L'Italo-Americano

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PAGINA 14 L'Italo-Americano GIOVEDÌ 15 NOVEMBRE 2012 Il lungomare di Loano sulla Riviera di Ponente Liguria. Situato sulla costa della Riviera di Ponente, alla foce del torrente Nimbalto, fra i comuni di Pietra Ligure e Borghetto Santo Spirito, dista dal capoluogo 34 km ed è il sesto comune della provincia in ordine di popolosità. La sua posizione, protetta da un arco di montagne di cui la più alta è il monte Carmo (1389 metri), fa sì che Loano possa godere di una situazione climatica particolarmente favorevole. Loa o Lêua in ligure, ha origini preromane ma durante l'epoca romana si riempì di ville: un mosaico di età imperiale è visibile nel piano nobile di Palazzo Doria. Nell' VIII secolo divenne feudo del monastero dei Benedettini che fondarono nei pressi del porto l'attuale la chiesa di Loreto. Nel corso del XII secolo fu dominio vescovile della vicina Albenga fino all'acquisto da parte di Oberto Doria nel 1263 che, insieme al figlio Raffo, convinse gli abitanti a spostarsi vicino alla costa. Dal 1263 fino all'epoca napoleonica, escluso un breve perio- do di dominazione Fieschi, la città fu ininterrottamente contea dei principi Doria, i quali lasciarono sul territorio, una importante collezione di simboli, anche architettoni- ci, che rappresentano la città. I Doria furono una delle famiglie nobiliari più importanti della storia d'Italia, con possedimenti in Liguria, Piemonte, Lazio, Basilicata, Puglia, Campania, Sardegna. Porta il nome di uno dei discendenti della casata, l'ammiraglio della Repubblica cinquecentesca di Genova Andrea D'Oria, il più famoso transatlantico italiano. Erede dei transatlantici degli anni trenta, l'Andrea Doria era la più grande e veloce nave da passeggeri della flotta italiana. Il 25 luglio 1956, l'Andrea Doria, diretta a New York, si scontrò con la nave svedese Stockholm della Swedish America Line, in quello che fu uno dei più famosi e controversi disastri marittimi. Loano, 12.042 abitanti nella provincia di Savona in Il santuario di Macereto nelle Marche. Sorge nell'area montana compresa tra il confine con l'Umbria e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, sulle pendici settentrionali dell'omonimo monte. Il suo territorio, nel quale si estende anche la Riserva Naturale Montagna del Torricchio, si articola in frazioni disposte su diversi livelli altitudinali. È un comune sparso, ha la sede comunale in località Piè del Sasso, ed è uno dei più piccoli della provincia di Macerata, punto di partenza ideale per itinerari gastronomici e un turismo lontano dalle zone affollate. Nel centro storico del paese, di tipico aspet- to medievale, spiccano il campanile della chiesa parroc- chiale e i resti della torre. Il territorio, che vive di agricoltu- ra, pastorizia e artigianato, è costellato di chiesette, come San Niccolò, con all'interno una croce in rame dorato del sec XIV secolo e affreschi del XV e del XVI secolo, la chiesa di Cerreto con una crocifissione e la Madonna del De Magistris, la chiesa Santa Maria Assunta con una croce in rame dorato, la chiesa di San Benedetto, un tempo abba- zia benedettina, con un bel portale in calcare rosato (San Benedetto è il patrono del paese ed è celebrato a marzo) e la chiesa di San Michele Arcangelo. Poco distante dal paese, ad un'altezza di circa 1000 metri, c'è il complesso del Santuario di Macereto considerato la massima espres- sione dell'architettura rinascimentale nelle Marche. È situato nell'omonimo altipiano, nei cui pressi sorgeva un tempo il castello dei conti di Fiastra. A Monte Cavallo in estate si tiene la sagra del castrato e del formaggio pecori- no che, oltre alle carni e ai prodotti caseari, offre l'occasio- ne per degustare tutti i prodotti tipici locali. Così come la manifestazione gastronomica itinerante "I Tesori dei Si- billini". Monte Cavallo, 155 abitanti nella provincia di Macerata Vista panoramica di Nicolosi di Catania in Sicilia. Deve il suo nome al monastero benedettino di San Nicola all'Arena (dalla natura geologi- ca del terreno su cui sorge, la terra sabbiosa, la rena), situato nel suo territorio fin dal 1359, la cui costruzione fu ordinata dal vescovo di Catania, Marziale, dove era già esistente un ospizio per i frati del cenobio annesso alla chiesa di Santa Maria. Le prime case si svilupparono attorno al monastero, ma dopo molte eruzioni e distruzio- ni, il monastero fu abbandonato e gli abitanti ricostruirono l'abitato in una zona più bassa, dove fu anche costruita la prima chiesa madre dedicata all'Immacolata, che fu sepol- ta dalle sabbie eruttive dell'eruzione dell'Etna del 1669, come tutto il paese, e oggi si trova sotto le case. Il paese venne ricostruito intorno al 1670-1680, periodo in cui furono edificati chiese e palazzi. Nel 1886 il paese venne minacciato da una nuova colata lavica, fu ordinato lo sgombero del paese ma il braccio di lava si fermò a soli cento metri dalle prime case, e il 13 giugno (giorno del santo patrono del paese, Sant'Antonio di Padova e della Pentecoste) gli abitanti ritornarono nel loro paese. Dal- l'immediato dopoguerra, i pendii sud-orientali dell'Etna sono diventati meta di villeggiatura estiva della popola- zione catanese, che vi ha costruito le seconde case dalle linee architettoniche moderne e dai colori vivaci che male si inseriscono nel paesaggio naturale ed agrario della montagna. Nicolosi è oggi una nota meta turistica per quanti vogliano raggiungere l'Etna. Sono presenti piste da sci, una funivia panoramica ed è possibile arrivare fino al cratere vulcanico, accompagnati dalle guide. Durante la stagione estiva, l'Osservatorio Astrofisico di Catania orga- nizza attività di divulgazione scientifica all'osservatorio astronomico di Serra la Nave. Nicolosi è un comune di 6.959 abitanti della provincia America get ready: arrivano i Blastema, la giovane rock band di Forlì cresciuta sulla rivoluzione musicale made in Usa SIMONA MARTINI COLLABORATRICE stema, rock band di Forlì. E un titolo: "Lo stato in cui sono stato". L'album, disponibile in tutti gli store digitali e su cd, è stato appena pubblicato dalla Nuvole Production, la casa discografica di Fabrizio De Andrè, gestita da Dori Ghezzi e Luvi De Andrè. I Blastema hanno una solida Un nome da ricordare: Bla- Casadei (voce), Alberto Nanni (chitarre, cori), Michele Gavelli (pianoforte, synth, hammond), Luca Marchi (basso) e Daniele Gambi (batteria). Nel loro back- ground c'è tanta America, poiché i gruppi che hanno maggiormen- te influenzato il loro approccio alla musica sono soprattutto ame- ricani. Ma i Blastema hanno saputo fondere queste influenze potuto apprezzare l'energia, la potenza e l'intensità sprigionate dai Blastema nei loro live non vedono l'ora di continuare a se- guire il gruppo nel tour che seguirà la pubblicazione del loro secondo lavoro. I Blastema sono Matteo esperienza alle spalle e riscosso crescenti consensi nel circuito indipendente con l'album d'esor- dio del 2010, "Pensieri illumina- ti". Adesso i cinque ragazzi sono pronti per spiccare il salto, grazie al nuovo album, che intendono far ascoltare dal vivo anche al pubblico americano. I fan italiani che hanno già tarrista dei Blastema, ma ha pro- dotto "Lo stato in cui sono stato". Sa bene cosa significhi studiare sui dischi per realizzare un album la cui qualità sia evidente anche nella produzione: "Per noi è fon- damentale l'esempio di produtto- ri americani come Andy Wallace e Brendan O'Brien, che con la loro forte componente di innova- zione abbiamo ritenuto essere che abbiamo plasmato la nostra esperienza musicale cercando di basarci su modelli che non erano italiani, perché quando abbiamo iniziato a suonare, nel 1997-98, quello che ci piaceva erano i gruppi di Seattle, in grande fer- mento (Nirvana, Soundgarden, Pearl Jam). E ancora, gli Sma- shing Pumpkins e il post-rock con i Sonic Youth. È stato davve- ro importante: era come trovarsi in mezzo a una rivoluzione cultu- rale che parlava la nostra lingua, che manifestava i nostri modi di espressione nel disagio. Quel mo- vimento di fortissima rottura ci ha legati molto agli Usa". Alberto Nanni non è solo il chi- Alberto dei legami fra i Blastema e gli Usa. Matteo Casadei: "È innegabile con l'amore per la melodia crean- do "una specie di superuomo bio- nico musicale", come dice Matteo Casadei, dando vita a un coinvolgente electro-rock fatto di chitarre, sintetizzatori e tastiere, fedeli alla linea dell'armonia e della musica melodica. Abbiamo parlato con Matteo e Il gruppo dei Blastema maestri per il nostro modo di concepire il suono, il trattamento delle tracce e il mixaggio." L'es- perienza dei Blastema si è inoltre arricchita, prosegue Alberto, "sulla scia di realtà italiane nate nell'underground come i Mar- lene Kuntz, molto simili al nostro modo di avvicinarci alla musica". E qual è, quindi, il risultato di questi ingredienti made in the Usa rielaborati dalle sapienti mani italiane dei Blastema? Il risultato è un affascinante rock che è tanto raffinato quanto potente, una perla rara imprezio- sita dalle liriche scritte da Matteo Casadei, ora poetiche ed evocati- ve, ora dirette e velate di ironia, ma sempre in grado di costruire stati dell'anima o luoghi immagi- nari dell'essere, condizioni esi- stenziali vissute, analizzate o pre- sentate così come sono state è la voce di Matteo, limpida ed eclettica, che sa dare pennellate dai colori caldi e sa anche graf- fiare, nel pieno rispetto della varietà melodica dei brani. Oltre alla qualità e originalità intrinse- che rappresentate dai Blastema, ciò che colpisce de "Lo stato in cui sono stato" è la varietà delle canzoni. Molto spesso la musica italiana offre proposte troppo uguali a se stesse, e la capacità di rinnovare il sound all'interno dello stesso album è cosa rara. Il ascolti amati dalla band è stato assimilato e trasformato in un sound originale che arricchisce notevolmente la componente me- lodica di matrice italiana. Altro punto di forza del gruppo esperite: lineari o frastagliate, chiare o rese con giochi di parole o argute metafore. Il background costituito dagli americano non potrà non farsi coinvolgere ed emozionare dai Blastema, che propongono un cocktail intrigante come il rock mescolato alla melodia italiana. E in attesa di vedere il gruppo sui palchi degli States, le note di "Lo stato in cui sono stato" saranno il ponte più solido per ricongiunge- re con il Belpaese gli americani amanti della bella musica, siano essi di origine italiana o meno. Come cantano i Blastema: "il sangue è vivo e scuote i piedi e non sarà un mare che lo fer- merà". secondo disco del gruppo di For- lì, invece, riesce a mantenersi coerente pur nella diversità di tracce come l'ipnotica Synthami, l'intensa ballata Tira fuori le spine, l'energia delle veloci Dopo il due e Caos 11, e l'ariosa e immaginifica Sole tu sei. Il pubblico americano e italo-

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