Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel
Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/903619
GIOVEDÌ 16 NOVEMBRE 2017 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | 19 L 'acqua porta la vita: niente potrebbe esser- ci o esistere senza di essa. L'acqua, a causa della sua potenza, che distrugge e cancella, fa anche paura. Forza e benedizione della natura, l'acqua è lo specchio della vita e della morte, il suo aspetto - trasparente, chiara, impossibile da trattenere ma che sentiamo sui nostri corpi quando ci bagnamo e in bocca quando beviamo - è quasi una metafora della natura spirituale e fisica del mondo. La tradizione e la letteratura ci insegnano che le genti dell'Anti- chità e del Medioevo sapevano qualcosa di questa ambivalenza: l'acqua, nella forma dei fiumi, dei ruscelli o dei laghi, si trasforma- va nel canale che univa la realtà al surreale, questo mondo all'al- tro mondo. Nell'Ade, dove i Greci e i Romani mettevano le anime dei defunti, c'erano cinque fiumi, lo Stige, il Lete, il Flegetonte, il Cocito e l'Acheronte, attraverso i quali il terribile Cheronte traghet- tava le anime della gente. Ed è proprio l'Acheronte, ma quello dell'Inferno di Dante, che meglio rappresenta il confine dell'acqua nella letteratura, una riva piena di anime che ancora credono di essere vive, l'altra con quelle che dolorosamente contemplano l'in- ferno. Anche l'autore anonimo della poesia medievale britannica The Pearl ha immaginato sulle rive di un fiume l'incontro tra l'anima della piccola bambina protago- nista dei suoi versi e suo padre. E in Sir Orfeo, un altro bel pezzo medievale ispirato al mito classi- co di Orfeo e Euridice, è di nuovo accanto a un fiume che Euridice viene rapita dal Re fata- to, incarnazione dell'Oltretomba. Ultimo ma non meno impor- tante, non dovremmo dimenticare le acque di Lourdes: qui, ancora, la miracolosa - per coloro che credono - presenza di Maria ha trasformato l'acqua di sorgente in un mezzo di guarigione, uno stru- mento di connessione tra il mon- dano e lo spirituale. Perdonate il complesso volo di fantasia, ma quando si tratta delle acque di Liscia, questo pre- ambolo sembra appropriato. Per- ché? Perché Liscia e la storia delle sue acque hanno un po' di tutto quello che avete appena letto: il potere miracoloso delle acque benedette dal Sacro, il sipario diafano che separa il materiale dall'immateriale, una leggenda radicata nel patrimonio locale, proprio com'erano le parole di Dante e degli scrittori anonimi della Gran Bretagna medievale. Innanzitutto, Liscia è un pic- colo e affascinante paese, un vil- laggio di poco più di 700 abitanti nella provincia abruzzese di Chi- eti, arroccato in cima ad un'alta collina che scende dolcemente. Siamo in mezzo agli Appennini, in una zona nota per la sua bellezza e per la ricchezza del suo cibo. Qui, il culto di San Michele - Arcangelo e straordi- nario soldato celeste - trova radi- ci che sono geologiche, storiche e mitiche. Geologiche perché ciò che state per leggere è avvenuto in una grotta naturale profonda 10 metri, oggi trasformata in una chiesa. Qui acque di sorgente sgorgano naturalmente attraverso la pietra in una miriade di gocce che formano stalattiti. Storiche perché fu la famiglia D'Avalo, conti della regione, che volle trasformare la grotta in un luogo di culto nel XVIII secolo quando le sue acque, grazie alla diffu- sione di racconti di fede e di meraviglia, venivano cercate da centinaia di persone. E mitiche - o miracolose, a seconda di come vorrete leggerlo - a causa della serie di eventi di cui vi dirò. Vedete, c'era, molto tempo fa, un pastore del vicino villaggio di Palmoli che aveva l'abitudine di portare le sue mucche al pascolo nella zona. Tra di loro, un toro giovane e irrequieto che si perde- va quasi ogni mattina, solo per tornare prima del tramonto, appe- na in tempo per il viaggio verso casa. La curiosità ebbe la meglio sul nostro pastore che, un giorno, decise di seguire il toro. Immagi- natevi lo stupore nei suoi occhi quando notò che i boschi si apri- vano come il sipario di un teatro al passaggio del suo animale. Immaginatevi l'incredulità, quan- do lo vide seduto all'ingresso di una grotta. Immaginatevi la paura quando vide apparire l'Arcangelo Michele: fu così tanta che il pas- tore svenne. Quando si svegliò, si sentì incredibilmente assetato e immediatamente acqua fresca e frizzante cominciò a sgorgare dalle pareti della grotta. Dopo che ebbe spento la sua sete, il pastore tornò a casa senza il suo toro, ma con una fede più forte in Dio. Guardando il racconto da un punto di vista storico, è facile vedere come la tipica mescolanza di antichi culti pagani e Cris- tianesimo possa aver portato alla creazione della leggenda. L'area è conosciuta per la presenza di diverse formazioni geologiche di interesse e di molte grotte. Queste erano comunemente usate come luoghi di preghiera da parte dei culti locali politeisti e furono semplicemente trasformati in luoghi cristiani quando i popoli dell'area si convertirono. Nel XVIII secolo, i D'Avalo decisero di costruire una chiesa intorno alla grotta, probabilmente per regolare il flusso crescente di fedeli che entravano e uscivano dal loro territorio. Oggi i credenti si recano ancora da tutta l'Italia, ma soprattutto dalle regioni lim- itrofe d'Abruzzo, per dire una preghiera a San Michele di Lis- cia, ma soprattutto per bere l'ac- qua miracolosa della sua cappella in pietra: sgorga ancora attraverso la pietra e la gente strofina fazzo- letti e oggetti sacri su di essa per portare a casa qualche protezione ultraterrena. L'acqua viene anche raccolta in una vasca in pietra all'aperto, da cui i pellegrini pos- Liscia, caratteristico villaggio Abruzzese, nasconde nelle sue viscere un mistero magico e antico, quelle delle acque benedette dall'Arcangelo Michele Le acque segrete di Liscia sono bere. La cerimonia più suggestiva che si svolge nella grotta di San Michele è sicuramente quella dell'8 maggio quando i pellegrini di Liscia e della vicina San Buono camminano in proces- sione da due direzioni diverse verso la chiesa: qui bevono l'ac- qua santa di San Michele e assistono alla messa. Come spes- so accade nella campagna ital- iana, il passato rimane vivo durante queste celebrazioni con una vividezza fotografica: pro- prio come sarebbe accaduto decenni, anche secoli fa, dopo la messa, i pellegrini condividono pane e "ventricina", un insaccato tipico del territorio, in un momento di commensalità e gioia capaci di riportare molti alla loro infanzia, a tempi più semplici ma probabilmente più felici e più genuini. La tradizione si ripete alla fine del mese di maggio e, natural- mente, il 29 settembre, quando il calendario cattolico celebra San Michele. GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO