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GIOVEDÌ 15 GIUGNO 2017 www.italoamericano.org 42 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | NOTIZIE SPORTIVE CALCIO MOTORI ALTRI SPORT STEFANO CARNEVALI L a Serie B 2016/17 va in archivio con verdetti di promozione piuttosto sor- prendenti. S e il ritorno del Verona in Serie A era abbastanza prevedibile - ma è comunque stato più che sudato -, altrettanto non si può dire del 'doppio salto' compiuto da Spal e Benevento che, in due anni, passano dalla Lega Pro alla massima divisione. I Biancoazzurri di Ferrara ritro- vano la Serie A dopo 49 anni, per i campani, invece, sarà esor- dio assoluto (diverranno la 67ª squadra a giocare la Serie A). SPAL: TRIONFO INASPET- TATO. Dopo 'l'epoca d'oro' degli anni '50 e '60, in cui era un habitué della Serie A, la Spal ha conosciuto l'inferno della Serie C2, due fallimenti e ben tre rifondazioni. I Biancoazzurri mancavano dalla Serie B dal 1993: impossibile, a inizio tor- neo, prevedere non solo la pro- mozione diretta, ma anche la vit- toria del campionato. L'obiettivo iniziale, più o meno dichiarato, non poteva che essere la salvezza. Anzi: i primi passi in Serie B (5 punti in 6 par- tite), avevano spaventato anche i più ottimisti. E invece - complice il complessivo equilibrio del tor- neo - gli uomini di Leonardo Obiettivo Serie A raggiunto per Verona (con fatica), Benevento (esordio assoluto) e Spal (a sorpresa) S emplici, a no vembre, s ono entrati tra le prime 5 e non ne sono più usciti. La svolta in marzo: il 4-1 in casa del Carpi significa primato. L'alta classifi- ca, però, dà le vertigini e i 'Cerbiatti' perdono con Frosinone e Avellino. Semplici non perde il controllo del gruppo e, per 7 partite (5 vittorie), i F errares i non perdono più. L'ottavo match è il ko di Terni che però, grazie ai risultati sugli altri campi, vale comunque la promozione. Il segreto del dop- pio salto della Spal? La confer- ma del s orprendente gruppo della Lega Pro, completato da innes ti di qualità s uperiore, senza salassi economici (terz'ul- timo budget del torneo): S chiattarella, A ntenucci, Floccari e Meret hanno fatto la differenza. V ERO N A : S O LLIEV O DOPO LA TEMPESTA. Dopo l'ultimo pos to dello s cors o Campionato di Serie A - caratte- rizzato da infortuni ed errori imprevedibili - l'Hellas Verona centra un'immediata promozione e torna nella massima Serie dopo solo un'annata di 'Purgatorio'. Gli Scaligeri erano stati costruiti per dominare il torneo ma, a dispetto di un ottimo avvio, il loro percorso è stato tutt'altro che lineare e semplice. Affidato a Fabio Pecchia, il Verona è ripartito da Pazzini e Romulo e dagli indovinati acquis ti di Bessa, Fossati, Franco Zuculini e Nicolas. Però, dopo 7 vittorie in 10 giornate (caratterizzate dai gol a raffica di Capitan Pazzini, capace di mettere a segno addi- rittura 3 doppiette consecutive), qualcosa si è rotto. Il mercato di riparazione è stato condotto al risparmio e la rosa ha cominciato a denunciare qualche limite. Il Verona ha sempre cercato di giocare un calcio propositivo e di qualità. Ergo: dispendioso. Quando gli Scaligeri non sono stati in grado di 'fare il proprio gioco' tecnico, i risultati sono cominciati a scarseggiare. Il durissimo e lunghissimo Campionato di Serie B, via via, ha presentato il conto e, quella che doveva essere una marcia trionfale, si è trasformata in un percorso irto di ostacoli e pieno di pause. Alla fine, nonostante tutto, il lieto fine, garantito dalla qualità e dalla forza d'urto di un S embrava - lo abbiamo detto anche da queste pagine - che per la Juventus fosse finalmente arrivato il momento di alzare al cielo la 'Coppa dalle grandi orecchie': la finale di Cardiff vedeva i Bianconeri avere tante possibilità contro un Real Madrid che - pur restando quali- tativamente superiore - dava la sensazione di non essere solido e concreto per superare la 'spietata' Maginot bianconera. Il campo, invece, ha ribaltato ogni previsio- ne: dopo un primo tempo piutto- sto equilibrato, il Madrid ha dila- gato, trionfando per 4-1 e otte- nendo la sua 12° Coppa dei Campioni. POCA FORTUNA. Sgombriamo il campo da ogni dubbio: la Juventus non è stata molto fortunata, perché due dei 4 gol sono conseguenza di altret- tante deviazioni che hanno reso le conclusioni spagnole imprendibi- li per l'incolpevole Buffon. Detto questo, va rilevato come, dopo 45' piuttosto equilibrati, la squa- dra bianconera sia letteralmente uscita dalla partita, venendo meritatamente sconfitta. In un solo tempo - il secondo - i Bianconeri hanno subito lo stes- so numero di reti (3), incassate in tutto il torneo. Merito della forza del Madrid, certo, ma soprattutto di un crollo totale della Juventus. Crollo che, per essere così frago- roso, ha evidentemente più cause. POCA ACCORTEZZA. Il primo motivo è tattico. Allegri ha riproposto il 4-2-3-1 che ha con- traddistinto tutta la seconda parte della stagione, schierando Barzagli come terzino destro e Alves (invece di Cuadrado) come ala. La corsia destra è così risul- tata un'inutile trincea: Barzagli ha trascorso tanti minuti senza avere un avversario diretto (Ronaldo giocava molto centrale, idem Isco) e non aveva la gamba per supportare le avanzate di un Dani Alves che - da solo - non ha potuto mai sfondare. L'ingresso di Cuadrado sull'1-3 non è servi- to a nulla. Troppo fragile la mediana: proporre due soli interpreti La Juve perde la sua 7° finale di Champions su 9 conquistate attacco secondo solo a quello della Spal quanto a prolificità. BEN EV EN TO : LA S O R- PRESA PIÙ CLAMOROSA. Il Benevento ha compiuto il 'dop- pio salto' dalla Lega Pro alla Serie A. Per i campani si tratterà dell'esordio assoluto in massima serie e - Juventus a parte - non era mai accaduto che una squa- dra, alla prima volta in Serie B, centrasse subito la promozione. Il cammino è stato il più sof- ferto: gli uomini di M arco Baroni sono passati per i prelimi- nari dei playoff, prima di trionfa- re nella doppia finale contro il Carpi (e anche questo 'percorso completo' è una prima volta sto- rica). E dire che il Benevento vantava anni di delusioni in post- season: ben 12 i Playoff falliti in tante stagioni di Lega Pro. Alla base di questa cavalcata, l'idea di calcio molto spregiudicato di Baroni (divenuto un po' più pru- dente solo nel finale di stagione) che, puntando forte sui tanti gio- vani in prestito, ha messo insie- me una squadra rapida e spetta- colare. Nonostante qualche fatica di troppo in termini realizzativi, i Giallorossi hanno potuto contare sull'esplosione del 'vecchio' Ceravolo, oltre che sulle tante 'stelline' arrivate in prestito: Cragno, Venuti, Chibsah, Falco e Puscas (autore dello storico gol- promozione). (Khedira e Pjanic), uno dei quali tutt'altro che difensivo (il Bosniaco) ha significato dare troppo spazio al palleggio del trio Modric-Casemiro-Kroos. Quando Mandzukic ha smesso di rincor- rere, quando Dybala ha dimostra- to di non saper pressare, il Madrid è andato in controllo tota- le. POCA BENZINA. Ha impres- sionato anche un repentino crollo fisico della Juventus. In tanti hanno puntato il dito sul ridotto turnover che Allegri ha praticato nelle settimane prima della Finale, altri hanno rilevato la complessiva mancanza di alterna- tive ai principali titolari della Juventus. Certo, si tratta di ele- menti da considerare, ma la sen- sazione principale è che le gambe dei Bianconeri si siano fermate quando la loro testa ha comincia- to a mandare segnali di smarri- mento e disperazione. POCA SICUREZZA. Il vero 'gap' tra Madrid è Juventus è fondamentalmente nell'abitudine a giocare gare importantissime e senza ritorno. I Bianconeri sono una squadra fortissima che domi- na da anni il Campionato italiano (un torneo lungo, che consente tante possibilità di recupero e su cui si può spesso incidere anche lontano dal campo, con organiz- zazione, influenza mediatica e quant'altro). Ma quanti dei gioca- tori di Allegri hanno giocato (e vinto) finali secche, in ambito internazionale? Pochissimi. Per il Madrid, invece, la Finale rappresenta un habitat vis- suto e rivissuto. I suoi giocatori, abituati al clima e alla pressione di partite del genere, sanno per- fettamente come gestire energie ed emozioni e come rispondere agli episodi imprevedibili che possono sempre capitare. Il gol di Mandzukic - tanto bello quanto rocambolesco - è arrivato solo 7 minuti dopo il vantaggio firmato da Ronaldo, ma non ha scosso minimamente il Madrid, che ha proseguito con il proprio piano tattico. L'1-2 che la Juve ha subito tra il 61' e il 64' è invece risultato letale. Merita un commento la presta- zione di Higuain e Dybala - le stelle a cui i Bianconeri si aggrappavano maggiormente -: il 'Pipita' si è dimostrato una volta di più un calciatore umorale, che sui grandissimi palcoscenici spes- so si inceppa. La 'Joya', invece, è acerbo per essere il trascinatore di una squadra in difficoltà, in momenti così delicati. La Juventus, così, perde la sua settima finale di Champions su nove disputate. STEFANO CARNEVALI Real Madrid-Juve è finita 4-1 L'allenatore del Benevento Marco Baroni