Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel
Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/871814
GIOVEDÌ 7 SETTEMBRE 2017 www.italoamericano.org 25 L'Italo-Americano IN ITALIANO | I l mio viaggio era iniziato in Europa settentrionale e quan- to più mi avvicinavo all'Italia, tanto più diventavo emotivo. In Danimarca e Svezia avevo fatto nuovi amici la cui padronanza dell'inglese mi aveva fatto sen- tire come se non avessi mai las- ciato casa. Ma dopo due setti- mane ero pronto a parlare ital- iano. Fu a Venezia che usai per la prima volta il mio italiano. Quando l'impiegato dell'albergo economico mi chiese quale lin- gua parlassi, mi sentii perso. "Italiano", risposi. Scosse la testa: "Preferisce parlare Inglese?". Ero venuto in Italia perché pensavo di essere italiano, e ital- iano era quel che volevo parlare, ma quando ciò fallì mi resi conto che ero più americano di quanto pensassi. Sul treno da Venezia a Bari cominciai a sentirmi confuso. Mi chiedevo continuamente: "Cosa succede se la mia famiglia non mi riconosce? Non hanno foto, e se non mi capiscono? Ho studia- to s olo tre mes i l' italiano e Venezia mi ha dimostrato che posso capirlo, ma che non lo parlo bene". Scesi dal treno a Bari per vedere palme. Il nonno non le aveva mai citate in nessuna delle sue storie, quindi mi chiesi se fossi al posto giusto. Trovai una cabina telefonica, ma non sapevo come usarla. Trascorse un'ora prima di capire cosa fossero i " gettoni" e dove comprarli. Lasciai cadere i dischi metallici scanalati e composi il numero. "Pronto". Pronto per cosa? Non avevo mai sentito dire a nessuno quella parola al telefono! Tutto quello che potevo dire fu " S ono Frederico. Arrivo!" C'è voluto un po' di tempo per capire che ero ancora lontano da Castellana Grotte. Avevo bisogno di un altro treno per arrivarci. In treno da Bari a Castellana Grotte fissai il finestrino che dava su vigneti e uliveti. La scena mi riportò in mente una tarantella, quella che il nonno soleva cantare mentre lavorava in giardino. H o pens ato alle parole e le ho tradotte come meglio ricordo: In Italia l'uomo e la natura vivono insieme; le giovani uve ombreggiate dai vecchi vigneti protette dal caldo e dal vento fino a che maturano in vini d'epoca. In Italia l'uomo e la natura vivono come una cosa sola. L'antico olivo porta sempre nuovi frutti, anche se sputato dal vento e bruciato dal sole. L'uomo e la natura qui, stan- no come il tacco a uno stivale. Ora quelle parole avevano immagini che le facevano sig- nificare qualcosa. Avevo capito di cosa parlava quando lavorava per ore nel suo giardino parlando con le piante, parlandomi di ognuna di es s e. S ces ero le lacrime e capii di aver riportato il Nonno a Castellana. La s tazione era vuota. Guardai il segnale per essere sicuro di essere sceso alla ferma- ta giusta. 'Castellana Grotte'. Poi vidi un vecchio in pantaloni mar- roni e una maglietta azzurra appesa alla vita. "Sembra perso" pensai mentre mi diressi verso l'uscita. Camminai verso il vecchio che faceva ombra agli occhi strizzati. Lasciò cadere le mani mentre mi avvicinai all'ombra. Mi voltai e lo guardai in faccia: " M i s cus i, s ignore, s ono Federico ..." e prima di poter finire, il vecchio mi guardò negli occhi e lanciò le braccia in aria. Sorrise e il volto rugoso scin- tillò mentre cadevano le lacrime. Mi baciò su entrambe le guance e fu allora che vidi mio Nonno. "È come il Nonno, solo più basso" pensai mentre cammi- navamo. I suoi capelli d'argento erano tagliati vicino al suo cuoio capelluto; il viso più sottile del Nonno e molto più bianco. 'Il fantasma del Nonno'. Il vecchio era il fratello minore di mio N onno, Michelangelo. Mi condusse sulle strette strade di pietra e le per- sone si fermavano per guardarci passare. Restituii le loro occhiate con cenni nervosi e del capo. Era un'Italia divers a da Roma o V enezia, più come le foto spoglie e sbiancate dal sole che avevo vis to in M es s ico o in India, dove i bambini corrono a pieni nudi per le strade, che qual- siasi immagine che mi era stata messa in mente dalle storie del Nonno. Il sole si rifletteva forte sugli edifici bianchi, oscurando i miei occhiali. Quando raggiunsi l'angolo dove Zio Michelangelo si era fermato, seguii il dito del vec- chio fino ad un'insegna appesa s u un negozio: ' S alumeria Rotolo'. Sorrisi e lo seguii attra- verso le corde di perline che erano appese alla porta. "Ecco il "merican"! L'interno del negozio sembrò il negativo di una fotografia finché i miei occhiali non si adat- tarono alla stanza oscurata. Zia Anna era dietro il bancone, che affettava prosciutto. Lasciò il coltello a metà fetta, guardò a lungo l'americano con la barba e lo zaino, si strofinò le mani nel grembiule bianco e s i agitò attorno al bancone. Anna era una donna larga, larga come s uo padre. Mi abbracciò e le sue lacrime finirono sulle mie labbra. Mi scosse, si allontanò, mi diede un'altra lunga occhiata e poi mi abbracciò di nuovo, baciando entrambe le guance. Si fece indietro e sua madre si avvicinò a me. Il viso della vec- chia donna si increspò di rughe mentre vacillava e piangeva. Mi dovetti piegare per baciarla senza sapere chi fosse. Le persone che stavano camminando entrarono nel negozio e presto tutto il posto era pieno di grida e pianti in un italiano che non avevo mai studi- ato. Come prima persona della famiglia americana a tornare a Castellana Grotte, fui accolto con lacrime, baci e forti abbrac- ci. Ero un viaggiatore che era tornato a casa dopo un lungo viaggio. Tutte le parole che avevo sentito dire della famiglia ora erano diventate carne. Non avevo mai visto queste persone in vita mia, ma erano tutte famil- iari. Mi sentivo come se fossi tornato indietro nel tempo. Quando ebbi la possibilità di iniziare a parlare, tutti nel negozio risero. " A s coltate il " merican" , richiamò Zia Anna. "Parla un vecchio Castellanese! Papà, por- talo in piazza dove sarà capito!" Così lasciai cadere il mio zaino; Zio mi riportò in strada e in Piazza Garibaldi per mostrar- mi ai suoi amici.. Una generazione rimossa - Arrivo! In treno da Bari a Castellana Grotte fissai il finestrino che dava su vigneti e uliveti. La scena mi riportò in mente una tarantella, quella che il nonno soleva can- tare quando lavorava in giardino LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA