L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-24-2017

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www.italoamericano.org 21 GIOVEDÌ AGOSTO 24 2017 L'Italo-Americano IN ITALIANO | " Le parole sono pietre" di Carlo Levi è un classico non riconosciuto nel genere dei libri di viaggio. Ma questo non è un libro di viaggio per il turista che cerca cose da vedere. Levi offre una storia siciliana di altro tipo. Le sue impressioni sulla Sicilia, anche se il libro è ambi- entato nel periodo postbellico, ci informano sul perché così tanti siciliani hanno lasciato i loro vil- laggi per l'America all'inizio del Ventesimo secolo. Nato a Torino, Levi (1902- 1975) era medico di mestiere, ma divenne un noto pittore e scrit- tore. All'inizio degli anni Trenta, a causa delle sue attività antifas- ciste, fu esiliato per un anno da Mussolini in un villaggio della Basilicata (Lucania). Ha registra- to la sua esperienza nella sua opera, ora un classico, "Cristo si è fermato a Eboli", nel 1963 e nel 1968 è stato eletto al Senato ital- iano. Apre il suo primo saggio descrivendo un incidente, curioso ma rivelatore, nel villaggio di Isnello, vicino a Palermo. All'ingresso del villaggio incon- tra una Pontiac e dentro c'è Vincent Impellitteri, al tempo sindaco di New York City, 1950- 53. Il sindaco Impellitteri è torna- to trionfalmente nel suo paese natale: il figlio prodigo di succes- so che era partito appena nato e aveva raggiunto il sogno ameri- cano. Il sindaco è assaltato dagli abitanti del villaggio. È l'incar- nazione vivente della mitologica America. I giovani toccano la sua auto, come fanno con le statue dei santi nella loro chiesa del vil- laggio, con la speranza che l'auto americana possa portare loro la stessa buona fortuna per viaggia- re un giorno verso la mitica America e avere successo come il sindaco. Anche se Levi non lo dice, nella loro adorazione del sindaco, i giovani del villaggio inavvertitamente rivelano quella che per loro è una triste verità: quel successo è qualcosa che si trova al di fuori dei confini del loro paese natale. Quando lascia Isnello, si trasferisce a Lercara, il sito delle infami miniere di zolfo della Sicilia. I lavoratori, tra cui donne e bambini, lavorano sotto il salario minimo e in "condizioni di lavoro pazzesche". Anche se c'è uno sciopero in corso, è chiaro che niente cambierà per i lavoratori. Il caposquadra con cui cerca di parlare è intransigente. Levi scrive che l'intera scena è un'esperienza uscita da un altro periodo storico molto più primiti- vo. Al mattino, all'ombra del monte Etna, attraversa "la terra del duca e i ricordi di De Felice". Levi allude alla dura repressione da parte del governo del Nord Italia della rivolta contadina del 1891, quando cercarono di for- mare un sindacato dei lavoratori sotto la guida di Giuseppe De Felice (1859 -1920). Attraversa anche il castello feudale del barone Spitalieri, che possedeva grandi appezzamenti di terra e poi il famoso Ducato di Bronte, di proprietà di Horatio Nelson. Queste immense proprietà furono anche l'ubicazione delle rivolte contadine e della brutale repres- sione del generale garibaldino Nino Bixio (1827-73). Lungo la strada, egli evoca anche la Sicilia mitologica, i Ciclopi che vive- vano nelle viscere del monte Etna e le pietre bianche del mare che Polifemo gettò contro Ulisse durante la sua intelligente fuga. Come i flussi di lava dell'Etna, che si sono sovrapposti uno sull'altro per milioni di anni, la storia, la politica, il mito, strati- ficano la storia siciliana. Levi interrompe bruscamente la trage- dia ancora evidente all'osserva- tore: "Il Ducato di Bronte può essere considerato come un esem- pio (come le miniere di Lercara Friddi) dell'anacronismo storico più assurdo, la sopravvivenza ostinata di un mondo feudale per- sistente e i tentativi scoraggianti dei contadini di vivere come uomini". Più tardi, nel comune di Aci Trezza, onora il grande romanziere siciliano Giovanni Verga che, nella casa del nespolo, ha dato voce a contadini altrimen- ti senza voce: "La visione di Verga era interna al suo mondo; si è identificato nella visione del pescatore, delle donne chiac- chierone, del nonno, della figlia, che condividevano tutti un desti- no paziente, oscuro". Da Aci Trezza si reca a Palermo, Monreale, Trapani e Erice. A Monreale, lui e un amico discutono di mafia, che non è amica di nessuno, tranne dei pro- pri partner criminali, laici e reli- giosi. La tappa successiva di Levi è il borgo costiero di Trappeto, sede di Danilo Dolci (1924- 1972). Dolci è diventato famoso Monreale, Sicilia. © Jozef Sedmak | Dreamstime Aci Trezza, Sicilia © Izanbar | Dreamstime Le parole sono pietre: impressioni dalla Sicilia di Carlo Levi, Trad. di Antony Shugaar Londra: Hesperus Press, 1955 in tutto il mondo per la sua difesa della povera classe operaia e per la sua opposizione alla mafia, che ha minacciato la sua vita. Levi descrive la povertà di Trappeto: "La malattia, l'analfabetismo mentale, il crimine e la prosti- tuzione", i risultati de "gli effetti omicidi di una vecchia povertà", perpetuati dagli eredi dei propri- etari di terra feudali e, natural- mente, dai loro partner nella criminalità, la mafia. In una dis- cussione a Bagheria con un gio- vane principe, senza compren- dere le sue parole, il principe riv- ela come per secoli i nobili aris- tocratici abbiano chiuso gli occhi sulla situazione dei contadini che li circondano. A Sciara, a sud di Palermo, intervista amici dell'assassinato, Salvatore Carnevale. Trova una "città disperatamente povera", un "villaggio feudale" imprigionato in quella stessa povertà implaca- bile. Quando i contadini sotto la guida di Carnevale hanno ottenu- to una vittoria temporanea nei confronti dei proprietari di terra e della mafia, la mafia lo ha assas- sinato e ha lasciato il suo marchio distintivo: "colpi sparati in volto, per sfigurare il cadavere, in segno di disprezzo: il giorno dopo quar- anta polli sono stati rubati per il banchetto tradizionale". Ha fun- zionato: la città è stata terrorizza- ta. Nessuno, nemmeno i suoi amici o sostenitori, ha fatto visita al corpo di Carnevale nell'obito- rio. Mentre si allontana dalla Sicilia, lascia dietro di sé i sacri- fici di uomini come Dolci e Carnevale e il male, "l'architet- tura labirintica della mafia", come scrive Levi nel paragrafo finale. "La Sicilia si muove come tutto il sud d'Italia, si muove, ma nei suoi modi particolari". Ha la speranza che la Sicilia "acquisis- ca coraggiosamente una con- sapevolezza della propria esisten- za". Levi aveva ragione. Nelle mie visite in Sicilia negli ultimi quar- ant'anni ho notato che è cambiata in meglio, in particolare Bivona e Poggioreale, dove nacquero i miei nonni. I monumenti storici di Bivona sono stati perfetta- mente restaurati nel corso degli anni. E Poggioreale nuova è orgogliosa dei ruderi della storica Poggioreale vecchia, distrutta dal terremoto del 1968 e inabitabile, ma ancora in piedi come un Ultimo giorno a Pompei cinque chilometri a nord. Il senso d'identità storica da parte degli abitanti è fonte del loro orgoglio. Come ha recente- mente scritto Pino Aprile in Il Sud Puzza, "Sta succedendo qualcosa giù a Sud; Succede ovunque e tutto insieme. Ed è qualcosa di buono ". L'ultimo libro di Ken Scambray è Queen Calafia's Paradise: California and the Italian American Novel. CULTURA ARTE LIBRI PERSONAGGI

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