L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-4-2017

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NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 4 MAGGIO 2017 www.italoamericano.org 3 Q uanto il grande schermo piuttosto che un roman- zo, un'opera d'arte, un attore, un monumento identifica- no l'Italia e gli italiani? E quan- to siamo capaci di superare, di modificare, il nostro immagina- rio dopo che abbiamo assimilato un imprinting? O meglio, accet- tiamo di rimettere tutto in gioco e proviamo a guardare l'Italia e gli italiani di oggi con occhi diversi, non accontentandoci più delle immagini iconiche, delle rappresentazioni che cinema e tv ne hanno dato per decenni ma provando ad aggiornarle? Usando altre parole, l'opera- zione che dovremmo fare è quel- la che Dino Risi fece con il suo cinema: oggi l'Italia che il gran- de regista ha raccontato non esi- ste più ma allora fu in grado di dipingerla per com'era, con iro- nia, drammaticità e anche cini- smo. Fece prendere coscienza agli italiani di chi fossero in quegli anni. La rassegna cinematografica che San Francisco ha dedicato a questo mostro sacro della setti- ma arte italiana, può essere letta come un invito a saper leggere la realtà al di là della superficie, ad andare oltre le apparenze per cogliere la sostanza. Ma è anche vero che se il cinema ha contribuito moltissi- mo a forgiare l'immaginario col- lettivo, per cui se oggi pensiamo l'Italia e gli italiani in un certo modo è per come ce li hanno raccontati, tocca a noi riuscire a fare un passo in avanti e cioè riu- scire a capire dove finisce la fic- tion e inizia la realtà, a cosa vogliamo credere e quale è la verità. Il discorso vale dentro e fuori i confini nazionali perchè se all'estero il cinema ha aiutato a costruire un'immagine bella e felice da Dolce Vita dell'Italia, al contempo ne ha stigmatizzato la mafiosità, anche nella sua tra- sposizione italo-americana, con capolavori come il Padrino che hanno finito per associare alla parola italiano il male assoluto, come se questo facesse parte del dna della Penisola quando, pur- troppo, esso non ha confini geo- grafici nè patrimoni genetici. Serve avere uno sguardo alla Dino Risi, cioè capace di andare in profondità e mettere veramen- te a nudo le cose, bandendo le ipocrisie, i falsi miti. In questi giorni si stanno cele- brando i 50 anni dalla scomparsa di Totò, genio e simbolo assoluto della napoletanità e di una fetta della storia, del costume, della società italiana. Ma sia chiaro, di una parte soltanto. Senza spostarsi dall'ambito cinematografico, per restringere il campo di riflessione, in Italia la critica sta cercando di mettere da parte un po' di convenzioni e di tirare fuori un po' di sostanza. Ad esempio si sta dicendo che sì Totò fu un genio artistico s e n z a p a r i , m a i f i l m c h e h a interpretato (quasi cento) in gran parte erano e rimangono brutti. Per Paolo Mereghetti, critico cinematografico del Corriere della sera e autore del Dizionario dei film (Baldini&Castoldi) "è lo stesso discorso che si può fare per Gary Cooper e Humphrey B o g a r t : n o n t u t t i i f i l m c o n Bogie sono capolavori, ma lui era un grande attore anche nei film brutti". Allo stesso modo si può ridere o riflettere tra le bat- tute efficaci e la caratterizzazio- ne scenica di Totò ma non era re Mida, cioè quello che toccava non diventava automaticamente un bel film, anche se nessuno, per questo, si permette di deni- g r a r e l e d o t i e i t a l e n t i d e l "Principe della risata". Peraltro fu lo stesso Totò a riconoscerlo: "Lui ha sofferto tantissimo il fatto che non gli offrissero film di alta qualità, ma quando li ha fatti è stato molto bravo perché ad esempio con Pasolini, che lo ha persino fatto diventare buono, non era più e solo una maschera, ma un gran- de attore". Roberto Escobar, cri- tico del Sole 24Ore e autore di una monografia su Antonio De Curtis (Totò – Il Mulino) lo sin- tetizza benissimo nell'intervista a FQMagazine, aggiungendo che "i film che ha interpretato sono brutti, perché Totò è più dei suoi film". Come dire che, paradossalmente, i cosiddetti Totò, l'Italia e i vecchi imprinting film belli per la critica sono quelli che "tradiscono Totò", cioè vanno oltre il caratterista e fanno emergere tutto quello che c'era di più e in più in Totò. Come per Vittorio Gassman: se non avesse incontrato Risi e con lui non avesse cominciato a far ridere (amaramente), non sareb- be probabilmente diventato così grande. T o r n a n d o a l l ' i n i z i o d e l discorso però, il merito di questi 97 film di Totò in gran parte brutti per la critica, è un altro: hanno creato un personaggio che si è consolidato nella memoria collettiva, hanno costruito quel continuum di immagini e emo- zioni che oggi appartengono anche a chi non ha vissuto la sua epoca, anche ai ragazzini che i suoi film non li hanno nemmeno mai visti. Totò ha cioè contribui- to moltissimo a costruire l'im- maginario collettivo ma questa rappresentazione iconica già ai suoi tempi non era tutta l'Italia nè la fotografia reale di Napoli. Soprattutto non è certamente la Napoli e l'Italia di oggi. L'Italo-Americano IN ITALIANO |

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