corrente principale della consapevolezza culturale. Questi intellettuali italo-amer- icani sono solo alcuni dei molti i cui scritti rivelano le impli- cazioni sociopolitiche di invo- care un'identità etnica nella criti- ca della cultura americana. Anche se alcuni sono divenuti intellettuali tradizionali, altri sono arrivati a valutare e a utiliz- zare il senso d'identità con la loro ascendenza italiana. Richard Gambino, uno dei primi professori ad offrire corsi universitari in studi italo-ameri- cani, scrisse nel 1983: "Se uno qualsiasi dei valori tradizionali italiani deve sopravvivere, questo non può più contare sola- mente sul costume dell'edu- cazione familiare. Gli italo-amer- icani devono diventare con- sapevoli dei loro valori tradizion- ali attraverso l'istruzione for- male." Senza una seria inclu- sione nei curricula, gli italo- americani non possono imparare il valore di mantenere un'identità etnica attraverso i loro studi for- mali. Oggi, intellettuali pubblici come Helen Barolini, Marcella Bencivenni, Mary Jo Bona, Nancy Carnevale, Donna Gabaccia, John Gennari, Edvige Giunta, Jennifer Guglielmo, Michael Parenti, Joseph Sciorra, Robert Viscusi, e molti altri hanno forgiato una potente pre- senza nell'America italiana. Dean Anthony Julian Tamburri del John D. Calandra Italian American Institute porta avanti il percorso per l'istituzionaliz- zazione della cultura italo-ameri- cana negli Usa e in Italia. L'Istituto, creato dalla New York State Legislature per sostenere i bisogni di una crescente popo- lazione di italo-americani istruiti a New York, offre un modello per l'esame e la disseminazione della cultura italoamericana in tutti gli Stati Uniti. Tutto questo per dire che l'America italiana ha sempre avuto i suoi intellettuali; è solo che la maggior parte di noi non sapeva che c'erano, e che ora abbiamo bisogno di loro più che mai Joseph Sciorra, direttore dei programmi academici e culturali all'Istituto John D. Calandra Italian American, Queens College (City University of New York). Photo by Lavinia Pisani L'intellettuale italo-americano