L'Italo-Americano

italoamericano-digital-2-22-2018

Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel

Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/944679

Contents of this Issue

Navigation

Page 8 of 39

GIOVEDÌ 22 FEBBRAIO 2018 www.italoamericano.org 9 L'Italo-Americano IN ITALIANO | P rima dell'unificazione d'Italia, la penisola era un mosaico di stati indipendenti, di repubbliche e territori occupati ognuno con i propri governanti e le proprie leggi. E con i diversi statuti arrivarono calendari diversi basati sull'anno della chiesa o su quello del con- tadino. Nessuno dei due era in sincronia con l'altro. Così, mentre Venezia segnava l'anno 1245, la vicina Firenze stava ancora com- pletando il 1244 e Pisa era balza- ta in avanti nel 1246. Ecco come si è finiti a celebrare il capodanno il 1° marzo a Venezia. I popoli hanno segnato il pas- sare del tempo fin dalla preisto- ria. Inizialmente hanno misurato il tempo in anni, dall'apparizione dei primi germogli verdi in pri- mavera fino alla volta successiva in cui germogliavano di nuovo. O hanno contato i raccolti, così si diceva che una persona aveva vissuto 23 primavere o raccolti. Ma nessuna di queste idee era particolarmente accurata o prevedibile in quanto le stagioni variano e cambiano nel tempo. Le società primitive notarono che nella loro vita c'era qualcosa di più affidabile. La chiamarono con vari nomi da Khonsu a Nanna, da Diana a Luna. Era la Luna. La Luna sorge nel cielo della prima sera ogni giorno e nel corso di 29,5 giorni si sposta da Luna nuova, scura e sottile, a Luna piena, luminosa e poi dac- capo. Le fasi prevedibili e il ciclo completo potevano facilmente essere tracciati diventando un modo affidabile per marcare il tempo e prevedere eventi immi- nenti. E con un ritmo così costante molte civiltà tra cui Egiziani, Babilonesi e antichi Greci, adottarono il calendario lunare come metodo per regolare il tempo. Alcune culture tra cui il mondo islamico, la Cina e gli Ebrei usano ancora il calendario lunare. Ma c'è un inconveniente intrinseco al sistema. Poiché ogni mese, o ciclo della Luna, dura 29,5 giorni il calendario si accor- cia di circa 11 giorni scivolando indietro ogni anno. Quindi, dopo un po', il raccolto viene fatto a gennaio e i lunghi mesi invernali finiscono a luglio, a meno che il calendario non venga corretto ogni tanto. In effetti, lasciato senza correzioni, ci vogliono ben 33 anni per riportare l'inizio del calendario lunare nel suo giusto punto stagionale. E i vicini diven- tano rapidamente fuori sincrono, indietro di mesi o addirittura di anni. Tuttavia, i Romani hanno adottato il sistema. E persino coniato il suo nome moderno. I debiti venivano tradizionalmente riscossi il primo giorno di Luna nuova, altrimenti conosciuta come "Calendae" che veniva dal verbo "calare", chiamare. Ma c'era ancora lo stesso problema. Con soli 10 mesi, il calendario lunare non durava abbastanza così i lunghi e bui giorni dell'in- verno venivano lasciati in bianco, non assegnati, senza nome, e il calendario veniva tirato fuori circa 50 giorni dopo, il primo giorno di primavera. Quindi i Romani avevano risolto anche questo. Svetonio, storico e biografo di 12 imperatori romani, registrò che i pontefici avevano permesso al calendario di svolgersi in modo disordinato, lasciando che gli anni scivolassero e aggiungessero giorni in più ogni qualvolta e ovunque servisse. Né il raccolto, né le festività culturali e religiose cadevano nelle loro stagioni tradizionali, così Giulio Cesare intervenne per riportare un po' di ordine. Il leggendario leader riconobbe la necessità di revi- sionare e regolare il calendario in modo che corrispondesse alla durata effettiva di un anno senza slittamenti. Consultò un vecchio astronomo di nome Sosigene di Alessandria. E nel 45 a.C. intro- dusse un nuovo calendario basato non sul transito della Luna nei cieli, ma sulle rivoluzioni terrestri attorno al Sole. Era un'idea che altri, compresi gli Egiziani, ave- vano provato e avrebbe visto i Romani vivere con un calendario standard di 365 giorni da quel momento in poi. Il nuovo calendario ha cambi- ato la vita quotidiana. In primo luogo, Cesare ha standardizzato la lunghezza di ogni singolo mese. Così a gennaio c'erano 31 giorni, a giugno 30 e a febbraio solo 28 giorni. E poi ha introdotto due mesi nuovi, nominando modesta- mente uno di loro - luglio – come lui. Le due iniziative, una volta messe insieme, hanno significato che l'anno aveva un totale di 365 giorni e Cesare ha anche proposto l'idea di un anno bisestile ogni quattro, per far tornare i conti. Sarebbe stato conosciuto come il calendario giuliano e sarebbe stato adottato dalla Chiesa cris- tiana, costituendo la base per il calendario che usiamo oggi. Ma stiamo facendo un salto in avanti. Non tutti adottarono il nuovo calendario. Molti contadini e per- sone che vivevano della terra seguirono i vecchi cicli lunari per secoli dopo la caduta dell'Impero romano. Contavano gli anni in termini di lavoro della terra. E poichè le fredde e scure settimane invernali trascorrevano a casa piuttosto che nei campi ghiacciati, in pratica non contavano. Per loro il nuovo anno iniziava solo quan- do la terra cominciava a tornare alla vita e gli agricoltori decide- vano di gettare il loro seme. Per un certo periodo, verso la fine del VI secolo, la tradizione giuliana di celebrare il nuovo anno il 1° gennaio fu addirittura abolita dal Consiglio di Tours della Chiesa, che la considerava pagana e non cristiana. Lo sostituirono con il 25 marzo, altrimenti noto come Lady Day o festa dell'Annunci- azione, una delle celebrazioni più sacre della Chiesa. Ma anche questo non ha impedito alle per- sone di usare il vecchio calen- dario lunare. E non erano solo le comunità rurali a rimanere fedeli ai vecchi sistemi. Lo facevano anche paesi e città come Firenze e Venezia, che legavano le loro vite urbane ai naturali cicli stagionali della terra. L'uso del calendario lunare sopravvisse nel Medioevo quando l'influenza della Chiesa cristiana si rafforzò. E sia Venezia, che Firenze e altri comuni, contin- uarono a usarlo anche quando Papa Gregorio XIII lanciò il suo calendario gregoriano legger- mente modificato nel 1582. Celebrare l'anno nuovo il 1 marzo In effetti, Firenze avrebbe usato il vecchio calendario per altri due secoli circa. Si prese l'E- quinozio di Primavera del 25 marzo come inizio del nuovo anno fino al 1749, quando il Granduca Francesco II final- mente acconsentì e decise di adottare il calendario gregoriano. E Venezia persistette fino al 1797 quando la repubblica democratica fu alla fine schiacciata dall'eserci- to invasore di Napoleone Bona- parte che impose il calendario cattolico. In totale ci sono ancora circa 80 diversi nuovi anni celebrati nel mondo ancora oggi, tutti dipendenti da calendari o da interpretazioni differenti dei cicli della Luna o del Sole. Ma per i primi 1376 anni della sua esisten- za, dal momento che la fon- dazione avvenne a mezzogiorno del 25 marzo del 421 d.C., i veneziani hanno festeggiato il capodanno della loro città in quello che è oggi il 1° marzo. Ed è una tradizione che è stata ripresa negli ultimi anni visto che i cittadini combattono per man- tenere e proteggere il loro patri- monio, i festival e le tradizioni. Quindi a tutti i nostri amici veneziani auguriamo un Bon Cao de Ano e molti altri a venire! La tradizione Veneziana di festeggiare l'anno nuovo il 1mo di Marzo è diventata di nuovo popolare recentemente LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA

Articles in this issue

Links on this page

Archives of this issue

view archives of L'Italo-Americano - italoamericano-digital-2-22-2018