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GIOVEDÌ 3 MAGGIO 2018 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | 19 I n questo periodo dell'anno, l'Italia inizia ad essere molto affollata: l'estate è alle porte, la gente ne ha un assaggio con i lunghi "ponti" del 25 aprile e del 1° maggio. Il Paese si risveglia, i negozi restano aperti più a lungo, i bambini iniziano a pensare agli esami di fine anno o al viaggio in campeggio che hanno pianificato con i compagni di classe. C'è di più, però. Sapete che gli italiani amano i loro sport - proprio come gli americani - e maggio è di solito il mese in cui i campioni di calcio italiani ed europei sono incoro- nati: c'è sempre molto da dire. Ma il vero re del mese di maggio, almeno per quanto riguarda lo sport, è il Giro d'Italia. La gara ciclistica professionale a tappe ha raggiunto quest'anno la sua 101esima edizione e annovera tra i suoi partecipanti i migliori ciclisti del mondo. Inizia appena una manciata di settimane prima del cugino più famoso, il Tour de France, ed è considerato da molti il suo preludio. Ma per noi italiani, il Giro è molto più importante del Tour. Prima di tutto, vedete, viene a trovarci a casa, ogni tappa quo- tidiana tocca città e villaggi, borghi e città, corre lungo la costa o sale sulle montagne. Il Giro è come un parente che viene a trovarci una volta l'anno, rego- lare e preciso come un orologio svizzero; è un parente che tutti amiamo perché tiene vicino al cuore i ricordi e le storie di 101 anni di storia popolare italiana e dei suoi eroi, ciclisti, atleti che conoscono la fatica, il sudore e il dolore, un simbolo di resistenza e determinazione generazione dopo generazione. L'Italia ha sempre dato grandi ciclisti al mondo, e continua a darne ancora. Eppure, due e solo due sono i nomi incisi nella memoria della nazione, che si innalzano sopra tutti gli altri, come esempi di fair play, talento, buoni valori e, ovvio, sana rival- Gino Bartali, campione e Giusto tra le Nazioni ità sportiva: Gino Bartali e Faus- to Coppi. Alcuni dicono che Coppi sia stato il migliore, altri preferiscono Bartali, ma non è il momento di parlarne e sono certa che Fausto ci perdonerà per aver- lo lasciato indietro e aver scelto invece di andare in fuga con Gino. Almeno oggi. Almeno in questo articolo. Vedete l'Italia, questo maggio, non sta solo pensando con affetto a Gino Bartali come grande atle- ta, ma anche e soprattutto come grande Uomo. E lo farà il primo giorno del Giro, che quest'anno inizia a Gerusalemme. Sì, Gerusalemme. Gino, classe 1914, vincitore del Tour de France nel 1938 e 1948 e del Giro nel 1936 e 1937 è stato un eroe. Un eroe vero. Nel 1943 aiutò 800 ebrei italiani a fuggire dal Paese, evitando così la deportazione e una morte quasi certa in uno dei campi di ster- minio della Germania. Gino era già un corridore ben noto: gli italiani lo amavano. Con la sua faccia rugosa e una sigaret- ta perenne in bocca, era un uomo degli anni Quaranta per eccellen- za: forte, leale e devoto a una moglie, Adriana, che ha sposato nel 1940 e con cui ha condiviso l'intera vita. Gino, in molti modi, incarnava anche il tipo di uomo italiano che il regime fascista voleva per rappresentare il Paese: campione in uno sport fatto di resistenza e sacrificio, era una roccia di moralità e mascolinità: proprio quello che Mussolini si aspettava. E fu questa la ragione per cui, quando vinse il Tour de France nel 1938, gli fu chiesto di dedi- care la sua vittoria al Duce: rifi- utò. Gino non era un fascista, Gino credeva nella giustizia e in Dio, e i suoi ideali e la sua morale erano fortemente radicati in un luogo dove non c'era spazio per la superiorità razziale, la seg- regazione, la guerra. Questo è il motivo per cui, nel 1943, quando iniziò la guerra civile nel Nord del Paese e i Tedeschi iniziarono a deportare ebrei italiani nell'Europa centrale, il cardinale di Firenze Elia Dalla Costa pensò a lui come una per- fetta aggiunta a una rete segreta creata per salvare gli ebrei della zona dalla morte. Bartali accettò immediata- mente. Lo scopo della rete era aiutare gli ebrei del posto e altre persone in pericolo a fuggire dall'Italia offrendo protezione e documenti falsi per lasciare il Paese: a causa del suo "lavoro", Bartali divenne un corriere, nascondendo docu- menti e passaporti all'interno del corpo della bicicletta, poi peda- lando da Firenze a Genova, Roma, Pisa, Lucca, consegnan- doli a chi ne ha bisogno. Nessuno ha badato molto ai suoi viaggi su e giù per la costa e le colline della Toscana: alla fine, era il nostro eroe e campione, pedalava per vivere e aveva bisogno di allenarsi. Eppure si è esposto a un rischio enorme, perché la polizia fascista era ben attenta e sapeva come fare il suo lavoro: a un certo punto, divennero molto sospettosi, al punto che fu arrestato e interrogato, ma alla fine fu liberato. Dovette anche nascondersi per qualche tempo, trovando rifugio a Città di Castel- lo, in Umbria. Grazie al suo coraggio e alla sua forza, 800 persone sono sfug- gite alla persecuzione nazista. Il sostegno di Bartali alla causa ebraica è andato ancora più lontano, quando ha deciso di rischiare la propria sicurezza nascondendo a casa il suo amico Giacomo Goldenberg e la sua famiglia mentre le truppe tedesche facevano irruzione a Firenze in cerca di ebrei: Bartali sapeva che lui e la sua famiglia avrebbero rischiato la vita, tut- tavia, ha agito senza esitazione. E poi, arrivò il 1945. Gino ha continuato la sua carriera e la sua vita, senza mai menzionare ciò che aveva fatto durante la guerra. Fu solo dopo la sua scomparsa, nel 2000, che iniziarono ad emergere i dettagli. Il figlio di Gino, Andrea, fu l'unico a cui l'eroe parlò, chiedendogli di man- tenere il segreto per sé. Quando Andrea ha chiesto perché, Gino, immagino con quella voce roca che ricordo dalle interviste, ha detto "Devi fare del bene, ma non devi parlarne. Se ne parli, stai approfittando delle disgrazie altrui per il tuo stesso guadagno". Nel 2013, 13 anni dopo la sua morte, Gino Bartali fu ufficial- mente dichiarato Giusto tra le Nazioni, la più alta onorificenza conferita dallo Yad Vashem a tutti coloro che aiutarono gli ebrei a fuggire dalle persecuzioni naziste durante l'ultima guerra. Questa settimana, il Giro inizia il suo viaggio di 20 giorni attraverso l'Italia, ma lo fa insoli- tamente dall'estero, da Gerusalemme. Qui, poco prima della prima tappa della gara, Gino Bartali diventerà cittadino onorario di Israele, un dono che lo Stato vuole fare ad un uomo che ha mostrato sincerità, corag- gio e profondo senso di giustizia. E per tutti noi, Gino rimane solo questo: un uomo degli anni '40, un uomo integro, con quella sigaretta inseparabile che spunta sempre dalle sue labbra, un uomo buono e dalla forte morale che corre veloce in bicicletta, più veloce del vento. Gino Bartali è stato riconosciuto Giusto tra le Nazioni nel 2013 e tra pochi giorni sarà insignito con la cittadinanza onoraria dello stato di Israele LIFE PERSONAGGI RECENSIONI ARTE MODA BENESSERE