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www.italoamericano.org 15 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 15 GIUGNO 2017 S a r a n n o p a s s a t i i g i o r n i della vecchia tradizione q u a n d o t u t t a l a g r a n d e famiglia andava a casa dei nonni per il pranzo della domenica, ogni domenica, ma attraverso le nostre storie quei giorni non saranno mai lontani dalla nostra coscienza. La porta d'ingresso dell'ap- partamento di Nonna e Nonno R o t o l o e r a s e m p r e a p e r t a l a domenica. L'atrio odorava di oggetti in legno da poco passati d i c e r a e a g l i o c h e f r i g g e v a nell'olio d'oliva. Andavo diritto alla cucina dove la Nonna stava in piedi di fronte alla stufa, a girare spicchi di aglio fresco in un po' di olio sfrigolante e a mescolare continuamente la sua g r a n d e p e n t o l a d i s u g o . Sollevava lo sguardo dal suo lavoro, sorrideva, si piegava per baciarmi, e poi tornava di nuovo al suo lavoro. Da lì sarei tornato al portico posteriore, nel laboratorio del Nonno dove lui faceva la sua salsiccia, essiccava i suoi pepe- roni, ed imbottigliava la sua giardiniera. Il nonno solitamente era fuori sul retro, a badare al suo giardino. Era il suo mondo dei sogni; i suoi occhi cambiava- no mentre sedeva nell'ombra e mi gridava di raccogliere basili- co e finocchio, peperoni e pomo- dori. Andavo via quando sentivo il richiamo di Nonna che era ora di grattugiare il formaggio. S u l l a t a v o l a d i f o r m i c a a f o r m a d i r e n e c ' è i l d u r o e ingiallito formaggio Romano avvolto in una carta cerata spie- gazzata. Mi inginocchio su una sedia di legno, srotolo il formag- gio e metto un pezzo staccato nella grattugia. La mia mano sinistra afferra le mollette che pigiano il formaggio nella rota- zione. La mia mano destra gira il manico. Dopo pochi giri, i fioc- c h i c o m e s c h e g g e d i u n g h i a cadono sopra la carta cerata. Presto, raggiungo un ritmo che si ferma solamente quando il m e t a l l o r a s c h i a i l m e t a l l o . Prendo un grande coltello con e n t r a m b e l e m a n i , l o s p i n g o attraverso il blocco di formaggio finché cade un altro pezzo, lo metto dentro e continuo girare la grattugia. Mi fermo quando sento il Nonno ansimare sui due piani di scale. Il nonno appare all'ingresso, i suoi polsi neri di sporco e le sue mani piene di erbe verdi che dà a sua moglie, come se fossero un mazzolino. Ritorna nel portico p o s t e r i o r e d o v e c o m i n c i a a mescolare insieme manzo maci- nato, carne di maiale e semi di finocchio con cui riempirà i capi di salsiccia. Io getto un altro pezzo nella grattugia; un fram- mento vola fuori e lo intrufolo in bocca. I fornelli cominciano a canta- r e c h e i l p a s t o è p r o n t o . Peperoni e cipolle stanno saltan- do nell'olio caldo del tegame nero. La salsa gorgoglia mentre assorbe gli ingredienti che la Nonna getta con la mano sinistra e mescola con la destra. Non misura mai pepe, sale o origano. Non guarda neanche per vedere se sta prendendo gli ingredienti giusti. Immerge appena la mano nelle borse marroni di spezie che stanno su un piccolo tavolo s m a l t a t o v i c i n o a i f o r n e l l i . Anche se diventasse cieca pro- babilmente potrebbe continuare a cucinare senza che cambi il gusto dei suoi piatti. La nonna lascia il cucchiaio di legno nella salsa per afferrare la salsiccia. Lascia cadere i capi nella grande e annerita casseruo- la in ferro colato col manico lungo, e alza il calore sotto il sugo. Fa il segno della croce e guarda il ritratto della Madonna appeso sulla stufa. Il vetro sul ritratto è chiazzato di rosso ed oro per il sugo e l'olio, e la Madonna sembra sudare sangue. Il soggiorno si riempie di f a m i g l i a . P r e s t o l a c u c i n a è riempita di zii, zie e cugini che si baciano, gridano e si abbrac- ciano l'un l'altro. Gli uomini non siedono in cucina nei pomeriggi della domenica, così dopo l'a- verla salutata vanno in soggior- no a condividere le storie delle loro imprese settimanali. La nonna governava la cuci- na esercitando la sua volontà attraverso i poteri culinari che controllavano l'appetito di cia- scuno, creando e soddisfacendo tutti i nostri desideri gustativi. Gli uomini possono guadagnare denaro, diceva, ma non possono preparare da mangiare. E aveva ragione. Lei mi permetteva di stare solo il tempo necessario per grattugiare il formaggio, poi mi allontanava ma io mi prendevo il mio tempo, perché preferivo guardare il suo cibo prendere vita, invece di giocare nel retro con i bambini, o sedere ad ascol- tare gli uomini raccontarsi storie nel salotto. Dirette dalla Nonna, le donne p o s a v a n o l ' i m b o t t i t u r a s u l l a grande tavola di quercia, stende- vano la tovaglia di merletto e in cima posizionavano pile di piatti con stampe floreali ed argente- ria. Si affrettano dentro e fuori dalla cucina, portando grembiuli fiorati che una volta erano stati regali per la Nonna. Tutti sono tinti di rosso e in vari stati di uso. Il pezzo di formaggio rag- giunge i miei polsi e so che con p o c h e g i r a t e a v r ò f i n i t o . L a N o n n a g r i d a : " F a i i n f r e t t a . Mangiamo tra poco." Velocizzo la grattugia e con ambo le mani bilancio i fiocchi sulla carta di cera che viene presentata per la sua ispezione. Lei fa cenno col capo ed io faccio scivolare il for- maggio dalla carta in una ciotola di ceramica blu, lecco i palmi delle mani e picchietto legger- mente le mie dita. Asciugo le mani sui miei pan- taloni e vado in soggiorno per associarmi agli altri nell'attesa. Oltrepasso zie che si affrettano nell'atrio stretto. Una è nella camera da letto che si apre nel soggiorno, che prepara il tavoli- no pieghevole per i bambini. Altre stanno mettendo la grossa ciotola di insalata in legno, salie- ra e pepiera, caraffe di vino, vas- soi con finocchi attorno a intin- goli di olio, pepe e sale, cestini di pane sopra la tavola già piena dove mangeranno gli adulti. Io mi siedo sul divano coperto di plastica. Il soggiorno è pieno di zii che Preparando il pranzo della domenica bevono birra. I bambini si sono raggruppati in un'altra camera da letto e giocano con i vecchi gio- cattoli dei loro genitori: blocchi di legno, soldati di metallo e bambole di pezza imbottite di cotone, senza volto. "Portami un'altra birra", chie- de uno zio. Ritorno in cucina a vedere il fornello coperto di vapore che esce fuori da due grandi pentole che cuociono più di cinque lib- bre di pasta. Sbircio nella pento- la di sugo. Le ossa del collo e le salsicce più pesanti sono andate giù sul fondo e le polpette di carne galleggiano sulla superfi- cie. Zio Carmen arriva e tuffa le sue dita nel rosso bollente, strap- pando una polpetta di carne col pollice e l'indice. Infila poi la polpetta di carne intera in bocca e torna di nuovo in soggiorno. La sua camicia bianca ha una goccia che è scivolata dalla lin- gua. Quando la mia mano arriva all'orlo della stessa pentola, la Nonna emerge dalla dispensa, facendo rimbalzare un colino contro la mia testa, non "fare il maiale. Ora andiamo a mangia- re. Tieni questo sopra il lavandi- no. La pasta è pronta." "La porta d'ingresso dell'appartamento di Nonna e Nonno Rotolo era sempre aperta la domenica." LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA