L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-21-2017

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GIOVEDÌ 21 SETTEMBRE 2017 www.italoamericano.org 40 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | La migrazione dei 'combattenti' Dalle Alpi a Pavia, cuore del regno Fibula a S in argento dorato e pietre dure proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli del primo vescovo ariano) privi- legiata dall'edificazione di un palazzo reale, cessò di essere una cittadina romana come altre per assurgere al ruolo di sede stabile della corte ostrogota e del comando militare. All'imperatore d'Oriente Giustiniano, privo di scrupoli benché cristianissimo, con la morte di Teodorico parve il momento ideale per riprendersi l'Occidente perduto. Sotto la guida dei due abili generali bizantini, Belisario e Narsete, scoppiò la terribile guerra greco- gotica (525-543): vent'anni di ruberie, massacri e pestilenze portarono Italia sull'orlo del col- lasso, senza contare le pesanti tassazioni postbelliche. A quel punto i longobardi, già noti per la loro ferocia, decisero di calare in Italia: tutto ebbe ini- zio con la migrazione dalla Pannonia, voluta da re Alboino. Senza contare che gli àvari, eredi degli unni, nell'antica Ungheria erano temibili vicini di casa, i Longobardi erano assai allettati dalla debolezza dell'Italia bizan- tina. 150.000 persone guidate da un nucleo da combattimento di circa 80.000 uomini, le "lunghe barbe" sbaragliarono eserciti di Gepidi e i Suebi per poi attraver- sare le Alpi friulane. Non si trattò di un'invasione, bensì di una vera e propria ondata migratoria. Il papa interpretò l'invasione come un castigo divino. I barbari adoratori del dio guerriero Wotan blico in un apposito itinerario; centinaia i materiali dei depositi del Mann vagliati dall'Università Suor Orsola Benincasa, per indi- viduare e studiare per la prima volta i manufatti d'epoca altome- dievale conservati nel museo napoletano. Il dubbio è ovviamente retori- co. Ricostruendo le grandi sfide economiche e sociali affrontate dai Longobardi e le relazioni del popolo barbaro con le civiltà mediterranee il profilo che si I l trascorrere delle generazioni ha cristallizzato nel mito gli eventi della lunga avventura dei Longobardi dalle Alpi all'Italia. I winnili (combattenti, vincitori), come all'inizio usava- no definirsi, nel II secolo d. C erano solo una piccola e feroce tribù stanziata in Germania, nei pressi del fiume Elba. Nessuno avrebbe potuto immaginare che secoli dopo si sarebbero trasfor- mati in un potente popolo, capace di organizzare in Italia un regno glorioso e longevo. Ben pochi segreti sul "popolo dalle lunghe barbe" ancora rimar- ranno tali dopo la mostra-evento aperta a Pavia fino a dicembre. Ma occorre davvero vederla e rivederla questa maxi-esposizio- ne sul popolo longobardo. Le premesse sono "maestose" se contiamo addirittura tre sedi che si passeranno il testimone per comunicare i risultati di 15 anni di ricerche scientifiche. La mostra è allestita nei Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia, che si rimette idealmente i panni di capitale del "Regno Longobardorum". Poi sarà la volta di Napoli (al Mann, dal 15 dicembre) e San Pietroburgo (all'Ermitage, da aprile 2018). Da una attività meticolosa di indagine archeologica, epigrafica e storico-politica avvenuta su siti e necropoli datate nell'Alto Medioevo, con l'appoggio e la collaborazione del Mibact, si è arrivati a poter esporre oltre 300 opere. Più di 100 i musei e gli enti prestatori; oltre 50 gli studio- si coinvolti nelle ricerche. 32 i siti e i centri longobardi rappre- sentati in mostra, 58 i corredi funerari esposti integralmente, 17 i video originali e le installazioni multimediali (touch screen, oleo- grammi, ricostruzioni 3D, ecc.); 4 le cripte longobarde pavesi, appartenenti a soggetti diversi, aperte per la prima volta al pub- (Odino), condotti dal capo clan Alboino, dapprima conquistarono Cividale del Friuli per poi mar- ciare verso ovest, conquistando quasi interamente la pianura Padana: l'unico centro in grado di resistere all'orda per ben tre anni fu proprio Pavia (572); ma in quel lasso di tempo i Longobardi non rimasero ad aspettare, anzi: invasero la Toscana e si spinsero perfino in Francia, fino alla Borgogna. Ucciso da una congiura ordita dalla celebre moglie Rosmunda e dal fratellastro Elmichi, corrotti dai bizantini, Alboino non vide mai la fine della sua campagna militare. Col successivo avvele- namento di re Clefi (574) ebbe inizio l'età dei trentasei duchi: l'anarchia dei signori della guerra portò alla distruzione di chiese e città, all'uccisione dei preti e all'umiliazione delle donne. La scelta di Autari, figlio di Clefi, come nuovo re riportò un parziale equilibrio tra longobardi: il popolo libero si rivelò tolle- rante sotto il profilo religioso e non usò tassare i sudditi più del necessario: mai più di un terzo del raccolto, definito appunto "tertia". Arroccati in città e accampamenti romani riadattati, i nuovi conquistatori respinsero a più riprese i Franchi, calati da nord nel 576 - 587 e 589, massa- crandoli. Fu così che i bellicosi longo- bardi occuparono il posto lasciato vacante dai civili ostrogoti. Presto l'antica Regio XI Transpadana divenne "Langobardia". Nasce il regno dei Longobardi. CHI ERANO I BARBARI Occupando terre un tempo romane, i longobardi le fortifica- rono, edificando capanne dalle fondamenta in pietra e alzato ligneo, di tipologia affine a quel- le sassoni. Per quanto riguarda l'arte, i longobardi seppero espri- mere fin dall'inizio una cultura figurativa di tipo geometrico - astratto, soprattutto attraverso ia metallurgia, per la quale furono sempre portati. Si possono rico- struire le prime fasi di vita del regno longobardo soprattutto attraverso i corredi dei reperti tombali. Le sepolture maschili sono le più significative per quanto riguarda il corredo d'ar- mi, dipendente dallo status del defunto: lance e scudi, spade lun- ghe, punte di freccia e speroni. Spesso veniva sepolto perfino il destriero, con riti pagani volti a rispecchiare il legame tra il com- battente e la sua cavalcatura. Per le donne, dipendenti dagli uomini ma tutelate con grande rispetto, la ricchezza e la varietà della gioielleria erano emblematiche del loro status. Gli anelli a sigil- lo, le else di spada e le fibbie ad arco, ricche di ornamenti geome- trico-vegetali tipici del gusto ger- manico, sono da annoverare tra i capolavori dell'oreficeria alto medievale. Oltre alla metallurgia, i NICOLETTA CURRADI delinea è di una comunità sicura- mente conquistatrice e guerriera, che non disdegnava, anzi alimen- tava la mediazione culturale in secoli di guerre e scontri. Il Ducato di Benevento, rimasto in vita come stato indipendente fin oltre la metà dell'XI secolo, non solo conservò memoria e retag- gio del Regno di Pavia abbattuto da Carlo Magno nel 774, ma ela- borò un proprio originale ruolo di trait d'union fra le culture medi- terranee e l'Europa occidentale. La mostra nasce con l'intento di aprire lo sguardo dalla metà del VI secolo, dalla presenza gotica in Italia alla fine del I mil- lennio), approfondendo l'eredità del popolo longobardo che nel 568, guidato da Alboino, varca le Alpi Giulie e inizia la sua espan- sione sul suolo italiano: una terra divenuta crocevia strategico tra Occidente e Oriente, un tempo cuore dell'Impero Romano e ora sede della Cristianità, ponte tra Mediterraneo e Nord Europa. LA STORIA  Dopo la caduta dell'impero Romano (476 d. C), sotto la guida del saggio re ostrogoto Teodorico iniziò il mezzo secolo di "regno romano-barbarico" in Italia (489-535), considerato dai contemporanei una vera età dell'oro, tanto più se confrontato con i sanguinosi intrighi degli ultimi decenni di dominio roma- no. L'antica Ticinum, nel frat- tempo divenuta "Papia" (forse "città del papa", in quanto sede Continua a pagina 41 HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA

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