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GIOVEDÌ 14 DICEMBRE 2017 www.italoamericano.org 25 L'Italo-Americano IN ITALIANO | Gatta Cenerentola - Cinderella the Cat: una Napoli "animata" e artistica va agli Oscar Maria Carolina Terzi, Mauro Luchetti, produttori, con il Console Antonio Verde. Photo: Denni Christopherson LA COMUNITÀ DI LOS ANGELES È stato proiettato il 27 novembre al TLC Chi- nese Theater di Hol- lywood il film d'ani- mazione italiano Gatta Cenerentola - Cinderella the Cat. Il film è stato scelto dall'Academy per la categoria Miglior film d'animazione (la prima volta per l'Italia, nonostan- te la sua lunga tradizione di suc- cesso nella produzione dei film d'animazione), e quindi potrebbe essere selezionato nella shortlist finale e correre per un Oscar. La shortlist verrà annunciata il 23 gennaio 2018. Gatta Cenerentola - Cinde- rella the Cat è una rilettura post moderna e noir della celebre fiaba contenuta ne Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basile, portata successivamente a teatro da Roberto De Simone nel 1976, e ora sul grande schermo dai registi Alessandro Rak (già regista de L'arte della felicità), Ivan Cap- piello, Marino Guarnieri a Dario Sansone in una nuova versione retro-futuristica. "Il cinema è uno strumento importante per diffondere i valori dell'Italian Style" ha commentato il Console Generale d'Italia a Los Angeles Antonio Verde durante la premiere statunitense che è stata attivamente promossa dal Consolato Generale e che si è tenuta a Hollywood. In questa occasione L'Italo- Americano ha intervistato Maria Carolina Terzi, produttrice del film, e Luca Riemma, attore napoletano da 5 anni a Los Ange- les, che ha organizzato le proie- zioni insieme a Pascal Vicedomi- ni. Gatta Cenerentola - Cinde- rella the Cat è stato proiettato il 2 dicembre all'Istituto Italiano di Cultura, e al Laemmle Theater di Beverly Hills dal 9 dicembre al 16 (12.10pm, 4.50pm e 9.55pm). Maria Carolina, come si è avvicinata alla promozione di Gatta Cenerentola? Maria Carolina Terzi: Anni fa, quando lavoravo all'Istituto Luce, avevo sviluppato il primo film di Luciano Stella e Alessandro Rak, L'arte della felicità. Quando poi sono andava via di lì, ho deciso di continuare a lavorare con loro su un secondo film perché credevo moltissimo in quello che faceva- no. Cosa l'ha colpito del loro lavoro? Maria Carolina Terzi: Credo che Rak e i registi abbiano la capacità di parlare al cuore della gente. Siamo un gruppo di perso- ne che lavora commuovendosi molto rispetto a quello che fa, ci mettiamo il cuore. Puoi darmi qualche numero sulla Mad Entertainment? Maria Carolina Terzi: Il papà, il fondatore, è Luciano Stella che ha creato un vero e proprio stu- dio-factory a Napoli. Siamo uno studio composto da 20 persone: Luciano, io e Mauro Luchetti che siamo i produttori e poi gli anima- tori. Se si vedono i titoli di coda, alla fine del film, fa sorridere vedere sempre gli stessi nomi. Penso che chi lo vedrà forse capirà che è un piccolo miracolo aver fatto un film in tre anni di lavoro e con un milione e due di budget. Come è nata l'idea di fare un film di animazione su una storia tramandata oralmente a Napo- li? Maria Carolina Terzi: Luciano Stella è sempre stato un fanatico dell'animazione. All'inizio dove- vamo fare un documentario su L'arte della felicità che è una ras- segna filosofica, buddhista, di indagine sullo spirito, che Lucia- no organizza a Napoli da 15 anni. Quando uscì Valzer con Bashir e Persepolis, Luciano iniziò a pen- sare di farlo in animazione, così ha iniziato a cercare gente a Napoli e ha incontrato Alessandro Rak. Napoli si è rivelata una fuci- na di disegnatori di grande talen- to. Cosa significa per voi che Gatta Cenerentola sia stato proiettato al famoso Chinese Theater di Hollywood e che sia stato scelto dall'Academy? Maria Carolina Terzi: Signifi- ca che la nostra casa di produzio- ne è diventata un'apripista per quelli che vogliono fare anima- zione in Italia. Siamo qui a Los Angeles a tentare la nomination perché lo vuole fortemente anche il Sistema Italia. Cartoon Italia, quando ha visto il film, ha fatto di tutto affinché arrivasse a L.A. Quale sarà il percorso del film negli States adesso? Maria Carolina Terzi: Adesso i volontari dell'Academy voteran- no per scegliere i 5 nominati tra i 26 film. Questi 5 film andranno all'Oscar. Noi cerchiamo anche solo di arrivare nella short list. Abbiamo organizzato tutto questo con Cartoon Italia, con il nostro distributore Raicom e il Ministero in appena venti giorni. Il film è stato terminato il 20 agosto, il 5 settembre eravamo a Venezia al Festival, il 15 settembre in sala, il 1 novembre iscritti all'Oscar. Una corsa bellissima ma stancante, e non siamo molto preparati a una campagna per l'Oscar… ci vor- rebbe San Gennaro per far avve- rare questo sogno! Cosa ci può dire dei quattro registi? Maria Carolina Terzi: Rak è un regista d'animazione e un ani- matore. Dario Sansone è anche lui un disegnatore e un musicista, il frontman dei Froya, una band molto seguita a Napoli. Ha fatto le musiche anche per L'arte della Felicità. Marino Guarnieri è dise- gnatore e animatore, e Ivan Cap- piello è specializzato nel 3D, nel Blender, un programma di anima- zione open source. Come è nata la decisione di creare questa Napoli così insoli- ta, ne L'arte della felicità c'era questa pioggia continua e in Gatta Cenerentola è così dark e decadente? Maria Carolina Terzi: Nel primo film, la Napoli piovosa era dovuta al fatto che non avevamo i soldi per fare il sole, perché la pioggia garantiva di non dover avere delle ombre, di non doversi concentrare sui dettagli. Un'idea dettata dal bisogno tecnico ma che si è rivelata geniale perché ha mostrato una Napoli triste, una Napoli sotto la pioggia, depressa, che nessuno aveva mai visto prima. Stesso motivo per Sergio, il protagonista, diventato un tassi- sta perché farlo camminare sareb- be costato di più. Sono state scelte geniali in entrambi i casi. Per Gatta Cenerentola la scelta del- l'unicità della location, una nave, ha garantito il potersi concentrare su poche scenografie. Su cosa state lavorando adesso? Maria Carolina Terzi: Siamo già lavorando su un progetto meraviglioso. Un film che si chia- merà Deaddy, ovvero papà- morto, sarà una storia Tim-Bur- tiana. Ma non dico altro per superstizione! Luca, come mai era impor- tante portare questo film a Los Angeles? Luca Riemma: Prima di accet- tare ho chiesto di vedere il film e mi sono letteralmente innamorato. Ho visto che c'è una verità su Napoli, su cui a volte ci sono degli stereotipi (o si va sulla pizza e mandolino o sulla criminalità). Questo film invece abbraccia invece la passione, la genialità del napoletano, e anche i suoi lati negativi, come la criminalità. In questo caso però, non vengono esagerati ma rappresentati in modo equilibrato. E' una fiaba che ti trasmette le emozioni di Napoli, e io mi sono sentito a casa. Cosa l'ha appassionata di più del film? Luca Riemma: La cosa che mi ha emozionato è che i produttori non sono napoletani ma provano un grande amore per la città. E poi nel film ci sono arte, gio- ventù, passione… talenti che si mescolano nei colori e nella colonna sonora. Ho visto molta profondità nel film. Una Napoli diversa rispetto a quella che si aspettava di vedere? Luca Riemma: Una Napoli futuristica ma con uno spirito antico nel linguaggio, un linguag- gio anni '30, un po' stile liberty e a tratti barocco, un mix tra l'anti- co e il moderno anche nelle musi- che. Una frase del film è: "Dovete essere all'altezza di essere napo- letani". Cosa significa per lei? Luca Riemma: Il napoletano ha una responsabilità perché tutto quello che fa viene raccontato nel mondo, per cui bisogna avere la responsabilità di fare le cose con etica e rispetto. L'essere folclori- stici, pieni di passioni, vivi, non significa essere maleducati o arro- ganti. La maleducazione, peraltro, è ovunque, in tutte le città del mondo. Resta a noi puntare sulle nuove generazioni. Questo può essere un film che ai giovani napoletani insegnerà come rac- contare e vivere Napoli non solo attraverso la criminalità ma come forma d'arte. Luca Riemma, attore, con Florindo Blandolino, direttore dell' Italian Trade Agency. Photo: Denni Christopherson
