L'Italo-Americano

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GIOVEDÌ 15 NOVEMBRE 2012 L'Italo-Americano PAGINA 5 Compleanno lungo 1700 anni per il Sacro Militare Ordine Costantiniano riconosciuto dall'Onu e con delegazioni negli Usa MAURO FAVERZANI COLLABORATORE L'origine del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio risale niente meno che all'Imperatore Costantino, il quale adottò il motto "In hoc signo vinces", dopo l'apparizio- ne della Croce presso ponte te della Famiglia Comneno, privo di eredi. Per evitarne l'e- stinzione, trasferì l'Ordine al Duca di Parma, Francesco Farnese, passaggio sanzionato da Papa Innocenzo XII con la bolla "Sincera Fidei" del 24 ottobre 1697. Papa Clemente XI, con la bolla "Militantis Ecclesiae" del 27 L'unificazione d'Italia nel 1861 privò l'Ordine Costantiniano dei beni materiali, ma la Real Casa di Borbone delle Due Sicilie ne mantenne il Gran Magistero, trattandosi di un Ordine dinasti- co familiare. L'attuale Gran Maestro è Sua Altezza Reale il Principe don Carlo di Borbone delle Due Sicilie, XVIII Duca di Castro. Tra gli obiettivi dell'Ordine Costantiniano vi sono la glorifi- cazione della Croce, la testimo- nianza e la propagazione della fede, nonché la difesa di Santa Romana Chiesa. Gli ambiti di attività sono opere sociali di assi- stenza ospedaliera e beneficenza, oltre alle iniziative in campo cul- turale per la rivalutazione della storia dell'antico Regno delle Due Sicilie. L'Ordine è riconosciuto for- Insegne dell'antico Ordine militare fondato 1700 anni fa Milvio, a Roma, nel 312 -esatta- mente 1.700 anni fa-, prima di affrontare e vincere in battaglia il rivale Massenzio. Tanto che le iniziali del motto, I.H.S.V., anco- ra oggi si trovano alle estremità dei bracci della croce greca gi- gliata di color porpora, che costi- tuisce la decorazione dell'Ordine. Al centro, v'è il monogramma greco di Cristo XP, affiancato dalle lettere alfa e omega. L'Ordine sorse come riconosci- maggio 1718, pose invece l'Or- dine sotto la protezione della Santa Sede ed accordò privilegi abbaziali al Gran Priore. L'ultimo Duca di Parma, An- tonio Farnese, trasferì la supre- ma dignità dell'Ordine a Carlo di Borbone, figlio della nipote Elisabetta Farnese e di Filippo V Re di Spagna. Di nuovo si tra- mandò di generazione in genera- zione sino all'ultimo Re delle Due Sicilie, Francesco II. malmente dallo Stato Italiano. Ha una delegazione anche negli Stati Uniti d'America, affidata al dottor Michael Joseph Sullivan, mentre Priore ne è il Card. Theo- dore Edgar McCarrick, Arcive- scovo Emerito di Washington. Altre delegazioni sono presenti in Belgio, Gran Bretagna, Irlan- da, nel Principato di Monaco ed in Polonia. Inoltre, è rappresenta- to in numerosi altri Stati ed all'Onu. Dall'esterno l'Ordine potrebbe sembrare una realtà antistorica: quale invece la sua attualità? "Realtà come questa - spiega mons. Morandi - oggettivamente fondate e quindi non inventate, Cavalieri dell'Ordine Costantiniano certo vengono da lontano, ma non sono per questo né vecchie né superate. Rappresentano piut- tosto il legame vero e profondo con le nostre radici storiche ed in questo consiste la loro attualità, capace di vivere ideali metastori- ci rispondendo con essi alle moderne povertà ed ai nuovi bisogni". Gli Ordini possono avere un ruolo, dunque, nel recupero di idealità a fronte del vuoto gene- rale di valori, proprio della società di oggi? "Eh sì, se ciò non fosse, se gli Ordini fossero soltanto delle messinscene o se fossero limitati soltanto ai loro aspetti esteriori, non servirebbero assolutamente a nulla. Purtroppo - continua mons. Morandi - ci sono tante persone alla ricerca di di patacche. Questo non va bene, né serve. Occorre prestare la massima attenzione, perché ci sono in giro bande di truffatori, che inventano Ordini inesistenti o estinti -tipo i Templari-, maga- ri raccogliendo denaro in cambio di riconoscimenti fasulli". Non a caso gli Ordini veri, come quello Costantiniano, ven- gono garantiti da una figura spi- rituale, da un Gran Priore, che normalmente è un cardinale. Inoltre, sono riconosciuti dagli Stati: "Certo, un Cavaliere Costantiniano, per essere tale, per veder riconosciuto il suo tito- lo - prosegue mons. Morandi- deve fare domanda al Presidente della Repubblica. Sono questi i passaggi, che caratterizzano la verità di un Ordine. E qui mi rivolgo ai lettori: state attenti, prima di dar soldi a qualcuno che vi promette titoli". Certo, occhio alle truffe, però pronti a ricono- scere il bene fatto nei secoli dall'Ordine Costantiniano. A Fumone, storico punto di avvistamento, il più alto giardino pensile d'Europa SIMONA AIUTI COLLABORATRICE Mons. Arnaldo Morandi mento, come ci conferma mons. Arnaldo Morandi, Cavaliere di Grazia Ecclesiastico della dele- gazione di Lombardia e rappre- sentante dell'Ordine per la pro- vincia di Brescia: "Sì, fu il rico- noscimento dato dall'Imperatore Costantino a quella legione ro- mana, che accompagnò l'Im- peratrice Elena nel suo pellegri- naggio in Terra Santa alla ricerca delle reliquie della Cristanità, reliquie devotamente conservate ancora oggi nella Basilica della Santa Croce di Gerusalemme, a Roma". A tale legione fu dato il fregio aureo, che diede inizio alla storia dell'Ordine Equestre più antico tra quelli a carattere reli- gioso tuttora esistenti. Il primo documento conosciuto giunto sino a noi risale al 1190 ed è lo statuto riformato dall'Imperatore d'Oriente Isacco IV Angelo Flavio Comneno. Il Gran Magistero si trasmise poi nel corso dei secoli in modo inin- terrotto fino all'ultimo discenden- castello è alta 800 metri, posi- zione di straordinaria importan- za strategica, almeno così è stato in epoca romana: dalla collina si possono vedere le città fondate nel VI sec a.c. dagli Ernici, co- me Anagni, Veroli, o Frosinone, quindi era possibile controllare i territori dei Volsci, nemici ata- vici dei romani e prevenire ogni tentativo d'invasione. Fumone, dominando la valle La collina su cui sorge l'antico esercito che per qualche tempo stazionarono nei dintorni di So- ra, ben visibile da Fumone, per attaccare i romani nei pressi del fiume Liri, ignorando che le le- gioni erano già state allertate. del Sacco e la via Latina, con le segnalazioni di fumo, poteva anticipare le invasioni a sorpresa di nemici che puntavano su Roma, salvandola più volte. Basta pensare a Pirro e al suo ca contro Annibale, appostato presso Capua, fu risolutivo l'a- vamposto di Fumone per avver- tire la città eterna dalle mosse dei cartaginesi. Quando Anni- bale decise di puntare su Roma, con l'intento di metterla alle corde e costringerla a cessare l'assedio che da mesi stringeva- no su Capua, i capitolini non abboccarono conoscendo le mosse in anticipo. Anticamente si diceva: "Si Fumo fumat, tota Campania tremat": se Fumone fuma, tutta la Campagna trema! Altri personaggi storici molto Anche durante la guerra puni- Borgo medievale di Fumone importanti intrecciarono i loro destini con questi luoghi e so- prattutto con il castello. Il 4 aprile 1292 con la morte di Papa Nicolò IV, il Conclave non riusciva a trovare un successore di Pietro e ondeggiava nell'in- certezza tra i nomi eccellenti dei cardinali delle famiglie allora più in vista a Roma: i Colonna e gli Orsini. Dopo ben due anni fu strappato a una vita da eremita, meditò a lungo di rinunciare al pontificato e infine, dopo aver consultato teologi e giuristi, indisse un Concistoro durante il quale lesse l'atto di rinuncia al soglio di Pietro. Il 24 dicembre fu eletto Papa eletto pontefice a Perugia Pietro da Morrone, eremita che prese il nome di Celestino V e incorona- to il 29 agosto 1294 a L'Aquila. L'intento era trovare un Papa puro e semplice per riformare la Chiesa e ridonarle la cristallinità evangelica. Tuttavia lo spirito puro del Papa eremita poco si conciliava con la Curia corrotta. Fragile e timido, il pontefice Santo Papa veniva a mancare dopo dieci mesi di prigionia du- rissima. La sua cella è ancora venerata da migliaia di devoti. È un luogo angusto che lo co- stringeva a poggiare il capo per dormire nel luogo stesso ove poggiava i piedi quando celebra- va la messa. Il pontefice fu tutta- via accudito da personalità di rilievo. Tra questi Riccardo di Bellegra che serviva il prigionie- ro nella celebrazione degli atti divini, Nicolò Verticello, cano- nico di Napoli, e due Cavalieri che lo tennero in custodia: Gre- gorio e Landolfo di Rinaldo di Selva Molle, entrambi Cavalieri di Ferentino e Signori di un Ca- stello presso Frosinone, detto ora "Selva dei Muli". La rocca è oggi custodita dai Marchesi Longhi de Polis. Proprio il marchese Longhi, Sala interna del Castello di Fumone Bonifacio VIII e cominciò un calvario per Pietro da Morrone che iniziò a fuggire inseguito dalle guardie del Papa, che fece confinare il povero anziano e spaventato eremita sotto scorta di sei cavalieri e trenta uomini d'arme, nella Rocca di Fumone. Proprio qui il 19 maggio 1296 il restaurò il castello realizzando una dimora di gusto e raffinatez- za, ma anche ben protetta. Gli eredi completarono l'opera con uno straordinario giardino pensi- le che vale la pena di visitare: è il più alto d'Europa, concepito secondo i criteri del sistema ba- bilonese con i suoi 800 metri sul livello del mare e una vista a 360° che domina oltre 40 siti tra città e castelli. Il giardino risale al 1600 e poggia sulle volte dei cammina- menti di guardia e su ogni spa- zio tra le torri interne e tra i fos- sati e le mura di cinta.

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