L'Italo-Americano

italoamericano-digital-11-30-2017

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www.italoamericano.org 11 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 30 NOVEMBRE 2017 S hakespeare ha scritto 38 drammi. Un secolo dopo, a oltre mille miglia di distanza, un quattordicenne vene- ziano era appena scappato da scuola per iniziare una carriera da drammaturgo che lo avrebbe visto scrivere ben 250 opere teatrali. Avrebbe riportato alla vita il tradi- zionale teatro della Commedia dell'Arte, creando personaggi più realistici e sceneggiature esilaranti e pungenti che facevano ridere il pubblico a crepapelle. E le sue opere risuonano ancora oggi, facendo onore alle tappe di Broadway e nel West End di Lon- dra. Allora chi era Carlo Goldoni e come è diventato il re della com- media? Nato Carlo Osvaldo Goldoni nel 1707, il giovane trascorse i suoi primi anni nel palazzo di famiglia, Ca' Centanni, appena fuori dal Canal Grande della città. A quattro anni aveva già iniziato a leggere e scrivere, diventando un acuto lettore con una vivida immaginazione. Trascorreva ore a divorare i libri nella biblioteca di suo padre, tra cui le commedie del drammaturgo fiorentino Giacinto Andrea Cicognini e la Mandrago- ra di Niccolò Machiavelli. Creava sketch comici con un teatro dei burattini fatto da suo padre, facen- doli danzare nei riflessi acquosi del canale nella parte anteriore della casa. E all'età di otto anni inventava persino piccoli spetta- coli per la sua famiglia, in seguito accreditando il nonno come fonte di ispirazione per i suoi gusti drammatici. Ma suo padre aveva già altre idee per suo figlio. E non riguardavano il dramma. Giulio Goldoni si era formato in medicina a Roma, sistemandosi a Venezia, Perugia e Rimini, il che significava che la sua fami- glia si trasferiva frequentemente. Nel 1719 il medico convocò suo figlio, portandolo verso sud a Perugia per studiare presso il vici- no Collegio dei Gesuiti, nel tenta- tivo di addestrare la precoce gio- vane mente. Quando un anno dopo il contratto di Goldoni ter- minò per le discussioni con il suo protettore, Goldoni senior tornò a Chioggia sulla laguna veneziana, dove mise il figlio sotto il profes- sor Caldini, un filosofo che stava nella città costiera di Rimini, per continuare i suoi studi. Ma l'ado- lescente, all'apice della virilità, non vedeva l'ora di seguire le sue passioni letterarie e nel 1721 fuggì con una compagnia itine- rante di attori della compagnia Florindo de 'Maccheroni. L'avventura teatrale fu di breve durata, con Carlo che presto tornò nella casa di famiglia a Chioggia. Di nuovo suo padre cercò di edu- care lo studente con una profes- sione rispettabile, mandandolo prima a una scuola veneziana e poi al Collegio Ghislieri di Pavia per studiare legge come parte del- l'apprendistato con suo zio avvo- cato. L'anziano Goldoni era con- tento di sapere che il ragazzo stava spesso rinchiuso nella biblioteca. Ma invece di sgobbare sui libri di legge, su statuti e decreti, il giovane drammaturgo era tornato al suo primo amore, con la testa sepolta nella poesia comica greca e latina. Nel 1725 gli studi di legge di Carlo avevano subito una battuta d'arresto dopo una sommaria espulsione dal collegio per aver scritto una satira sulla gente di Pavia chiamata "Il Colosso". Imperterrito, suo padre lo iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Modena. Ma il giovane trovò fati- coso lo studio, subendo un crollo prima di tornare a casa a Chiog- gia, dove, a 20 anni, iniziò il suo primo lavoro come cancelliere nella cancelleria criminale. Per alcuni anni Carlo apparen- temente si piegò, come suo padre aveva sperato, superando il suo dottorato in legge e venendo ammesso al tribunale veneziano. Tutto andava bene, mentre Gol- doni scalava i ranghi detenendo posizioni sempre più redditizie tra cui segretario legale e consi- gliere. Ma per quanto suo padre e suo zio desiderassero che Carlo si sistemasse, lui non abbandonò mai la sua passione per la sceneg- giatura. E nel 1733 scrisse la sua prima opera completa - un melo- dramma chiamato Amalasunta. Goldoni aveva 26 anni, all'incirca la stessa età in cui Shakespeare scrisse la sua prima opera, Henry VI Part One. Amalasunta fu scritta in uno stile che rifletteva la passione di Goldoni per i drammaturghi anti- chi. Così, mentre il giovane scrit- tore seguiva le regole dell'antica Grecia e di Roma, non seguiva la tradizione della Commedia del- l'Arte che aveva dominato il XVII secolo, con grande disap- punto dei suoi critici, produttori e attori. Lo stile della Commedia si basava su una serie di bozze ori- ginali - i cosiddetti canovacci - che gli attori usavano come modello e come base per le loro produzioni improvvisate. I perso- naggi erano basati su altri modelli dai contorni definiti, noti come maschere, ognuna delle quali aveva anche un costume in modo che il pubblico potesse ricono- scerle. Ma l'approccio della Com- media stava producendo spettaco- li di sempre più scarsa lucidità, dato che gli attori semplicemente riproducevano gli stessi stereotipi e gli stessi logori racconti. Quello che fece Goldoni fu di trasforma- re completamente il teatro italia- no. In primo luogo ha riportato lo scrittore in prima linea nelle pro- duzioni teatrali scrivendo copioni completi per gli attori, fornendo dialoghi, caratterizzazione e nuove trame originali. In secondo luogo, mentre lo stesso Goldoni riconosceva l'im- portanza di alcuni dei personaggi della maschera, in particolare Arlecchino, Pantalone, Brighella e Bergamasco, creò cosciente- mente anche altri personaggi non mascherati, totalmente originali. Fu un colpo di genio quando Gol- doni cominciò a scrivere perso- naggi tratti direttamente dalle classi medie venete emergenti che vedeva intorno a lui. Questi a loro volta trovavano il favore del pubblico che si riconosceva nelle versioni di sè e che rendevano le sue opere più accessibili. Ed è proprio questa modifica che ora ci consente di viaggiare nel tempo fino a descrizioni detta- gliate della vita condotta dai con- temporanei e dai vicini di Goldo- ni, specialmente nelle sue opere come La Locandiera. In terzo luogo, ha descritto della vita reale attraverso scene e storie di comicità esilaranti, sem- pre attingendo da ciò che vedeva da casa sua o mentre passeggiava per le città d'Italia e, più tardi, in Francia. Incluse di tutto, dalle ricette per la cioccolata calda alle minuzie della vita da taverna, dai conflitti legali alla precarietà dei servi come in Il servitore di Due Padroni più comunemente cono- sciuto con il suo recente titolo di Broadway One Man, Two Guv- nors, reso famoso da James Cor- don. Oggi, circa trecento anni dopo, probabilmente non sembra un gran risultato il fatto che Gol- doni abbia scritto della vita reale, visto che siamo abituati a vedere rappresentazioni realistiche del mondo che ci circonda attraverso drammi, YouTube e l'assalto dei reality tv. Ma quello che Goldoni fece ai suoi tempi fu rivoluziona- rio e, per alcuni, abbastanza scioccante. Dal suo primo tentativo di tra- gicommedia nel 1733 avrebbe continuato a scrivere in modo più prolifico e comico di qualsiasi altro drammaturgo italiano prima di lui, o dopo aver affinato le sue tecniche, facendo rivivere il tea- tro e scambiando la sua carriera di avvocato per la sua passione vitale per la drammaturgia. Oggi il suo lavoro è il testamento del tempo che fa ruggire il pubblico di risate notte dopo notte, proprio come One Man, Two Guvnors ha dimostrato con diversi anni di tour tutti sold out nel Regno Unito e negli Stati Uniti. E abbia- mo un debito di gratitudine verso l'uomo che ha introdotto la vita vera, la farsa e la gioia nel teatro italiano. Goldoni è stato davvero il re della commedia. Carlo Goldoni, grazie alla sua creatività e attenzione alla società che lo circondava, cambiò il volto del teatro Italiano Carlo Goldoni: il re della commedia SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO

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