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GIOVEDÌ 30 NOVEMBRE 2017 www.italoamericano.org 9 L'Italo-Americano IN ITALIANO | S crivere per vivere è allo stesso tempo una maledizione e una benedizione: una maledizione perché, credetemi, il blocco dello scrit- tore è reale e colpisce quando meno te l'aspetti. Una benedi- zione perché niente può davvero battere lo stare seduti con i pro- pri pensieri, giorno dopo giorno, a scriverli su un pezzo di carta – se vi piace fare le cose alla vec- chia maniera come me - e modellarli in piccole gemme perfette per regalarle a coloro che saranno abbastanza pazienti da leggerle. L'ispirazione in realtà, può venire da qualsiasi cosa e da qualsiasi parte, un rapi- do brivido attraverso il cuore, una scintilla di eccitazione simi- le a un lampo dietro gli occhi. Questo è esattamente quello che mi è successo solo un paio di giorni fa, mentre ero alla nor- male ricerca d'ispirazione per L'Italo Americano, e mi sono imbattuta in un pezzo suggestivo e ben s critto di Riccardo Giumelli, de La Voce di New York. La Dolce Vita, diceva, l'idea stessa, creata da Fellini negli anni '50 e fatta di luoghi, profumi, sapori e immagini, è così potente e unica, così rappre- s entativa, che dovrebbe diventare parte del patrimonio mondiale immateriale del- l'UNESCO. Ho trovato l'idea così assolutamente realistica, che inizialmente ho creduto che il suo pezzo fosse relativo a una nuova, effettiva candidatura UNESCO che riguardasse loca- tion, immagini e lo stile di vita reale reso popolare in tutto il mondo dallo s forzo cine- matografico di Fellini. Perché ammettiamolo, il film di Fellini è arte, ma anche lo specchio di un modo di essere e di vivere che era molto reale allora, e che per molti vers i rimane ancora oggi vincolato al mondo immaginario dell'Italia. Per questo, conclude Giumelli, non sarebbe inopportuno render- lo un patrimonio mondiale: las- ciando da parte lo sfarzo e il glamour di Via Veneto, è sem- plice vedere come La Dolce Vita fosse nella sua essenza - e anco- ra lo è - uno stile di vita fatto di piccoli lussi e piaceri, ma soprat- tutto un modo di gestire la vita che posso meglio descrivere con le parole di un'altra icona ital- iana, Lorenzo de Medici, che una volta scrisse "Chi vuol esser lieto s ia, del doman non c' è certezza". Sii felice e gioisci dei piccoli piaceri della vita, come un aperi- tivo con gli amici, un buon piatto di amatriciana, il profumo fresco dell'aria alpina, un bicchiere di vino ros s o. Ralleg rati della bellezza stessa di poter avere e godere di queste cose. Vera- mente, lo stesso sentimento può essere percepito in altri film di quegli anni, molto diversi nel- l'estetica e nei contenuti, ma ugualmente intrisi dell'idea che le piccole cose sono quelle che rendono meritevole la vita. Il mio pensiero va immedi- atamente ai film di Don Camillo, basati sui romanzi di Giovanni Guareschi: in essi, Fernandel e Gino Cervi sono, rispettiva- mente, il parroco e il sindaco comunista di un piccolo villag- gio dell'Emilia Romagna, Bres- cello, dove non sono sufficienti ideali oppos ti a mas cherare quanto i due, in realtà, siano abbastanza simili tra loro. Anche qui c'è una rappresen- tazione particolare dell'Italia, solo apparentemente diversa da quella de La Dolce Vita, poiché troverete la stessa attitudine spensierata verso i piccoli osta- coli della vita, tipica del dopoguerra (la s aga di D on Camillo è stata scritta e girata poco dopo la fine della guerra), e la stessa attenzione ai luoghi, al loro ruolo nella vita delle per- sone, un talento per mostrare la loro bellezza sullo schermo. Entrambi i film (in realtà la s erie di D on Camillo conta cinque puntate con il duo Fer- nandel-Cervi) riuniscono due aspetti che sento ancora parte del "modo di vivere italiano" di oggi, due caratteristiche che for- tunatamente abbiamo ereditato dai nostri genitori e nonni: una tendenza già discussa, più di quanto si creda, di affrontare la vita con una salutare dose di s pens ieratezza, e l' evidente importanza del nostro Paese nel definirci non solo come indi- vidui, ma anche come artisti. Non fraintendermi, avere un atteggiamento spensierato nei confronti della vita non è né semplice né sempre giustifica- bile, tuttavia, c'è qualcosa di intrinsecamente vero nel modo in cui, diciamolo, i nostri nonni affrontavano l'esistenza. Se avete intorno ai 40 anni proprio come me, o siete un po' più grandi, è probabile che loro siano nati durante la Prima Guer- ra Mondiale, siano stati bambini o adolescenti durante la Grande Depressione e abbiano vissuto il S econdo conflitto mondiale: un'enorme quantità di dolore e trauma hanno attraversato i primi 30 o 40 anni della loro vita. Eppure, pensateci, la maggior parte di quella generazione - indipendentemente da dove provenivano - ha attraversato la vita con un sorriso stampato in faccia. Penso sempre che sia stato perché, alla fine, hanno stretto la mano alla tragedia e l'hanno guardata negli occhi, il che ha res o s icuramente più facile mettere tutto in prospetti- va. G li italiani s ono rimas ti curiosamente bravi a fare questo e sono piuttosto orgogliosa del mio popolo per questo: l'econo- mia fa fatica, il lavoro non rende molto, ma abbiamo Firenze e Venezia, le Alpi e la caponata di melanzane, la nostra famiglia e il caffè e cornetto alle 7.30 del mattino, sulla via del lavoro, Se solo lo stile di vita potesse diventare Patrimonio dell'Umanità quindi la vita non può essere poi così male. E poi, naturalmente, c'è il nostro Bel Paese: con la sua burocrazia inefficiente e le stazioni dei treni disordinate, con il loro traffico e le liste di attesa infinite. Eppure, l' Italia è il primo amore di ogni italiano e, come tale, rimane nelle nostre menti e nei nostri cuori sempre e ovunque. N es s una s orpres a, quindi, nel vedere quanto si fac- cia strada nel cinema e nell'arte italiana, diventando spesso un personaggio all'interno della nar- razione, un porto sicuro e famil- iare, l'incarnazione della bellez- za. È questa connessione tra stile di vita e amore, anche se non è senza critiche, ovviamente! - che potrebbe veramente diventare patrimonio UNESCO, questa profonda unione tra vivere una vita felice e prendere parte di quella felicità da ciò che la nos- tra terra ci offre. I problemi sono reali. I prob- lemi sono molti. Ma con un sor- riso, un espresso da un dollaro in mano e 5 minuti per pensare ai piccoli piaceri della vita, potrem- mo persino riuscire a superarli più facilmente. Don Camillo, un inno alla gioia di vivere all'Italiana, anche a tavola! LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA