L'Italo-Americano

italoamericano-digital-11-30-2017

Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel

Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/910609

Contents of this Issue

Navigation

Page 4 of 43

GIOVEDÌ 30 NOVEMBRE 2017 www.italoamericano.org 5 L'Italo-Americano IN ITALIANO | Tauro in Calabria e prodotto da Martin Scorsese, è stato scelto per rappresentare l'Italia nella corsa all'Oscar come miglior film in lingua straniera alla pros- sima cerimonia degli Academy Award che si terrà il 4 marzo 2018 al Dolby Theater di Los Angeles. Il film racconta le vicende del 14enne Rom Pio Amato e del s uo percors o di iniziazione all'età adulta dopo essere rimasto l'unico "uomo" della famiglia in seguito all'arresto del fratello maggiore e del padre. Alcuni critici hanno definito il film controcorrente, sei d'ac- cordo? Non proprio. C'è sempre una polemica quando in un film c'è qualcosa di inaspettato. Personal- mente, non penso che sia contro- verso perché il mio obiettivo principale era di avvicinare il pubblico ad un mondo che altri- menti non avrebbero mai cono- sciuto. È stata una svolta specia- le, nella mia carriera e nella mia vita. Mi ha aperto gli occhi su cosa significasse realmente far parte di una comunità. Ma a parte questo non avevo un obiet- tivo preciso, non stavo cercando di mandare un messaggio o di far sentire le persone in un certo modo. Volevo solo presentare questo mondo. Tutti sentiranno cose diverse in base a ciò che vedono nel film, alcune persone lo vedranno controverso, altre no. Il film mostra una parte sconosciuta dell'Italia, soprat- tutto per gli Americani. Come credi reagirà il pubblico in America? È una domanda difficile a cui rispondere perché nemmeno gli italiani conoscono davvero que- sta parte di mondo. Non c'è molta rappresentazione dei Rom o dei Sinti al cinema, e questo è un film che cerca di farlo, e anche di cambiare il modo in cui lo si guarda. Cosa significa esse- re uno zingaro? In Italia è qual- cosa di molto specifico per noi che viviamo lì, per gli americani potrebbe non esserlo. Quindi sto scoprendo che in questo momen- to gli americani sono più colpiti dal fatto che sia una famiglia che interpreta se stessa e che sono una davvero famiglia nella vita reale. Quindi non colpisce che si tratti di una famiglia di zingari ma che si tratti di una famiglia vera. L'enfasi delle persone ovviamente cambia da un luogo all'altro, ma penso che la realtà, il fatto che colpisce siano loro che interpretano una versione di loro stessi. Come sei venuto a contatto con questo mondo? Non ho deciso sette anni fa di trasferirmi in Calabria, sono andato lì a fare un film sulle rivolte di Rosarno e ho iniziato a fare casting e ho incontrato l'at- tore principale e abbiamo deciso di prendere un appartamento insieme mentre giravamo Medi- terranea. E mentre facevamo quel film ho incontrato la comu- nità zingara perché un giorno la nostra auto è stata rubata e mi hanno detto di andare dagli zin- gari per riaverla. Quando sono andato lì mi hanno detto che mi avrebbero aiutato, ma che avrei dovuto aspettare perché stavano facendo un funerale, che poi era quello del nonno di Pio. La scena del funerale del film infatti è ispirata alla primissima cosa che ho visto della comunità degli zingari. Così, quando stavo finendo Mediterranea, ho iniziato subito a sviluppare il film. Quindi non è stata davvero una decisione di rimanere, è stato più un dirsi "Sono felice qui, mi sento ispira- to, perché andare via?". Ho deci- so di continuare su quella strada e vedere dove mi avrebbe porta- to. È stato un istinto, non una cosa calcolata come potrebbe sembrare. Come ha cambiato le cose l'appoggio di Martin Scorsese? Ha cambiato l'intera visibi- lità. Quando stavamo girando il film a Gioia Tauro eravamo iso- lati, a quel punto sapevo che lui era il produttore ma non sentivo la sua presenza, eravamo davve- ro solo cinque amici e il cast a farci in quattro per finire il film. Quando abbiamo avuto il suo contributo e il suo sostegno nel portare in giro il film, abbiamo avuto una visibilità maggiore. Il primo film che abbiamo realizza- to, Mediterranea, non è nemme- no uscito in Italia, ma solo negli Stati Uniti, all'AFI Festival. E all'improvviso rappresentiamo l'Italia agli Oscar, è una svolta a 180 gradi. Ti ha detto che cosa l'ha portato a supportare il film? All'inizio ha letto la sceneg- giatura, ha visto il corto e Medi- terranea, e il libro di foto che ho fatto sui miei sette anni di vita a Gioia Tauro, così è venuto a con- tatto con il gusto del film. Non posso dire in modo specifico cosa lo abbia attratto, ma so che era interessato a quel mondo e all'approccio. Poi, quando ha visto il film, è stato molto attrat- to da Pio, dal suo mondo, e da come è stato reso cinematografi- camente il film. Adesso a cosa stai lavoran- do? Sto girando un altro film su una bambina di Gioia Tauro e riguarda il legame tra la gente di Gioia Tauro e la città. L'idea è di mostrare perché le persone deci- dono di rimanere lì anche se non ci sono molte opportunità econo- miche. Parla di quel momento in cui decidi come sarà la tua vita e dove vivere, e cosa è veramente importante per te. Hai conosciuto davvero que- sta bambina? Sì, i miei film sono sempre basati su persone che conosco, situazioni che vedo vivendo a Gioia Tauro, a cui do una struttu- ra drammatica per trasformarle in un film. La conosco molto bene, tutta la sua famiglia sarà nel film, ho la stesura del film al momento e la sto sistemando con i dettagli reali delle loro vite, in modo che sia più fedele alla loro esperienza reale. Perché la scelta di far inter- pretare loro stessi come in A Ciambra e Mediterranea? Ognuno interpreta se stesso o una versione di se stesso. Quan- do realizzi film che riguardano comunità marginali, e dal momento che io non faccio parte di ques ta comunità, è molto importante abbandonare un approccio antologico, non voglio parlare di loro ma aiutarli a par- lare di loro s tes s i e il modo migliore per farlo è quello di portare sullo schermo l'essenza più autentica, è il modo migliore per onorare la loro realtà. Non voglio attori professionisti che li interpretano, si tratta di loro, delle loro emozioni, della loro verità e non può essere nessun altro a farlo per loro. L'Italia agli Oscar 2018: Jonas Carpignano e il mondo di A Ciambra La città di Gioia Tauro è centrale nella cinematografia di Carpignano, che però ci si è ritrovato quasi per caso NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ Continua da pagina 1

Articles in this issue

Links on this page

Archives of this issue

view archives of L'Italo-Americano - italoamericano-digital-11-30-2017