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GIOVEDÌ 10 AGOSTO 2017 www.italoamericano.org 27 L'Italo-Americano IN ITALIANO | Tutti pazzi per il Rosolio L P er secoli il Rosolio ha goduto di popolarità in Piemonte e in Sicilia, bevu- to dai padroni di casa e dai loro ospiti in occasioni speciali per esprimere e augurare buona fortu- na. È un liquore floreale che in passato è stato spesso usato come base per altre bevande alcoliche, ma quest'anno sta godendo di un picco di popolarità di per sè e i baristi di tutta Europa sono impazziti per il suo unico sapore floreale. Ecco cosa c'è da sapere e come berlo. Cos'è il Rosolio? La prima citazione conosciuta del Rosolio in letteratura risale al 1796 secondo il dizionario Merriam-Webster, ma probabil- mente risale ancora più indietro in quanto i cordiali distillati, o liquori, erano usati come medici- nali tonici sin dalla fine del 1400. Utilizzati originariamente come medicinali alcolici, i cor- diali del tardo 15° secolo erano prescritti in piccole dosi per riani- mare animi afflitti, rivitalizzare il cuore e anche come afrodisiaci, rinvigorendo parti del corpo che altri farmaci non potevano aiutare. Ma i bevitori presto scoprirono un ulteriore vantaggio di questi farmaci, bevendo sempre più liquori per le loro proprietà intossicanti piuttosto che i loro benefici puramente terapeutici. E nel 1700 erano sempre più ubri- achi per piacere, non solo per il sollievo dal dolore. Le origini del Rosolio, o Ros Solis che significa la "rugiada del sole" in latino, come era chiamato in origine, sono nebulose ma molti suggeriscono che fosse stato inizialmente distillato nella Torino rinascimentale dalla pianta italiana Drosera, la Drosera rotun- difolia. L'infusione alcolica era ottenuta dai petali freschi della pianta insettivora di palude insieme a zucchero, acqua, bac- celli di vaniglia e spirito grezzo. Si pensa che la ricetta originaria includesse anche spezie come il cubebe (Piper cubeba), la galanga e i grani del paradiso (entrambi della famiglia dello zenzero), che apportavano proprietà stimolanti di sapore afrodisiaco. Non c'è da meravigliarsi allora che il medico empirico inglese e scrittore di tomi medici, William Salmon, descrivesse il Rosolio come una bevanda di Drosera giallo oro che "sprona la felicità" in coloro che la bevono. E il liquore non era apprezzato solo nell'Italia di quel tempo. Aveva già attraversato il Canale Inglese per passare in Gran Bretagna, dove il Rosolio era servito ai tavoli dei grandi banchetti per mandare giù altri cibi licenziosi, compresi i confet- tini o i dolci di zucchero profu- mati fatti di zucchero, muschio, zibetto, ambra grigia e giaggiolo bianco. William Shakespeare li menziona nella sua opera "Le allegre comari di Windsor" quan- do Falstaff esclama: "Lasciate che il cielo faccia piovere confettini". Poiché la distillazione e il con- sumo del Rosolio come bevanda ricreativa sono progressivamente aumentate, così sono cresciute anche le variazioni sulla ricetta. Solitamente, i piccoli produttori distillavano i liquori di Rosolio localmente nei conventi, nei monasteri e nelle case così che i metodi e i sapori dipendevano fortemente dai fiori che cresce- vano nei chiostri, nei giardini e nei prati nelle vicinanze. E dove la Drosera non era disponibile, i distillatori casalinghi comincia- rono a sostituirla con altre piante botaniche, soprattutto quelle in abbondanza nella zona. Da rosa a lavanda, dal fiore d'arancio alla cannella o dal limone al finoc- chio, questo delizioso liquore, nel corso degli anni, è arrivato ad avere sapori molti diversi per molti italiani da nord a sud. E con un contenuto alcolico che andava dal 20 al 30%, la bevanda finale ha avuto un buon lancio. Nel corso dei decenni il piacere per i liquori è cresciuto e il Rosolio si è diversificato insieme al suo sapore. È diventato popolare sia nelle feste di paese sia nelle corti reali per accompa- gnare battesimi, matrimoni e occasioni reali. Nel suo Manuali Hoepli Liquorista, istruzioni per i produt- tori di liquori, del 1921, Italo Ghersi, un rispettato matematico e un abile giocatore di scacchi, ha catalogato oltre 2000 differenti liquori italiani (da non confondere con il termine americano per gli spiriti). Tra questi, Ghersi ha elen- cato 55 diverse varianti per la sola ricetta del Rosolio, più di ogni altra categoria del libro. Tuttavia, sebbene esistessero dozzine di varianti, a metà del 1800, la popo- larità del Rosolio calò, confinata nel retro dell'armadietto delle bevande reali, a causa del passag- gio su vasta scala, sia da parte della corte reale sia della gente comune, al vermouth, un'altra mistura di Torino. Ma la storia della bevanda popolare non finisce qui. Il recente successo di Aperol Spritz, che oltrepassa i confini per sbarcare nei bar europei, ha aperto la strada ad altri aperitivi italiani come il Rosolio, per un suo ritorno, sia nel suo Paese d'origine che in uno spazio più ampio. I distillatori contemporanei stanno riesumando e rivitalizzando le antiche ricette della nonna portan- do la bevanda domestica al menù dei contemporanei cocktail urbani. Ma se vengono introdotti ad un nuovo pubblico i toni dolci, floreali e agrumati del Rosolio, come lo dovremmo bere? Come servire il Rosolio I baristi esigenti sono sempre alla ricerca di svolte nuove per le vecchie bevande, specialmente quelle con una storia, ma con il Rosolio hanno una gamma flore- ale completa con cui lavorare. E a differenza di Aperol, che ha un riconoscibile forte sapore di aran- cia amara, i Rosoli appena lanciati hanno i loro bouquet specifici. Per esempio, per il Rosolio di Bergamotto in bottiglia verde medicinale, l'iniziale asprezza d'agrume apre la via a una nota di lavanda più dolce e, termina con un sapore di bergamotto amaro che lo rende l'accompagnamento perfetto per il prosecco. Il distilla- tore e barista di livello mondiale Giuseppe Gallo raccomanda un mix 50:50 del suo Rosolio, basato su una vecchia ricetta di sua nonna, con un buon prosecco guarnito con 3 olive verdi rotonde per aggiungere sapidità e tagliare le aperture floreali. Nel frattempo a Londra Thierry Brocher del Sanderson's bars utilizza la sua esperienza quindicennale nel settore per combinare Rosolio con gin e vodka, per aggiungere un tocco italiano ad alcuni cocktail classici. Perché non provare il suo Spritz infuso con rosolio, gin & tonic e vodka utilizzando il liquore per dare una resa agrumata? Si dice che il Rosolio lavori bene anche in un Martini offrendo un'altra tentazione dissetante per rinfres- care le lunghe serate estive, o per- ché non ve lo godete in un piccolo bicchierino da liquore di vetro colorato come avrebbero fatto in passato nel suo periodo d'oro? Le opzioni sono infinite. Così, la prossima volta che siete in cerca di ispirazione al bar perché non chiedete Rosolio al vostro barista? La sua alchimia rinascimentale elabora i delicati fiori dei giardini e dei prati italiani in un liquore dorato e profumato adatto ad un re. E se lo bevete direttamente per godere dei suoi complessi strati dal fascino botan- ico o lo mescolate con altre bevande alcoliche per tirare fuori i suoi aromi, è capace di far scivolare la conversazione. Cin Cin! SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TRADIZIONI Nel suo Manuali Hoepli Liquorista, istruzioni per i produttori di liquori, del 1921, Italo Ghersi, un rispettato matematico e un abile giocatore di scacchi, ha catalogato oltre 2000 differenti liquori italiani Le origini del Rosolio, o Ros Solis che significa la "rugiada del sole" in latino, come era chiamato in origine, sono nebulose ma molti suggeriscono che fosse stato inizialmente distillato nella Torino rinascimentale dalla pianta italiana Drosera, la Drosera rotundifolia