L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-5-2017

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GIOVEDÌ 5 OTTOBRE 2017 www.italoamericano.org 7 L'Italo-Americano IN ITALIANO | U na storia di amicizia, imprenditoria, coraggio, buone idee e voglia di fare. Questi sono gli elementi della vicenda di cui sono protago- nisti quattro viticoltori piemonte- si, impegnati nella a coraggiosa impresa di ridare vita ai borghi abbandonati che costellano le colline e le valli delle loro terre. Loro sono Elio Altare produttore di vino nelle Langhe, Giovanni Gallina e Marco Gemello dell' emporio enologico Albese e Corrado Nyffenegger, medico di Bra, meglio conosciuti come Barolo boys, che dal 2009 hanno ricreato una comunità dando anche occasione a cooperative e gruppi di giovani di impiego nel settore turistico, enogastronomico ed agricolo. Si tratta di valli che, come altre della provincia di Cuneo, hanno subito uno spopolamento impressionante quando le fab- briche di Torino, hanno rappre- sentato la destinazione di un esodo rurale tumultuoso. Il risul- tato è stato il completo abban- dono di una lunga serie di centri abitati. I ragazzi del Barolo hanno avuto dal principio il fine di ricreare un luogo vivo dove da un lato si vada incontro ai giovani mediante nuove microeconomie che possono trasformarsi in lavori permanenti, dall'altro si offra ai forestieri la possibilità di ammi- rare la storia e l'arte locale e allo stesso tempo godere della cultura enogastronomica piemontese. In primis, quindi, il Castelmagno, re indiscusso della tavola locale, per il quale si è da poco conclusa la ristrutturazione della stalla che verrà adibita a sala di stagionatura, ma la cui pro- duzione è già affidata alla gio- vane casara Ilaria, che lavora nel caseificio sito in Valliera pro- ducendo l'Unico di Valliera, alla quale Campofei fornisce il latte d'alpeggio proveniente dalle vac- che che nella stagione estiva pas- colano sui numerosi prati della borgata. "Questo è il motivo del suc- cesso- sostiene Ezio Altare : la conduzione familiare, che perme- tte ai padri di poter trasmettere l'esperienza e il know-how acquisito negli anni e ai figli di raccogliere un'eredità preziosa ma al tempo stesso, trovare il corag- gio di rompere con la tradizione se necessario. Ai luoghi ritrovati abbiamo ridato una identità attra- verso i prodotti enologici e caseari, preservando la storia di un territorio". Sono stati organizzati gruppi di lavoro, con produttori lan- garoli, giovani, ambiziosi e con la voglia di trovare sbocchi com- merciali non solo ai propri vini, ma anche formaggi, dando vita ad un movimento rivoluzionario pro- ponendo un modo "nuovo" di fare.  I luoghi ritrovati dai giovani imprenditori Adesso in val Grana rivive lo stesso spirito innovativo che ha segnato la riscossa dei piccoli vitivinicoltori contro lo spopola- mento delle terre nelle Langhe prima e nelle Cinque Terre poi. In questi luoghi dimenticati, si è cominciato a lavorare sulle linee elettrica e sulla viabilità per ren- derli agevoli e riscoprire tutto il fascino paesaggistico e storico. Oltre a ripristinare i terreni e renderli fruibili per l'impianto delle viti, si è Creata una rete di coltivazioni, allevamenti e impianti di accoglienza e ci si è concentrati sulle antiche tradizioni, come la produzione del formaggio castelmagno che in passato rappresentava la maggior fonte di sostentamento durante i lunghi inverni in cui la gente di montagna era obbligata a trascor- rere mesi interi, sotto metri di neve. Nella borgata di Castelmagno, oltre a nuovi allevamenti di bovini o ovini, è in funzione un grande orto biologico a servizio del ristorante di un'azienda agrit- uristica. Qui si è trasferita Elisa Fantino, uno dei soci dell'agritur- ismo in borgata Valliera, dove sono state ristrutturate molte baite e trasformate in alloggi. Tra le iniziative la realizzazione di un caseificio che produce ottocento forme di formaggio all'anno . Tutte le case in pietra che ancora oggi esistono erano dotate di can- tine che la sapienza montanara aveva perfezionato per la conser- vazione del cibo, a volte collocate anche sotto terra, quei "crutin" e "infernot" che ora sono state ria- perte oggi per lo stesso scopo. Anche l'accoglienza turistica si è strutturata intorno alla crescita delle terre recuperate. Ad esempio Cinzia Daniele che ha preso in gestione ll'albergo della Pace di Pradleves già di proprietà dei suoi avi. Oppure nella frazione di Magno Brardo, bruciata nel seco- lo scorso, i turisti possono fermar- si a degustare e pernottare all'al- bergo trattoria Leon D'Oro della trentacinquenne Simona Ghio, nata a Pradleves. Molto più su, in frazione Valliera di Castelmagno, Elisa Fantino, 30 anni, «barolista» di Monforte d'Alba ha fatto rinascere la borgata insieme agli altri nove soci della «Des Martin», un rifugio che conta in tutto una quarantina di posti letto. A pranzo offre gnocchi al Castelmagno di produzione pro- pria (c'è il caseificio per cui lavo- rano, oltre a lei, un casaro e due margari) con 50 vacche che garantiscono 800 forme l'anno vendute direttamente ai privati, compresi i ristoranti, anche negli Usa. Gli appartamenti, ricavati dalla ristrutturazione di baite e fie- nili, hanno una vista mozzafiato. In basso quelle che una volta erano piccole stalle sono diventate «cassaforti» per stagionare il prezioso formaggio. La cooperativa apre le porte al pubblico con visite guidate ai laboratori artigiani ed alle can- tine con possibilità di assaporare autentiche "emozioni della tavola" nei ristoranti della zona. E' stato completato da poco un micro-caseificio, altre due baite a servizio dell'agriturismo, che conta tre stanze e 30 coperti al ristorante con prodotti locali con orto biologico, pane cotto nel forno a legna, formaggio Castelmagno e caprini. "Fin dall'inizio cosa- racconta Corrado Nyffenegger - è stata la bellezza del luogo e della cultura che l'ha animato per secoli; l'aspi- razione maggiore di tutti è che qui venga gente che sappia coglierla e rispettarla, non quindi un turismo d'élite ma colto, che comprenda anche la fatica odier- na del lavoro intrapreso". Le cinque terre e i loro tesori nascosti Il gruppo degli storici Barolo Boys hanno anche riscoperto, nel 2002, la località della Cinque terre, capitandoci per caso per una consulenza. Da lì si è ripetuta la formula di recuperare vecchi vigneti a terrazza e affidarli alle cure di giovani per il lavoro tra i filari e in cantina. Da questo nuovo appezzamento coltivato è nata una terrazza panoramica in collina ma rivolta verso il mare, dove la produzione contadina continua dando vita a vini dai sapori salini ed intensi, corposi, contenitori della passione e della voglia di creare che anima chi lo produce e diffonde.. Insomma, per raccontare la rinascita basta pensare ad una a parola :"Condivisione- come rac- conta Altare - Fare squadra, è questo il nostro successo. La domanda fondamentale da porsi è: "Quale emozione vuoi avere da un prodotto ?" Una volta trovata la risposta, bisogna quindi saper fare per poi permettere agli altri di fare in futuro. E ovviamente è fondamentale saper comunicare e far conoscere ciò che si fa e soprattutto condividere i sogni con i più giovani, per dare loro una possibilità e qualcosa in cui credere fermamente". E la storia di ciò che si coltiva è crea non è solo è quella che si gusta ma che si apprendere e si trasmette, come nella migliore tradizione contadina. Riscoprire gli antichi borghi e le coltivazioni di vini e formaggi : la nuova mission dei Barolo Boys Barolo, il re dei vini piemontesi che dona il nome ai Barolo Boys, guidati da uno dei suoi produttori, Elio Altare NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ

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