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www.italoamericano.org 11 LIFE PEOPLE MOVIES MUSIC BOOKS KENNETH SCAMBRAY Carbonella e sangue: immigrati italiani a Eureka, Nevada, e il massacro di Fish Creek di Silvio Manno. Reno: University of Nevada Press, 2016 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 14 DICEMBRE 2017 S ilvio Manno è nato in Calabria, è cresciuto a Milano e immigrato a Fresno, dove ha con- seguito un Master in Linguistica dello Stato di Fresno. Ottima conoscenza dello spagno- lo e dell'italiano, ha insegnato per anni come insegnante di una scuola elementare bilingue fino al suo pensionamento. Per anni Manno è stato un instancabile ricercatore della sto- ria degli immigrati italiani in California. Ha svolto ricerche approfondite sugli immigrati ita- liani nella California dell'oro. È l'autore di una precedente opera, The Forestiere Underground Gar- dens: A Pictorial Journey. Nel suo ultimo lavoro ha esteso la ricerca sull'immigrazione italiana ad un evento tragico, il massacro di Fish Creek, avvenuto nel 1879 a Eureka, in Nevada. Gli studiosi hanno scritto su questo evento, ma di solito in articoli con circo- lazione limitata. Con il suo libro, pubblicato da una rinomata edi- trice universitaria, Manno ha por- tato questo evento altrimenti oscuro a un pubblico più ampio. Il massacro di Fish Creek è un capitolo importante nella storia dell'immigrazione italiana nel West. Poco studiati anche dagli esperti, gli immigrati italiani por- tarono l'abilità artigianale di bru- ciare carbonella in America nel diciannovesimo secolo. Nelle loro regioni d'origine, sia nel nord sia nel sud dell'Italia, in con- dizioni pericolose, i contadini abbattevano gli alberi nelle fore- ste delle regioni e creavano car- bone vegetale usato per scopi sia domestici che industriali. Nel suo romanzo Empty Hands (1960), lo scrittore calabrese Saverio Strati ha scritto di coloro che si occupa- vano di bruciare carbonella, poveri e sfruttati, della Calabria. A Eureka, alla fine del dicianno- vesimo secolo, i bruciatori di car- bonella italiani venivano sfruttati allo stesso modo, guadagnando bassi salari e lavorando per lun- ghe ore in condizioni altrettanto pericolose. Prima che il carbone sostituis- se il bisogno di carbonella, gli immigrati italiani portarono la tecnica per produrre carbonella in America. Era una delle tante industrie all'epoca in cui poteva- no trasferire le loro abilità artigia- ne del vecchio mondo, trovare un lavoro rapidamente e guadagnarsi da vivere, per quanto marginale fosse. Nel West, la carbonella era un prodotto essenziale utilizzato nell'industria di fusione per la produzione di carbone. Come spiega Manno, negli anni tra il 1870 e il 1880 gli italiani affron- tarono un diffuso pregiudizio contro di loro e tutti gli altri immigrati. Gli italiani in partico- lare non avevano ancora stabilito un punto d'appoggio sicuro in nessuna industria. Manno spiega che nel 1877 ci fu di nuovo biso- gno di carbonella nel Nevada cosa che attirò una grande forza lavoro immigrata. Gli immigrati sottopagati contavano all'epoca circa tremila uomini. Erano pagati con il magro stipendio di meno di un dollaro al giorno, una paga bassa per un lavoro qualifi- cato anche negli anni settanta del 1800. Lavorando sui pendii men- tre abbattevano alberi di grandi dimensioni, i lavoratori rischia- vano lesioni debilitanti o la morte in ogni momento della loro vita lavorativa. Nel 1879 i bruciatori di car- bonella fecero qualcosa di ina- spettato: formarono la Eureka Charcoal Burners Protective Association. Le sei attività di fonderia, incluse le due più gran- di, le fonderie Eureka e Rich- mond, si opposero al sindacato. Ironia della sorte, diversi immi- grati italiani, probabilmente di origine svizzero-italiana, erano tra i principali avversari dei lavo- ratori. Si erano già sistemati in Eureka, accumulato capitali e investendo nell'industria lucrati- va della fusione. Nel suo lavoro di ricerca estremamente docu- mentato, Manno spiega dettaglia- tamente il processo sindacale che in definitiva portò alle loro richieste di salari più alti e migliori condizioni di lavoro. Come si è scoperto, il basso sala- rio giornaliero dei lavoratori era spesso il risultato della contabi- lità fraudolenta delle aziende, che assegnava il pagamento ai lavoratori in base al numero di sacchi di carbone che produceva- no giornalmente. Si aggiunga che, a causa del loro analfabeti- smo, inizialmente gli immigrati non erano in grado di leggere con precisione i libri contabili delle aziende. Ma presto scopri- rono la frode perpetrata da chi amministrava. Di conseguenza, i bruciatori iniziarono una serie di interruzio- ni del lavoro sotto la guida gene- rale dell'immigrato italiano Seve- rino Strozzi, che era diventato un influente ufficiale nella nuova associazione dei bruciatori. Nel- l'estate del 1879, le tensioni ini- ziarono ad aumentare mentre i lavoratori minacciarono la distru- zione della proprietà. Proprietari e funzionari locali chiesero la milizia statale. Come rivela Manno attraverso le sue ricerche sui giornali locali, all'epoca gli editori alimentavano il sentimen- to contro i lavoratori e sosteneva- no gli amministratori. Un giorna- le, tuttavia, pubblicò un editoria- le anonimo a favore degli operai. Alcuni tra la popolazione locale, a causa delle povere condizioni di vita dei lavoratori e delle basse retribuzioni, in realtà sim- patizzavano con gli immigrati. Questo fu uno sviluppo sorpren- dente, dato il generale sentimen- to anti-immigrati dell'epoca. I lavoratori scioperarono quando la direzione non riusciva a venire a patti con le loro richie- ste. Inoltre, oltre alla leadership di Strozzi nei ranghi del sindaca- to, i lavoratori italiani divennero attivi nello sciopero. In un inci- dente, settantacinque italiani andarono in un ranch di uno dei proprietari italiani e confiscarono 2000 sacchi di carbonella e li distrussero. Gruppi di lavoratori organizzarono e tentarono di interrompere il sistema di distri- buzione della carbonella. È stato riferito che la polizia iniziò a fare arresti finché il carcere non fu pieno di italiani. La resistenza operaia terminò il 18 agosto 1879 quando circa un centinaio di operai si scontrò con gli uffi- ciali. Nessuno sa veramente cosa sia successo o chi abbia iniziato le violenze. In seguito, cinque bruciatori italiani furono uccisi e sei feriti. I giornali, gli avvocati e i lavoratori avevano tutti reso- conti diversi sull'incidente. Seb- bene gli avvocati fossero accusa- ti, non furono mai processati. La storia che Manno racconta di questo infame episodio è una tra le tante in cui gli italiani furo- no coinvolti prima della seconda guerra mondiale. Forse il più famoso e tragico fu il massacro di Ludlow. Il 20 aprile 1914, nei loro sforzi per reprimere uno sciopero dei minatori, la Guardia Nazionale del Colorado aprì il fuoco sulla tenda del campo di estrazione di Ludlow e la incen- diò. In seguito si scoprì che due donne italiane e tredici bambini italiani vi morirono. I massacri di Fish Camp e Ludlow dimostrano che il suc- cesso dei primi immigrati, come degli immigrati di oggi, non furono immediati. Al di fuori dell'ambito del lavoro ben scritto e informativo di Manno ci sono gli innumerevoli disastri minerari nell'Est e nell'Ovest e altri inci- denti industriali che hanno tolto la vita a migliaia di immigranti. I regolamenti erano pochi e la supervisione del governo era ine- sistente. Il lavoro di Manno è un utile contributo al campo della storia dell'immigrazione italiana nel West.