L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-7-2017

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GIOVEDÌ 7 SETTEMBRE 2017 www.italoamericano.org 29 L'Italo-Americano IN ITALIANO | Il verdetto su Cristoforo Colombo " Non si scoprono nuove terre senza perdere di vista la riva per un tempo molto lungo". Cristoforo Colombo Nel novembre del 2015, il consigliere Mitch O'Farrell ha presentato una mozione per "sos- tituire il Columbus Day con il Giorno del Popolo indigeno" quale festività legale della città di Los Angeles da celebrare il sec- ondo lunedì di ottobre. Naturalmente, O'Farrell, il cui padre è un irlandese-americano e la cui madre è una nativa ameri- cana, ha incontrato l'opposizione della comunità italo-americana e subito una campagna fatta di tele- fonate, email e lettere, ha comin- ciato a sommergere gli uffici del Municipio. Il consigliere Joe Buscaino, italo-americano di prima generazione, ha lavorato febbrilmente dietro le quinte per difendere la nostra causa e salvare il Columbus Day, cosa che ha anche portato alla riunione della Commissione per le Relazioni umane con gli stakeholder cru- ciali e poi alla presentazione di una relazione di raccomandazione al Consiglio comunale basata sui loro feedback e sulla loro ricerca. Rappresentando i Federated Italo-Americans, ho in realtà sen- tito più una propaganda anti- Colombo che argomenti pro- Indigeni quali argomenti per la proposta di cambiamento, e mi sono trovata a difendere l'eredità stessa di Cristoforo Colombo, che in realtà non è proprio una sorpre- sa. L'opposizione al Columbus Day risale almeno al 19° secolo quando gli attivisti volevano sbarazzarsi delle celebrazioni del Columbus Day per via dell'asso- ciazione con gli immigrati e i Cavalieri di Colombo. Alcuni non cattolici temevano che il Columbus Day fosse usato per espandere l'influenza cattolica e i Klansmen contestarono il Columbus Day e i suoi monu- menti negli Anni Venti. Secondo me è ironico pensare che siamo nel 2017 e la comunità di Los Angeles inconsapevolmente con- tinua il lavoro dei Klansmen, quando avrebbe dovuto concen- trarsi sulla celebrazione dei popoli indigeni. Ma la propagan- da non è oggettiva, e quando sono entrata nella sala del Consiglio Comunale il 30 agosto di quest'anno, alla vista dei nativi americani in costume e con il suono dei tamburi che risuona- vano nella stanza, ho avuto il pre- sentimento che questa decisione si sarebbe basata sull'emozione piuttosto che sulle questioni di merito, un boccone amaro da mandare giù. Perché, leggendo le parole di Colombo, è difficile immaginare che sia arrivato con l'intento di cui è accusato, né che sia colpev- ole di quei crimini brutali con cui è stato etichettato. Al contrario, il suo diario di bordo descrive molte interazioni rispettose con i nativi, insieme ad una complessa rappresentazione di un nuovo mondo. "Per conquistare la loro ami- cizia, dato che sapevo che era un popolo che doveva essere conver- tito e vinto alla nostra santa fede da amore e amicizia piuttosto che dalla forza, ho dato ad alcuni di loro berretti rossi e perline di vetro che hanno appeso al collo, e anche molte altre piccolezze. Queste cose a loro piacevano molto e sono diventati merav- igliosamente amichevoli con noi". Sono le parole dello stesso Cristoforo Colombo sui primi nativi che incontrò, tratte dal suo libro di bordo per il re e alla regi- na di Spagna (ottobre 1492). Cristoforo Colombo, esploratore e navigatore italiano autore della scoperta del Nuovo Mondo, ha segnato l'inizio della colonizzazione europea delle Americhe, e quindi, indicato la strada ad Amerigo "America" Vespucci, e in un certo senso all'immigrazione italiana negli Stati Uniti. Lo "scambio colombiano", il diffuso trasferimento di piante, animali, culture, popolazioni umane, tecnologia e idee tra le Americhe e il Vecchio Mondo, dopo il suo viaggio nel 1492, ha funzionato da catalizzatore dei pro e contro futuri. Una delle prime esportazioni europee in America, il cavallo, ha cambiato la vita di molte tribù native americane nelle montagne e il suo viaggio attraverso l'o- ceano ha cambiato la vita dei molti emigrati che rapidamente hanno seguito la sua strada. Gli italo-americani comincia- rono a guardare ai suoi successi nel 1866 come ad una cele- brazione della loro cultura, e nel 1892, il presidente Benjamin Harrison utilizzò il Columbus Day per insegnare gli ideali del patriottismo e celebrare il pro- gresso sociale. Franklin D. Roosevelt lo dichiarò ufficial- mente festa federale nel 1934, in un periodo in cui gli immigrati italiani non erano accolti calorosamente in America e ave- vano disperatamente bisogno di un eroe. Arrivando a oggi, quando i popoli indigeni hanno chiesto una giornata per veder riconosciuti il loro contributo e i loro risultati, noi, comprendendo il loro bisog- no, abbiamo manifestato ad ogni riunione cittadina dichiarando: "Sì, ci dovrebbe essere un Giorno dei popoli indigeni, MA non dovrebbe sostituire il Columbus Day". Abbiamo suggerito il 4° ven- erdì di settembre, inizialmente promosso nel 1968 dall'allora governatore Ronald Reagan prima di diventare la "Giornata del nativo americano" come deliberato dall'Assemblea dello Stato della California nel 1998, una festività ufficiale dello Stato per onorare le culture e i contribu- ti dei nativi americani in California e negli Stati Uniti. Una scelta ancora migliore era il 9 agosto, riconosciuta nel 1994 come "Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni del Mondo" da parte delle Nazioni Unite, per promuovere e proteggere i diritti della popolazione indigena del mondo. Sfortunatamente, entrambi i suggerimenti sono stati rapida- mente respinti da O'Farrell, che invece ha detto che sostituire il Columbus Day "corregge un errore storico". Per questo domandiamo: come può Colombo, un uomo solo, essere responsabile di tutti gli errori degli ultimi 500 anni? In primo luogo, Colombo è accusato di genocidio. Con lo scambio colombiano, sono arrivate le malattie del "Vecchio mondo" che hanno avuto un effet- to devastante quando sono state trasmesse alle popolazioni indi- gene dagli europei, poiché le per- sone delle Americhe non avevano l'immunità naturale alle nuove malattie. Si stima che oltre l'80-95 per- cento della popolazione indigena americana sia morta in epidemie di malattie nei primi 100-150 anni successivi al 1492. Il morbillo causò molte morti e si pensa che le epidemie di vaiolo abbiano causato i più grandi tributi di morte tra i nativi americani, superando tutte le guerre. Se la definizione di genocidio è "l'ucci- sione volontaria di un ampio gruppo di persone, specialmente appartenenti a un particolare gruppo etnico o nazione", sappi- amo se Colombo conosceva la guerra batteriologica e quindi ha commesso il crimine di "geno- cidio"? In secondo luogo, loro sosten- gono che non dovremmo riconoscere qualcuno che è coin- volto nella schiavitù. Le evidenze della schiavitù precedono i docu- menti scritti. Essa è esistita in quasi ogni antica civiltà, e orribil- mente, anche oggi esiste ancora sotto molte forme. Gli Aztechi avevano schiavi. Altri amerindi, come gli Inca delle Ande, i Tupinambá del Brasile, i Creek della Georgia e i Comanche del Texas avevano anche loro schi- avi. La schiavitù esisteva anche fra le popolazioni indiane ameri- cane dei fiumi ricchi di salmoni della costa nordoccidentale del Pacifico ed è stata praticata dalla tribù dei Carib, come testimoniato da Colombo al suo primo sbarco. "Ho visto alcuni che avevano cicatrici di ferite sui loro corpi e ho chiesto loro con i gesti come se le erano fatte e loro mi hanno indicato che persone provenienti da altre isole vicine avevano cer- cato di catturarli e loro si erano difesi. Suppongo e credo ancora che questi fossero venuti dalla ter- raferma per catturarli per avere schiavi"- Cristoforo Colombo. Colombo è vissuto nel XV secolo, e la schiavitù esisteva ai suoi tempi ed era praticata dalla Corona spagnola, che alla fine ha legiferato contro di essa. Fissando i nostri standard in America, è stata la Guerra Civile che alla fine ha portato a legiferare contro la schiavitù e ad abolirla, e ora il nostro dibattito politico verte su quali statue dovrebbero restare o essere rimosse nel nostro Paese. È questo un giusto parametro di valutazione e uno standard da applicare a Colombo nella sua epoca? Perché se l'esistenza della schiavitù dovesse essere un ele- mento per cancellare tutti i livelli di eroismo da un uomo di quel periodo, per "correggere un errore storico", allora, forse, non dovremmo stabilire una Giornata dei Popoli Indigeni, visto che i nativi americani furono coinvolti nelle stesse pratiche? Per terminare, il nostro proces- so locale a Cristoforo Colombo si è concluso la scorsa settimana a Los Angeles, quando il Consiglio Comunale ha espresso il suo verdetto di 14 voti favorevoli contro 1 (dal Consigliere Buscaino l'unico "no") a sosti- tuire il Columbus Day con la Giornata dei Popoli Indigeni come festività ufficiale della città. Manifestando solidarietà alla comunità italo-americana, il Consiglio comunale ha anche dichiarato il 12 ottobre "Giornata dell'eredità italo-americana" a Los Angeles, parte del mese di ottobre dedicato all'eredità italiana, per riconoscere i molti risultati, con- tributi e successi degli americani di origine italiana e degli italiani in America. Quando il voto finale è stato conteggiato e visualizzato nella Camera del Consiglio John Ferraro, i popoli indigeni sono esplosi di felicità e gli italo-amer- icani con dignità hanno accettato la decisione del voto, che porta alla mia considerazione finale … Anche se la sostituzione del Columbus Day a LA è considera- ta una perdita per noi della comu- nità italo-americana, può anche essere considerata una vittoria, dal momento che un governo democratico istituito dai nostri Padri Fondatori è quello che noi tutti celebriamo naturalmente come americani? La decisione può non aver dato luogo alla votazione che molti di noi avreb- bero personalmente voluto, MA l'esito è stato effettivamente deciso dalla "democrazia", dal voto del popolo, cosa che simbo- leggia ciò che in ultima analisi siamo come "America" e che assicura l'eredità di Cristoforo Colombo. "Prevalendo su tutti gli osta- coli e le distrazioni, si può arrivare inevitabilmente al pro- prio obiettivo o destinazione"- Cristoforo Colombo. Forse oggi è il nostro momen- to nella storia per pensare a come Colombo rifletta la nostra storia e a come noi contribuiamo al tessu- to della nostra cultura e della nos- tra comunità. Ricordate che le festività ufficiali non sono neces- sarie per emulare l'eroismo e intraprendere coraggiosamente i nostri viaggi. Ann Potenza è la presidente di Federated Italo-Americans, orga- nizzazione ombrello che riunisce oltre 130 club e società che sostengono il patrimonio italiano nel Sud della California. I Federated sono stati organizzati "per raccogliere la forza di tutte le organizzazioni italo-americane e unificare i loro sforzi". LA COMUNITÀ DI LOS ANGELES

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