L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-25-2018

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GIOVEDÌ 25 GENNAIO 2018 www.italoamericano.org 5 L'Italo-Americano IN ITALIANO | romani e ricordo con affetto un elmo di cartone con in cima un filo rosso che avevo fatto una volta, aiutata silenziosamente e pazientemente da mia nonna, quando ero in 4° o 5° elementare. Quello era il Carnevale per noi bambini: un momento per sogna- re, per truccarsi e mettersi vestiti colorati, per andare a balli e, natu- ralmente, per tuffarsi nella preli- batezza del cibo tipico. Da pie- montese, avevamo le bugie - note come chiacchiere o frappe in altre parti d'Italia - e i friscieu, quelle palline di pasta calde, morbide e dolci, fritte e rotolate nello zuc- chero che adoro ancora oggi: le mie preferite erano quelle con l'u- vetta ma mi piacevano tantissimo anche quelle alle mele. Era come un rituale, in fila nella piazza del mio paese, nel pomeriggio del Giovedì Grasso, vestiti da Pierrot o da regina delle favole o da Cap- puccetto rosso, per prendere un sacchetto di friscieu dalle mani di una vecchia signora della parroc- chia incaricata della distribuzione. Sono state le migliori di sem- pre. Poi si diventa adolescenti e il Carnevale si trasforma in un'occa- sione per osare con il trucco, per trasformarsi nel proprio idolo e persino per travestirsi: un anno, sono diventata come Kurt Cobain e il mio fidanzato come Courtney Love. Era un fantastico Courtney, anche se ero io quella con l'atteg- giamento da rockstar. Quando però arriva l'età adul- ta, si inizia a guardare al Carneva- le con occhi diversi, e ci si rende conto che tutta quella voglia di cambiare il proprio aspetto ed essere qualcun altro che si aveva da piccoli, una volta cresciuti perde un po' di appeal: forse è perché ci si sente a proprio agio un po' di più nei propri panni, o forse perché, più semplicemente, non c'è abbastanza tempo nei nostri giorni da adulti lavoratori per farsi venire un'idea e mettere insieme costumi decenti. Quindi si inizia a pensare al Carnevale in modo un po' diverso, si comincia a chiedersi cosa significhi vera- mente e da dove venga. Gli storici sono tutti d'accordo sul fatto che il Carnevale sia tipi- camente associato al calendario cattolico, stretto com'è tra Natale e Quaresima, ma che le sue radici siano molto più antiche. Vedete, il mese di febbraio, quando il più delle volte si svolge il Carnevale, era dedicato alla pulizia spirituale e alla purificazione. I Romani e gli Etruschi prima di loro, consideravano questo periodo dell'anno un momento di passaggio tra le stagioni e quindi un momento perfetto per entrare in contatto con i morti e l'Altro- mondo. Per non rimanere mai senza una festa, i nostri antenati latini avevano anche i Lupercalia nello stesso periodo, una festa per onorare la fertilità. Tuttavia era mentre elogiavano Saturno, dio dell'età dell'oro, che Roma ci ha davvero offerto il primo sguardo sul mondo del Carnevale: i Satur- nali, le feste di Saturno, celebra- vano il suo regno dell'abbondanza facendo baldoria nei banchetti, balli e sovvertendo temporanea- mente le regole canoniche e quoti- diane: non diversamente dalle celebrazioni del Carnevale di oggi, quando "ogni scherzo vale", ogni trucco era permesso. Per molti versi, il Carnevale dei cattolici, così legato al succes- sivo periodo di penitenza e purifi- cazione della Quaresima, ricorda la necessità di "lasciarsi andare" momentaneamente e di rifocaliz- zarsi prima dell'intenso periodo di meditazione e riflessione spiritua- le che verrà. E così, il Carnevale ha mantenuto la sua anima e la sua essenza, nonostante il passare dei secoli e delle religioni nella penisola. Oggi il nostro Carnevale, quel- lo che più rispecchia le tradizioni, i colori e il patrimonio artistico italiano, è certamente quello delle Maschere. Le Maschere, quell'in- sieme di figure regionali, ognuna associata a un abito specifico e a un particolare insieme di caratteri- stiche morali e personali, sono il vero e autentico volto del Carne- vale italiano. Figlie dei bei tempi barocchi della Commedia dell'Arte, le Maschere sono più che rappresen- tazioni dei difetti stereotipati della gente o degli abitanti più tipici di una regione, sono il cuore stesso della festa. Nonostante il tempo che passa e le tendenze che cam- biano, rimangono popolari, cen- trali in ogni parata: è improbabile che vengano eseguite senza che neanche una di loro partecipi. La ragione sta dietro ai loro legami con l'arte e il teatro del Paese, per quanto importanti e belle possano essere: le nostre Maschere rispecchiano i nostri difetti, i nostri punti di forza, le nostre cadute e, una volta all'anno, ci permettono di guardarli con un po' più di umorismo. Arlecchino, con la sua eterna necessità di ingannare e beffare gli altri, la sua affascinante e civettuola fidanzata Colombina, spensierata e disinvolta, o Balan- zone, la perfetta incarnazione di alcuni tipi di intellettuali che cre- dono di essere gli unici ad aver letto più di una versione Reader Digest di Shakespeare, ognuno di essi è, anche se in una parte infini- tesimale, dentro di noi. Quando li vediamo, con i loro eccessi e le loro idiosincrasie, riconosciamo in loro una briciola di noi e, ahimè, sorridiamo al paragone, imparando a non pren- derci troppo sul serio tutto il tempo. Quanto è immensamente importante, in un mondo fatto di doveri e ingiuste autocelebrazioni, riconoscere con un tocco di spen- sieratezza che non siamo perfetti? È così. Ecco perché le nostre amate Maschere in Italia sono ancora care ai nostri cuori, un paio di secoli dopo che il Teatro dell'Arte è andato fuori moda diventando poco più che un'incar- nazione del periodo delle arti dello spettacolo: è perché ci rispecchiamo in loro, difetti e non, e capiamo subito che dobbiamo essere un po' meno pomposi, ma anche un po' meno severi con noi stessi. Il Carnevale e i suoi mille volti Gli storici sono tutti d'accordo sul fatto che il Carnevale sia tipicamente associato al calendario cattolico, stretto com'è tra Natale e Quaresima, ma che le sue radici siano molto più antiche NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ Continua da pagina 1

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