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GIOVEDÌ 7 SETTEMBRE 2017 www.italoamericano.org 7 L'Italo-Americano IN ITALIANO | P ermettetemi di chiarire le cose fin dall'inizio, essere bilingue è una benedi- zione: non c'è niente di più bello che conoscere due idiomi con la padronanza di un madrelingua, specialmente quando la conoscenza linguistica cresce insieme a quella di due culture e di tradizioni diverse. Molti dei nostri lettori, sono sicura, sanno esattamente cosa intendo. Sono bilingue, ma non nel modo in cui lo sono molti italo- americani. Sono nata e cresciuta in Italia e ho imparato l'inglese solo a scuola, come molti bambi- ni europei fanno oggi: in realtà ho iniziato molto più tardi della maggior parte, visto che il francese, e non l'inglese, è stata la mia seconda lingua nella scuo- la primaria, nella scuola media e alle superiori. Quando avevo diciotto anni, ho iniziato a studi- are l'inglese all'università e nel giro di due anni mi sono trasferi- ta in Irlanda, dove ho lavorato, vissuto e studiato per 15 anni. L'immersione linguistica e, devo ammetterlo, un certo talento per l'acquisizione degli idiomi, mi ha reso bilingue: penso, sogno, prego e maledico in inglese tanto bene quanto lo fac- cio in italiano, e non vedo più una linea divisoria al punto che, a volte, passo da una lingua all'al- tra senza neanche rendermene conto, con molto divertimento dei miei amici. Quando vivevo all'estero, ho apprezzato quanto sia popolare la cultura italiana: lo è certamente in Irlanda e negli Stati Uniti, i due paesi del mondo anglofono con cui ho maggior familiarità, ma ho notato lo stesso nel Regno Unito, in Germania, in Francia. Molti, e talvolta particolari, sono i modi in cui il mondo ci mostra amore, ma tutte queste espres- sioni, mi piace pensare, derivano da rispetto, amore e ammi- razione. Dai peggiori tentativi di cot- tura della pasta, all'idea piuttosto comune che tutti gli italiani siano fantastici napoletani, sono tutte manifestazioni in buona fede. Sì, anche quella pessima carbonara con panna e nessun uovo che molti di noi, almeno una volta nella vita, hanno potuto leggere come un segno d'amore. Come linguista, però, detesto una cosa: l'uso sbagliato delle parole italiane. Badate, funziona in entrambe le direzioni: l'uso eccessivo e scorretto di parole inglesi è diventato endemico in Italia, senza essere accompagnato dal miglioramento della nostra reale conoscenza della lingua. Eppure, è all'uso curioso e piuttosto azzardato di parole ed espres- sioni italiane nella lingua inglese che vorrei dedicare un po' di tempo. Allora andiamo in cucina: il regno dei nonni, il vero cuore della casa. Qui, non in camera da letto, è dove "accade la magia" nelle famiglie italiane. Perché il cibo è il cibo e il cibo è intocca- bile, quasi quanto l'icona sacra di un santo patrono. Inutile dire che qui è dove si incontra la maggior parte dei fastidi linguistici. In molti casi, capisco il per- ché: alla fine, il cibo è una delle più importanti esportazioni dell'Italia e il numero dei ris- toranti italiani o ispirati all'Italia è infinito. Di solito sono tollerante con la maggior parte delle variazioni linguistiche che mi arrivano sul tavolo da pranzo, ma sembra che di alcune non posso liberarmene: "penne arrabbiatta" è una di loro. Dovrebbero essere penne all'arrabbiata, come molti di voi sanno. Non ho problemi con la mancanza della preposizione, è l'eccesso delle doppie consonanti che mi infastidisce ogni volta, forse a causa della pura cacofo- nia: quando si dice ad alta voce suona come la versione derisoria di una parola italiana, il tipo di cosa che ti aspetti di sentire dalla bocca di un imitatore di Pulcinella che cerca di venderti le gondole di plastica per cinquanta dollari. Questo grossolano errore di ortografia, però, ha una spie- gazione linguistica abbastanza diretta: le doppie consonanti non sono mai pronunciate in inglese, quindi è quasi normale che un anglofono senza conoscenza del- l'italiano pronunci in modo erra- to "arrabbiata", specialmente se pensa che la pronuncia della parola rimanga praticamente la stessa ad orecchie anglofone. E cosa dovremmo dire degli onnipresenti panini? Amo i pani- ni tostati, sono il cibo perfetto in quanto a comodità e, ahimè, mi inchino alla creatività e alle deliziose soluzioni dei cuochi americani, irlandesi e britannici quando si tratta di farne uno: i ripieni, il modo in cui è spalmato il burro sulle fette di pane, anche l'uso del pesto come salsa (che molti italiani considererebbero strano) sono, a mio umile parere, genio puro. Ma quella parola, panini, suona strana. Il significa- to in sé non è troppo lontano, visto che panini significa "sand- wich", ma lo è il numero: panini è plurale e se questo non fa molta differenza se non parli ital- iano, certamente lo fa se l'ital- iano lo parli. Ho ordinato innu- merevoli panini nella mia vita e posso garantire che mi sentivo come se ogni volta avessi deluso la mia maestra. Anche se so di aver usato cor- rettamente il termine in inglese, faccio ancora una smorfia dentro di me e mi viene di ordinare un "panino". Ma questo mi farebbe indispettire ancora di più, perché non ha senso in inglese. Che lotta. Fastidiosa per chi parla ital- iano è anche l'espressione popo- lare "al fresco", usata comune- mente per indicare il mangiare all'aperto. In verità, "mangiare al fresco" ha poco senso in italiano, in quanto letteralmente si traduce con "mangiare in un posto fres- co". La locuzione "al fresco" è frequente in italiano, in partico- lare quando si parla di "tenere qualcosa al fresco" o di cercare un po' di sollievo dal caldo (stare al fresco, cercare un po' di fres- co), ma non si usa mai per dire "mangiare all'aperto". Evoca più che altro immagini di persone sedute nell'angolo freddo di una cantina, che man- giano panini e bevono bevande gassate dalle lattine. L'espressione usata in italiano è "mangiare all'aperto", cioè "mangiare fuori". Piccoli esempi e, davvero, soltanto la punta dell'iceberg. Ma credetemi, in Italia siamo altret- tanto colpevoli di pronunciare male e di usare male le parole inglesi: dal trolley al posto di "valigia", al body per indicare il costume ginnico, non è la prima volta che il Bel Paese distrugge significati e pronunce. Ma alla fine è una caratteristi- ca comune di tutte le lingue e culture: forse è meglio subire l'imbarazzo e godere di tutti i "panini al fresco" del mondo con un grande sorriso sul viso. Mangiare "panini al fresco:" perché a volte fa male essere bilingue Essere bilingue ci fa spesso notare quando una lingua è usata in modo poco corretto Le doppie consonanti non sono mai pronunciate in inglese, quindi è quasi normale che un anglofono senza conoscenza dell'italiano pronunci in modo errato "arrabbiata" NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ