Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel
Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/853786
www.italoamericano.org 11 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 27 LUGLIO 2017 C 'è stato un tempo in cui la penisola italiana doveva ancora diventare la "culla della civiltà occidentale", un'era lontana in cui la cultura romana e anche quella etrusca non esisteva- no affatto. Ma anche in quei gior- ni lontani, la terra che ora chia- miamo Italia aveva già iniziato a formarsi. Scaviamo più in profon- dità nella vita e nella cultura dei suoi popoli preistorici visitando i resti della cosiddetta Terramare, una serie di misteriosi e antichi villaggi nell'odierna Emilia- Romagna che ci porteranno indie- tro all'età del bronzo. Il nome terramara (plurale: terramare) deriva dal dialetto emiliano "terra marna", cioè "terra grassa e morbida", un chia- ro riferimento alla fertilità del suolo locale. In origine, però, questo termine era destinato a designare un particolare tipo di "piccole colline" (da 2 a 5 metri di altezza) che si erano formate dall'accumulo secolare di scuri cumuli di insediamento. Tali cumuli di fertile terra nera erano abbastanza diffusi in questa zona della Valle del Po fino al tardo XIX secolo, epoca in cui la mag- gior parte di loro è stata distrutta per vendere il suolo come fertiliz- zante. È proprio a causa di questa attività mineraria che i villaggi dell'età del bronzo della regione Emilia sono stati scoperti. Infatti, il recupero di numerosi manufatti provenienti dai cumuli di terramare nelle province di Ferrara, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza suscitarono la curiosità di alcuni studiosi che sospettarono che le "piccole colline" potessero essere antichi siti di sepoltura o anche altari sacrificali: come divenne chiaro nel 1860 con la scoperta degli insediamenti di coloni a Castione Marchesi (Parma), que- sti erano in realtà i resti di veri e propri villaggi preistorici risalenti al periodo 1650-1150 A.C. Così, gli insediamenti dell'e- poca del bronzo della Valle del Po cominciarono a essere cono- sciuti come Terramare, mentre la civiltà che era nata da loro fu chiamata terramaricola. Nel corso dell'ultimo secolo e mezzo, più di cento siti archeologici di questo periodo sono venuti alla luce non solo in Emilia, ma anche nella bassa Lombardia e in Veneto (per esempio, vicino a Verona, Mantova e Cremona): non dimentichiamo, dopo tutto, che un numero considerevole di quasi 200 mila persone si ritiene abbia- no abitato la zona all'apice della civiltà delle Terramare, dimo- strando che quella fu davvero una civiltà ricca e ben sviluppata per quei tempi. Anche se nella maggior parte dei casi non è rimasto molto di questi villaggi, una volta che i reperti trovati sono stati raccolti e sistemati nei musei locali, la natura di questi elementi - insie- me allo straordinario esempio dato da alcuni dei siti meglio conservati, come quelli a Castellazzo di Fontanellato (Parma), Montata dell'Orto (Piacenza), e, soprattutto, Montale Rangone (Modena) - ci ha detto molto della struttura fisi- ca di questi insediamenti, così come della effetiva società di Terramare. A giudicare dai tanti coltelli, asce e frecce di bronzo trovati nelle Terramare, sembra che i guerrieri abbiano svolto un ruolo chiave nella vita della comunità. Il villaggio stesso - una serie di case allineate su un terreno ret- tangolare - era quasi sempre cir- condato da argini, fossato e paliz- zata di legno, in modo da evitare i nemici, le inondazioni e le bestie selvatiche. Allo stesso tempo, però, il fosso era sicura- mente strumentale come riserva idrica per la coltivazione e l'alle- vamento, mentre il recupero di varie schegge, di utensili e con- chiglie nella zona testimonia anche la grande importanza del commercio, della metallurgia e dell'artigianato per queste antiche genti. Oggi è facile capire come una società così ordinata e complessa debba essersi stata basata su un'attenta pianificazione, oltre che sul lavoro di gruppo e sulla partecipazione al fine di prospe- rare. Tuttavia, continua ad essere molto istruttivo per noi visitare quelle Terramare emiliane che sono state recentemente trasfor- mate in musei all'aperto e parchi archeologici. La più famosa è probabilmente la suddetta Terramara di Montale vicino a Modena, la cui area di scavo – che ancora rivela tracce del fossa- to e delle originali opere di sterro - è stata arricchita con una fedele ricostruzione delle reali fortifica- zioni, della porta e delle abitazio- ni del villaggio primitivo. Il parco inoltre organizza diverse attività per il pubblico, come visi- te per bambini, workshop, giochi di squadra e dimostrazioni degli antichi artigianati del popolo Terramare. Sono state intraprese iniziative analoghe per promuovere il Terramara di Anzola (Bologna), il Terramara di Pilastri (Ferrara) e il Terramara Santa Rosa di Poviglio (Reggio Emilia), che contribuiscono tutte, ciascuna a modo suo, alla nostra compren- sione dell'Italia preistorica. Alla fine, però, nessuno di questi siti ha ancora fornito una chiara risposta alla domanda più contro- versa su questa misteriosa civiltà avanzata: perché la Terramare cominciò bruscamente a crollare intorno all'anno 1200 A.C? Perché l'Emilia è rimasta disabi- tata per più di 400 anni, finché gli Etruschi non si sono stabiliti nella regione? La lezione ancora da imparare è che probabilmente è accaduto a causa della sovrappo- polazione, dello sfruttamento e del cambiamento climatico: un chiaro avvertimento per i nostri tempi. Il Parco archeologico delle Terramare di Montale L'Emilia al tempo delle Ter ramare: un'occhiata all'Italia preistorica Il Parco e il Museo all'aperto sono stati portati a termine nell'ambito del più vasto progetto "Archaeolive", sostenuto dalla Unione Europea HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA RADICI