L'Italo-Americano

italoamericano-digital-4-5-2018

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www.italoamericano.org 13 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 5 APRILE 2018 I l Dio di New York è un'- opera interessante, non solo per il suo contenuto ma anche per la sua forma. È ciò che può essere definito un docu-romanzo. È una fiction narrativa, ma è un'autobiografia basata sulla famosa autobiografia dell'immigrato italiano Pascal D'Angelo, Son of Italy, pubblica- ta nel 1924. Quella di D'Angelo non fu la prima autobiografia di un immi- grato italiano pubblicata nel XX secolo. Prima di essa, Constan- tine Panunzio pubblicò Soul of an Immigrant (1921), un'autobi- ografia altrettanto importante per quello che ci racconta dell'espe- rienza degli immigrati prima del 1945. Panunzio è di particolare interesse per i californiani del Sud perché, dopo essere emigrato dall'Italia ed essersi fermato nell'Est dove si educò, terminò la sua carriera alla UCLA come famoso docente di sociologia. Ma queste due autobiografie inestimabili sono di ordine diver- so: Panunzio si è rapidamente assimilato alla vita americana. Si formò e divenne un eminente professore e uno studioso pubbli- cato. D'Angelo, che non studiò, faticò durante la sua breve vita in America come operaio di pala e piccone, prima di godere di una fama di breve durata come poeta e autobiografo, almeno tra i let- terati di New York. Morì di morte prematura nel 1932. Luigi Fontanella è professore di italiano presso la State Univer- sity di New York a Stony Brook. È un poeta ampiamente pubblica- to che ha vinto quasi venti premi prestigiosi in Italia e Stati Uniti per la sua poesia e le traduzioni. Formatosi sia all'Università di Roma che ad Harvard dove ha conseguito il dottorato di ricerca, è anche un abile romanziere e critico letterario. Nel 1999 Fontanella si inter- essò di Son of Italy e tradusse l'autobiografia di D'Angelo in italiano. In Il Dio di New York Fontanella ritorna alla narrativa di D'Angelo e racconta in modo fantasioso la vita di D'Angelo. Allo stesso tempo, lungo tutta la narrativa Fontanella, attraverso la voce di Giorgio, riversa utili informazioni storiche pertinenti alla vita di D'Angelo, sia in Italia che a New York, che non fanno parte della sua autobiografia originale. Ma c'è di più nella versione di Fontanella. Il Dio è narrato nella voce di un immaginario italoamericano, Giorgio Vanno. Vive nella New York contempo- ranea dove aveva sentito storie su D'Angelo, mentre cresceva. Nella narrativa immaginaria che incor- nicia la storia di D'Angelo, il nonno fittizio di Giorgio era stato amico del protagonista, con il quale era emigrato a New York. La narrativa di Fontanella inizia con un Prologo, ambientato nel 1921 nella biblioteca pubblica di New York dove Pascal trascorse tanti giorni ad imparare l'inglese e a leggere poeti inglesi come Keats e Shelley. Giorgio descrive la città frenetica e indus- triale che immagina deve aver accolto Pascal quando è arrivato in America nei primi anni del XX secolo. La sezione successiva del romanzo salta al 2010, quasi cento anni dopo, a Introdacqua. Dopo aver visitato la sua casa ancestrale, Giorgio continua il suo viaggio di scoperta e trova informazioni anche su Pascal, portando il lettore in un viaggio indietro nel tempo alle radici di D'Angelo nel piccolo villaggio di Introdaqua, che era anche il vil- laggio di suo nonno. Giorgio trova la casa dei nonni prima di rivolgere la sua attenzione alla vita di D'Angelo. Rintraccia altri che conoscevano D'Angelo e che sono in grado di dargli infor- mazioni sulla sua vita prima di partire per l'America. Aggiungendo profondità stori- ca alla narrativa, Giorgio raccon- ta una breve storia della nave a vapore che portò D'Angelo e suo nonno in America. È un interlu- dio curioso e interessante nella narrativa. Tutti coloro che sono andati sul sito web di Ellis Island e hanno trovato con successo documenti dei propri parenti, hanno scoperto non solo il nome ma anche una fotografia della nave a vapore che li ha portati in America. Vedere quell'immagine, come è successo a me, è vedere un pezzo concreto della storia degli immigrati che rappresenta la paura e il coraggio, la povertà e la speranza, che queste grandi navi passeggeri rappresentarono nella storia degli immigrati. Gli immi- grati trascorrevano quasi un mese sotto i ponti, stipati nei dormitori, con scarsa ventilazione e nessuna privacy. Quasi un mese negli spazi ristretti del passaggio di terza classe, le malattie diventa- vano rapidamente contagiose e si diffondevano tra i passeggeri immigrati. I bambini erano confi- nati e avevano poco tempo per giocare sul ponte. Giovani donne sposate e non sposate, che viag- giavano per incontrare i loro mar- iti, alcune non li avevano mai nemmeno incontrati prima, erano prese di mira da uomini lascivi. Ma come racconta Giorgio, il passaggio via mare non era nem- meno la metà della battaglia. Oltre a viaggiare con il nonno di Giorgio, D'Angelo era venuto con suo padre. All'arrivo, lavorarono in comitive assoldate e dirette da un padrone. Lavorarono in tutto il Nordest, ovunque ci fosse lavoro per lavoratori non qualifi- cati. Vivevano in tende e vagoni ferroviari. Un giorno, il padre di D'An- gelo, sentendosi senza speranza e nostalgico, dice a suo figlio di voler smettere e tornare a Intro- daqua. D'Angelo si rifiuta di arrendersi, di fallire nel suo sfor- zo di riuscire in America. Rimane solo e continua il suo lavoro di pala e piccone. Ma un giorno anche Pascal vede l'inutilità di ciò che sta facendo. Tra tutti gli obiettivi che come immigrato si prefigge, decide di imparare l'inglese e diventare uno scrittore. In un momento in cui quasi tutti gli immigrati in America stavano lottando solo per sopravvivere, decide che non vuole ottenere un semplice successo economico. Sceglie piuttosto di lottare per qualcosa che è molto più ambizioso: un posto nella cultura americana. Frequenta la sala di lettura della biblioteca pubblica di New York, legge poesie e cerca faticosamente tutte le parole inglesi che non conosce. Col tempo inizia a scrivere e inviare le sue poesie, solo per vederle rifiutate. Non scoraggiato e solo più determinato, sottopone le poesie a un concorso di poesie sulla rivista Nation e accompa- gna la sua proposta con una let- tera appassionata agli editori. Le sue poesie sono accettate. Le sue poesie sono improvvisamente accettate da numerose altre riv- iste letterarie di New York. Il famoso professore della Colum- bia University e critico letterario dell'epoca, Carl Van Doren, pro- muove il suo lavoro. Pascal diventa un fenomeno locale. Per capitalizzare ulteriormente sulla sua celebrità, D'Angelo scrive la sua autobiografia. Ma ottiene solo un'edizione e non lascia un'impronta duratura nel canone letterario americano. Nella rivisitazione di questa commovente narrazione, Fontanella, attraverso il suo immaginario Giorgio, lega la sto- ria alla vita contemporanea italoamericana. La storia degli immigrati prende vita nella atavi- ca curiosità di Giorgio su D'An- gelo e la vita dei suoi nonni in Abruzzo. Sebbene Giorgio possa essere motivato dal sentimental- ismo, scopre un tesoro di fatti storici sull'immigrazione italiana. Questi fatti storici equilibrano la narrativa di Fontanella, tra la sua immaginifica retrocessione nella vita e nella storia di D'Angelo, tra la motivazione personale di Giorgio e la storia dell'immi- grazione. (Il libro più recente di Ken Scambray è Queen Calafia's Par- adise: California and the Italian American Novel - il Paradiso di Queen Calafia: California e il romanzo italoamericano). Fontanella, autore de Il dio di New York, è professore di Italiano presso la State University di New York a Stony Brook LIFE PERSONAGGI RECENSIONI ARTE KENNETH SCAMBRAY Il Dio di New York di Luigi Fontanella

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