L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-1-2017

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GIOVEDÌ 1 GIUGNO 2017 www.italoamericano.org 27 L'Italo-Americano IN ITALIANO | Bill Cellini Jr: è ora di scoprire le vostre radici italiane! Bill Cellini Jr., esperto in alberi genealogici italiani LA COMUNITÀ DI LOS ANGELES B ill Cellini Jr. è un vero esperto in alberi genealogici italiani. Per circa trent'anni, ha tenuto semi- nari e laboratori in giro per gli Stati Uniti, per insegnare agli italo-americani come recuperare le proprie radici. Tra il 1876 ed il 1930, dei 5 milioni di emigranti che s'imbar- carono dall'Italia per gli U.S., 80% arrivavano dall'Italia Meridionale, principalmente da Calabria, Campania, Abruzzo, Molise e Sicilia. Il loro viaggio pericoloso verso una terra che prometteva un futuro migliore era motivato da necessità pura e sem- plice. Una volta sbarcati sul nuovo continente, gli italiani divennero il più grande gruppo di popo- lazione immigrata che lavorava nelle miniere. I nonni di Cellini non fecero eccezione. Nei primi anni del 1900, emigrarono dall'Abruzzo agli U.S e, per ulti- mo, finirono per lavorare come minatori in Illinois. Bill Cellini Jr. si è incaricato di dare a chiunque senta la neces- sità intellettuale ed emotiva di recuperare le proprie origini ital- iane, gli attrezzi necessari per navigare fra una valanga di reg- istri di immigrazione, elenchi di bordo delle navi, documenti ital- iani civili e di chiesa. Il prossimo ottobre, Bill terrà il suo prossimo workshop all'Istituto Culturale italiano di L.A. Segnatelo sul calendario e iscrivetevi ad una lezione che potrebbe cambiare la vostra prospettiva di vita e magari farvi scoprire parenti che non sapevate esistere. Potrebbe raccontarci di più sulla sua storia familiare? Discendo da una famiglia che, circa un secolo fa, emigrò negli Stati Uniti dall'Abruzzo. Passarono attraverso Ellis Island - come fece l'enorme maggioranza degli immigrati fino al 1954 - prima di stabilirsi in Massachusetts. Da là, loro si mossero di nuovo verso gli Stati del Midwest –e in particolare in Illinois. I miei nonni lavorarono come minatori, perché quello Stato fino alla metà degli anni Venti si basa- va molto sull'estrazione mineraria. La maggior parte del lavoro era fatta da immigrati europei, in particolare cechi, litu- ani, ungheresi e, chiaramente, italiani. Come ha trasformato il suo interesse per la genealogia in una professione? Per quanto riguarda il mio per- corso, ho studiato Storia ameri- cana all'università dove ho anche acquisito credenziali di insegna- mento per il sistema della scuola pubblica. Poi, dalla laurea sono passato a un master per insegnare storia. Considero la genealogia ital- iana una passione che ho svilup- pato, ma non come la mia profes- sione principale. È una preziosa competenza, che mi piace resti- tuire, più che altro come un'offer- ta, alla comunità italo-americana. Le lezioni che sto tenendo nelle varie sedi attraverso gli Stati Uniti, sono iniziate per il mio interesse personale nello studiare le mie radici. Quello che è inizia- to come semplici domande fatte ai miei parenti, circa trent'anni fa, si è sviluppato in molti viaggi in Italia, dove ho visitato archivi ed intervistato persone dei villaggi della mia famiglia. Ho capito come c'erano, ed ancora ci sono, molti italo-ameri- cani che semplicemente non sanno da dove partirono le loro famiglie in Italia ma hanno il desiderio di imparare. Durante il corso degli anni, ho raffinato e perfezionato una modalità per offrire la mia abilità tecnica alle persone ansiose di risalire alle loro origini dando loro gli stru- menti per cominciare una scoper- ta personale. Quali sono state le più gran- di sfide che ha incontrato nel corso dei suoi studi? Che si creda o meno, ho trova- to in Italia le maggiori sfide alle mie ricerche sul campo. Quello che mi ha impegnato è stato ottenere informazioni dalle per- sone. Se chiedete a qualcuno dei loro legami con una famiglia che porta un certo cognome in una città vicina, vi risponderanno che non ne hanno idea. Stessa cosa anche se quell'individuo vive a pochi chilometri di distanza. Come italo-americano questo è particolarmente impegnativo se stai cercando di rintracciare per- sone con lo stesso cognome che vivono in una specifica area d'Italia per connetterli, o meno, alla tua famiglia italo-americana. Ci sono motivazioni storiche a questo diffuso orgoglio locale, visto che la vita in Italia, almeno fino alla II guerra mondiale, era molto localizzata. Allora, un ital- iano cresceva, viveva, lavorava, si sposava, procreava e moriva, senza uscire mai dalla propria città natale. Negli Stati Uniti, una difficoltà che ora sta diventando più evi- dente, fa i conti con le più giovani generazioni italo-americane. Spesso, non solo non sanno da quale luogo italiano è partita la loro famiglia, ma non sanno neanche che il loro cognome è italiano. Crescendo negli Stati Uniti, all'interno di famiglie americanizzate, le generazioni successive sposano non-italiani ed il collegamento tra la famiglia e l'Italia è perso. Quale è l'aspetto più gratifi- cante del suo lavoro? L'aspetto più appagante avviene quando qualcuno, volen- do sapere da dove viene la sua famiglia, frequenta il corso e sco- pre tutto quel che ha bisogno di sapere per tornare di nuovo in Italia e trovare i suoi parenti. Talvolta, non hai nemmeno bisogno di viaggiare fuori dagli Stati Uniti. Per fare un esempio, con questa ultima sessione all'Istituto Culturale italiano a L.A.., abbiamo scoperto attraver- so i registri U.S. che un parteci- pante alla classe aveva uno zio che era emigrato negli Stati Uniti e che lui non sapeva nemmeno che esisteva. La scoperta ha anche portato alla conferma del villag- gio della famiglia in Italia. E' stato entusiasmante! Può descriverci cosa ci si può aspettare da una delle sue tipiche sessioni all'Istituto Culturale italiano di L.A.? Ai partecipanti viene mostrato come acquisire registri genealogi- ci dal municipio e dalla parroc- chia della loro famiglia e questo è importante se un italo-americano ha bisogno di rintracciare le sue origini in Italia. Mi assicuro anche che ogni partecipante capisca come richiedere adeguatamente questi registri di vita. Un'altra sfida alla genealogia italiana è rappresentata dal fatto che molti villaggi in Italia hanno nomi simili come Castel del Monte, Castelluccio, Torre del Castello, ecc. Qualche volta i partecipanti hanno il nome della città del loro antenato o solo il nome della provincia, o proprio nulla. Io faccio del mio meglio per aiutare i partecipanti ad acquisire una cognizione ele- mentare della geografia italiana e guidarli alla scoperta del comune di provenienza della loro famiglia dove possono trovare ulteriori informazioni. Potrebbe dire di più sul fenomeno degli italo-americani che cambiano il loro cognome per renderlo più pronunciabile? Attraverso i miei anni di ricer- ca sugli italo-americani negli Stati Uniti, ho trovato che molto spesso un cognome cambia attraverso una combinazione di registri. Ho notato come molto spesso gli italo-americani non cambiarono il loro cognome di proposito ma piuttosto, i datori di lavoro sbagli- avano l'ortografia dei cognomi dei loro impiegati, o i registri civili erano errati, o i registri della chiesa trascrivevano i cognomi con errori. Ho studiato attenta- mente anche i cognomi degli immigrati italiani registrati sui registri di bordo delle navi che arrivavano negli Usa e, sorpren- dentemente, la maggioranza dei cognomi è sillabata corretta- mente. Comunque, riconosco che ci sono dei casi in cui gli italiani cambiarono i loro cognomi. In quei casi, il lavoro dei genealo- gisti diventa molto difficile. Una lezione fondamentale da ricordare è cominciare sempre con quello che si sa, con le infor- mazioni più recenti disponibili negli Stati Uniti, prima di fare un viaggio in Italia. Tentare di sco- prire quando e perché loro cam- biarono i loro cognomi. In alcuni casi, è qualche cosa di totalmente fattibile. Lei tiene regolarmente un seminario alla Newberry Independent Research Library di Chicago. Lì offre lo stesso schema di lezione di quella tenuta nel seminario di L.A.? Insegno regolarmente al Newberry. Infatti, il mio prossimo seminario di due giorni sarà il 29 giugno e il 6 luglio. La configurazione è la stessa, ma adatto i seminari secondo le caratteristiche demografiche delle persone che partecipano. Per esempio, a Chicago c'è una prevalenza di famiglie italo-amer- icane di Lucca (Toscana), così come altre dalla Sicilia. Questo non per dire che non ci sono famiglie di ascendenza sicil- iana o toscana nell'area di Los Angeles, ma qui c'è più una mis- cela di italo-americani che discen- dono da diverse regioni d'Italia, in parte perché i nordamericani che vivono in California, vengono da tutte le parti degli Stati Uniti. Lei è un membro della Italian American Studies Association. Come opera? Vi riunite periodicamente? La Italian American Studies Association, la cui sede centrale è al John D. Calandra Italian American Institute di New York City, è composta principalmente da accademici che si concentrato sul tema della storia italo-ameri- cana. Gran parte dei loro studi si concentra sulla questione della cosiddetta "diaspora italiana", e particolarmente su come questo fenomeno ha interessato l'Italia come Paese. L'Associazione tiene un simposio annuale che, quest'anno, si farà all'Università della Calabria (UNICAL), Arcavacata di Rende (provincia di Cosenza, Italia) dal 15 giugno al 18, ed una conferenza annuale che si farà a Washington DC dal 2 al 4 novembre 2017. In futuro vorrei davvero offrire un appro- fondimento all'associazione.

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