Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel
Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/95620
PAGINA 14 L'Italo-Americano GIOVEDÌ 29 NOVEMBRE 2012 L'antico campanile dei Ss. Cosma e Damiano a Rezzago vincia di Como. Piccolo borgo della Vallassina con case antiche di pietra, nicchie, cappelle, tracce di affreschi medievali. Case modeste che raccontano la vita di conta- dini di montagna, strette le une alle altre, divise solo da viuzze attorno alla chiesa del 1654. Santa Maria Nascente andò a sostituirsi, come chiesa parrocchiale, a quella ben più antica e ricca di storia dei Ss. Cosma e Damiano, costruita nel XII secolo sulle fondamenta di una chiesa paleocristiana edificata fuori dall'abitato, si dice per sal- vaguardarlo dalle frequenti invasioni barbariche, circon- data dal cimitero ed orientata ad oriente. È probabile che nella costruzione siano intervenuti i Maestri Comacini, precursori del romanico "lombardo", caratterizzato da mura massicce e volte pesanti che davano alle costruzioni una particolare atmosfera mistica. La leggenda narra che, durante le invasioni barbariche, grazie alla sua posizione strategica al centro della valle, il campanile di Ss. Cosma e Damiano fosse punto di partenza di segnali luminosi, trasmessi alle altre torri di Asso, S. Alessandro di Lasnigo, Orsenigo, Barni e S. Calogero di Caslino. L'interno si è conservato miracolosamente intatto, grazie a due strati di calce, dati per disinfettare i muri e l'aria dopo una delle frequenti epidemie di peste o colera, che hanno coperto per secoli, preservandoli, i bellissimi affre- schi di Andrea De' Passeris, (XV secolo) i cui colori vividi e brillanti, sono stati riportati alla luce dal restauro conclusosi nel 1985. Non lontano dal centro abitato sor- gono i cosiddetti "funghi di terra" o, meglio, "piramidi di erosione": sono formazioni rocciose prodotte dall'azione erosiva degli agenti atmosferici che hanno modellato il terreno. Il risultato sono sculture naturali a forma di fungo. Rezzago, comune lombardo di 274 abitanti della pro- Sassetta imbiancata durante la stagione invernale di Livorno. Il nome deriva probabilmente dal latino saxum, "roccia", per cui Sassetta è la "piccola roccia". È attestato per la prima volta nel 1188, quando Benedetto, signore della Sassetta, fu governatore pisano a Maiorca. Sassetta fu un importante castello della Repubblica Pisana, abbattuto nel 1503 dopo la conquista fiorentina. Il castello sorse, pro- babilmente come contrafforte per la difesa della costa tirre- nica dalle incursioni dei pirati saraceni, certamente prima del Mille. Il comune conserva testimonianze del suo passa- to, tra le quali, una fonte battesimale romanica, una Madonna su tavola risalente al 1400, un crocifisso reliqua- rio in cristallo di rocca (XV-XVI sec.) ed altre pitture che si trovano nell'antica chiesa di Sant'Andrea Apostolo. Nel suo territorio, nell'ambito del sistema dei Parchi della Val di Cornia, è stato creato il Parco naturalistico-forestale di Poggio Neri e il museo del Bosco. Sulla cima del monte Bufalaio, nei pressi di una piccola cava, è presente una parete rocciosa, con un crepaccio largo circa un metro che scende a picco per una trentina di metri. Si tratta di siti di interesse speleologico. La scultura è oggi l'attività culturale più rappresentativa. Ogni anno si organizza a luglio il Simposio internazionale che richiama scultori da ogni parte del mondo per lavorare il pregiato marmo rosso di Sassetta, una pietra autoctona estratta dalle colline che cir- condano il paese. Il Simposio è un evento che veste a festa il paese per dieci giorni e permette ai visitatori e ai passanti di assistere a tutte le fasi del processo creativo che gli scul- tori mettono in pratica: dalla sbozzatura del marmo fino alla rifinitura dell'opera. Il pubblico, inoltre, può votare la scultura preferita ed eleggere il vincitore del premio della giuria popolare. Sassetta, comune toscano di 548 abitanti della provincia Torre Nasparo sul litorale di Tiggiano vincia di Lecce. L'origine è da ricondurre al periodo della conquista romana del Salento, in seguito alla quale i terri- tori furono ripartiti e assegnati ai centurioni romani. Il toponimo potrebbe derivare dal nome di persona "Tegius" o "Tibius" riferibile a un centurione romano, al quale furono assegnate le terre del comune. Altre ipotesi fanno derivare l'etimologia dal latino "Tegia", che significa deposito di paglia, o dal dio Giano, raffigurato nello stem- ma del paese. I primi riferimenti scritti risalgono a un documento cartaceo del 1270 in cui Tiggiano entra a far parte della Contea di Alessano e del Principato di Taranto. Tiggiano sorge sul versante adriatico del Salento a due chilometri dalla costa e a 60 chilometri da Lecce. Lungo la litoranea si incontra torre Nasparo, una delle 366 torri di vedetta e di difesa fatte costruire durante la dominazio- ne spagnola sulla costa pugliese nel 1565. La torre ha una base troncoconica, il cui diametro alla base è di 11 metri. Dal cordolo in su assume una forma cilindrica. È realizza- ta con pietre non squadrate e con dime verticali in conci regolari. Nella parte superiore, quasi completamente diroccata, esistono conci regolari esterni. Dal piano agibi- le si può vedere all'interno una cisterna con copertura a botte e le tracce di un colatoio. Nel corso dei secoli ha assunto varie denominazioni: Figiano, Lizzano, Lissiano, Naspade, Naspre, Naspere, Torre di Naspre, Torre de Naspre, Naspara ed infine Nasparo. Sorge su un alto spe- rone roccioso a 129 metri sul livello del mare; la sua posi- zione è strategica perché permette di scrutare il mare fino al Capo d'Otranto, il punto più orientale d'Italia. Da visita- re anche il seicentesco Palazzo baronale apparteneva alla famiglia dei Serafini-Sauli, a cui è spesso associato il nome di Tiggiano. Tiggiano, comune pugliese con 2.936 abitanti nella pro- Da Peranda a Mencoboni: meriti 'storici' di 2 musicisti originari di Macerata ANNA PISANI boni, clavicembalista e organista maceratese, una delle personalità musicali di spicco per l'interpre- tazione della musica rinascimen- tale e barocca: "Quest'estate - afferma Mencoboni - ho ricevuto incontro - ha detto l'assessore alla Cultura del Comune di Macerata, Irene Manzi - un'im- portante e significativa scoperta relativa alle origini del musicista Giuseppe Peranda. Un'occasione in più per riscoprire la storia di rilevanti personaggi legati alla nostra città e alla sua cultura". Il merito va a Marco Menco- certezza che Giuseppe Peranda nacque a Macerata. "Ci piace celebrare con questo Giuseppe Peranda, maceratese, Kapellmeister alla corte di Dresda. L'iniziativa è stata orga- nizzata e promossa dal Comune di Macerata a palazzo Buonac- corsi dopo le recenti e importanti scoperte fatte sul musicista maceratese ad opera di un altro musicista maceratese, Marco Mencoboni. È di poche settimane fa, infatti, il ritrovamento a Kromeritz, un piccolo villaggio della Repubblica Ceca, di un'imponente Messa a sei voci con coro e orchestra firmata da Peranda, e che risulta essere in più parti la messa ricopiata da Johann Sebastian Bach. Allo stesso tempo si è avuta la Una tavola rotonda dedicata a certifica le origini maceratesi del compositore, va al prof. Paolo Paoloni di Tolentino, esperto ricercatore ed appassionato stori- co che, dopo qualche visita all'Archivio di Stato di Macerata e all'archivio della Cattedrale è riuscito a ricostruire una parte della storia della famiglia Pe- randa e scoprire che Giuseppe fu battezzato il 4 aprile del 1626 in Cattedrale. Era quinto di 11 figli di Alessandro Peranda, intaglia- tore di legno, e di Francesca Ciaramora, maceratesi. una mail da un mio amico musi- cista, Ricardo Simian, lui aveva appena visitato un piccolo centro della Repubblica Ceca, con una biblioteca che contiene molto materiale musicale in gran parte non catalogato. Allegata alla sua lettera c'era la foto del frontespi- zio di un manoscritto con una Messa per Sant'Agnese, e lui che diceva: non so perché ma ho pensato che questa musica potes- se essere interessante per te. Ho avuto un sussulto quando ho letto il nome del compositore: Giu- seppe Peranda. Ho subito messo in piedi una specie di squadra di agenti speciali. Dividendoci i compiti ognuno di noi ha affron- tato un settore, quello più delica- to era tentare di nuovo dove altri, me compreso, avevano fallito: trovare il suo atto di battesimo". Il merito del ritrovamento, che