L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-18-2017

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GIOVEDÌ 18 MAGGIO 2017 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | L e strade di Venezia incan- tano migliaia di visitatori ogni anno. Dagli escursion- isti che spuntano San Marco dalla loro lista dei desideri agli studenti estivi lì per studiare, dagli amanti dell'opera agli innamorati del- l'arte, ognuno cerca la sua person- ale versione della città. Ma una cosa unisce tutti: la mappa di carta stretta nelle nostre mani sudate. A prima vista è uno strumento prati- co per impedirci (con buona sper- anza) di farci perdere. Ma se si sa come leggerla, la mappa vi svel- erà la storia segreta di canali per- duti da tempo, di vecchi quartieri commerciali e l'adesso scomparso quartiere a luci rosse tutto attra- verso le strade e i nomi dei ponti. Qui è come decifrarla. I nomi delle strade raccon- tano una storia Venezia è una città unica. Non solo perché nacque e fu costruita sull'acqua. O perché la vita quo- tidiana ruota attorno ai suoi canali, alla laguna e al Mare Adriatico che lambiscono i suoi confini. Ma perché i veneziani fanno le cose in un modo tutto loro. In tutto. Il vino locale è noto come "ombra", si rema sulle barche stando in piedi e la città è stata una repubblica molto prima che il resto d'Italia si sbarazzasse di monarchie e ducati feudali. E così è con i nomi stradali. Quindi, mentre gli insegnanti d'italiano ci dicono che le parole per street e square sono strada, via e piazza, a Venezia si troveranno calle, rio terà e campo. E questo non si deve solo a dialetti diversi. I nomi delle strade veneziane raccontano la storia di come si è sviluppata Venezia. La parola calle per esempio, non vuole dire strada ma in realtà viene dal latino, callis, che sig- nifica percorso poiché le isole di Venezia originalmente erano attraversate da percorsi attraverso il terreno paludoso e fangoso. Ancora nel tardo 18° e 19° seco- lo, la maggior parte delle calli della città erano ancora non pavi- mentate ma si può dire facilmente quali siano state le prime ad essere state fatte in pietra visto che quelle ora sono chiamate sal- izade. Rio terà è allo stesso modo una combinazione suggestiva di due elementi che hanno portato al successo di Venezia. Rio vuole dire canale e terà vuol dire terra. Crea confusione, vero? Ma nel- l'autentica versione veneziana è meravigliosamente chiaro. Così, mentre le mappe urbane mostrano tanti rii o idrovie, ogni strada chiamata rio terà indica proprio quello che suggerisce il nome, un vecchio canale che è stato sepolto o è stato riempito di terra. Era una pratica usata, in parte per espan- dere la grandezza dei piccoli isolotti che hanno costituito il centro storico. Ed in alcuni luoghi si può ancora vedere la linea nella pavimentazione dove una volta c'era il lato del canale prima che il canale fosse riempito. Ma seg- nala anche una tecnica impiegata dal regime napoleonico quando fu conquistata Venezia nel 1797 poichè apparentemente l'impera- tore francese credette che quel riempire i canali avrebbe agevolato il controllo dei veneziani. Il dominio di Napoleone non durò a lungo e i canali cittadini per fortuna sopravvissero. Un altro elemento della geografia meravigliosamente misteriosa di Venezia sta nella denominazione delle sue piazze. Diversamente da altre città ital- iane, Venezia ha solamente una piazza ed è proprio quella al cen- tro della vita: Piazza San Marco. Ci sono certamente altre piazze di Decodificare la storia segreta di Venezia proprio sotto i vostri piedi grandezza simile o almeno di superficie notevole a Venezia ma nessun'altra si chiama piazza. Infatti tutte le altre sono conosciute semplicemente come campo, come erano in origine prima che fossero pavimentate nei secoli 19° e 20°. Ma Venezia non è solo terra È una città che è cresciuta gradualmente fuori dall'acqua colonizzando le isolette paludose della laguna, collegandole insieme con ponti. E così come le strade e le piazze rivelano le loro origini, così fanno anche i ponti attraverso i loro nomi. Infatti il nome di un ponte può far riferi- mento a un mondo che si perde nei ricordi e il suo nome è l'ulti- mo filo che si riallaccia alle sue origini. I ponti più famosi di Venezia sono il malinconico Ponte dei Sospiri e il maestoso Ponte di Rialto in marmo bianco. Se le leggende che li avvolgono sono affascinanti, sono i nomi dei pic- coli ponti sparpagliati dappertutto nei quartieri residenziali che offrono gli scorci più evocativi sulla vita di centinaia di anni fa. Prendiamo, per esempio, il Ponte dei Pugni. Collega Campo San Barnaba con Campo Santa Margerita, non è un grande ponte, né particolarmente bello o ricca- mente ornato da ammirare. In realtà è piuttosto comune come ponte di Venezia. Ma guardando in basso verso i piedi, mentre lo si attraversa, si può vedere qualche cosa baluginare nella luce del sole; impronte di un piede impresse nel marmo, una per ciascuno dei quattro angoli del ponte. Il ponte era usato come ring di pugilato per ospitare i combattimenti a pugni tra quartieri avversari e lo scopo era lottare o gettare l'avversario nel canale (il ponte non ha avuto una ringhiera fino a tempi molto recenti). Ma siccome le lotte divennero violente, il Consiglio proibì i combattimenti nel 1705 e così oggi l'unico ricordo che ne rimane sono le quattro impronte di marmo. Ai veneziani sembrano piacere i nomi di ponte semplici, descrit- tivi, quasi utilitaristici. Quindi il Ponte dei Bareteri, o ponte dei cappellai, era nel centro del quartiere dove commerciavano molti modisti. Il Ponte dei Lustraferi, letteralmente il ponte di chi lucida il ferro, era dove gli artigiani facevano, riparavano, levigavano le molte prore di met- allo, o ferri, che adornano il fronte di tutte le gloriose gondole di Venezia. Ed il Ponte Storto si chiama così perché attraversa il canale come una gamba di cane storta. Ma attenzione, nella tipica eccentricità veneziana ci sono almeno due Ponti Storti in quartieri vicini e non è l'unica duplicazione di nomi, così con- trollate sempre gli indirizzi una, due volte o anche tre volte prima di cercarli! Ma forse il ponte che crea il maggiore trambusto è il Ponte delle Tette. Sì, il suo nome vuole dire proprio quello che dice e indica il luogo dove molte prosti- tute di Venezia si mettevano in mostra. Non era solo un nome poetico, le signore davvero sco- privano i loro seni alla gente di passaggio. E non solo per pubbli- cizzare i loro affari. Erano obbli- gate a fare così per legge, per dimostrare che erano donne vere e non travestiti o uomini omoses- suali a cui era vietato vendersi. Venezia, ancora una volta, era pratica anche nella sua depravazione ed oggi visitatori superficiali, ridacchianti, si fanno selfie sul Ponte delle Tette, sapendo ben poco del vero groviglio legale che c'è dietro al nome provocante. Se pensate che questi nomi di ponte siano semplici anomalie, voli di fantasia o curiose singolar- ità, sareste comunque in errore. Una volta che cominciate a tradurre i nomi dei ponti com- prenderete quanto siano merav- igliosamente descrittivi, pratici ed evocativi. Dal Ponte di Cera accanto al vecchio fabbricatore di candele al Ponte dei Macellai che una volta portava al mattatoio di Rialto, dal Ponte delle Ostriche dove i pescatori vendevano il loro pescato al Ponte della Paglia dove era accatastata la paglia per letti e bestiame, tutti dipingono un ritratto vivido di una vita quotidi- ana scomparsa da tempo. Aggiungete i segnali stradali nel dialetto veneziano ancora parlato e i muri dipinti con i nomi delle chiese parrocchiali e la vecchia anima di Venezia brillerà attra- verso le folle turistiche. Così mentre molti dei vecchi luoghi che una volta ispirarono tutte queste strade, i canali e i nomi dei ponti non ci sono più, hanno chiuso o sono stati demoli- ti, le loro ombre spettrali si attar- dano o aspettano chi ha la curiosità di guardare più da vici- no. Dissotterrerete i segreti delle leggi, i comportamenti dissoluti e le persone del luogo. Sentirete echeggiare vite vissute e com- mercianti che negoziavano tesori. E avrete solo un piccolo assaggio della vecchia Venezia. Avrete bisogno di guardare appena oltre i ciondoli moderni e luccicanti e le cartoline. Siete quindi pronti per esplorare? Il vero tesoro urbano è proprio sotto i vostri piedi e aspetta solo di essere scoperto La parola calle non vuol dire strada, ma in realtà viene dal latino callis, che significa percorso poiché le isole di Venezia originalmente erano attraversate da percorsi attraverso il terreno paludoso e fangoso GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO 19

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