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L���Italo-Americano PAGINA��� 18��� GIOVED����� 13��� DICEMBRE��� 2012 Abbadia Lariana tra la vallata del Grigne e il Lago di Como Castel Tonini a Buti Panoramica di Camporeale Abbadia Lariana, comune lombardo di 3.305 abitanti della provincia di Lecco. Si trova sulla sponda orientale del lago di Como, immerso nell���incantevole scenario del gruppo montuoso delle Grigne. Abbadia deve il suo nome alla presenza di un'abbazia benedettina fondata nel IX secolo poi soppressa, di cui oggi non rimangono tracce. Le prime presenze umane nel territorio risalgono all'et�� del ferro. Seguono reperti di insediamenti di epoca gallica e romana: due tombe in cotto alla cappuccina, un canaletto e una piccola ara dedicata ad Ercole, ritrovati nel territorio ci riportano al periodo gallico-romano. Del tempo dei Franchi, che successero ai Longobardi, sono i documenti relativi all'aggregazione (883) del monastero di San Pietro di Mandello (ora parrocchiale di Abbadia) con quello di San Vincenzo in Prato di Milano. Nel Medioevo il territorio era salvaguardato con torri di guardia, castelli ed era cinto da fortificazioni. Divenne protettorato di Como poi (1196), in seguito a nuove discordie venne ceduto a Milano. Nel 1629 Abbadia fu saccheggiata dai Lanzichenecchi diretti dalla Valtellina all'assedio di Mantova. La rivoluzione francese con le sue truppe e col nuovo sistema amministrativo dei dipartimenti (1796), porter�� l'abolizione di privilegi e prerogative feudali. Seguiranno due grandi battaglie tra francesi e austrorussi. Il periodo napoleonico fin�� sostituito dal predominio dell'Impero austro-ungarico. Fra il 1817 e il 1832 gli austriaci aprirono la grande strada militare dello Stelvio e dello Spluga lungo il tratto a lago (attuale S.P. 72). In questo periodo viene soffocato ogni movimento di italianit��. Ad Abbadia Lariana si manifesta nel marzo 1848, quando Mandello per prima issa il Tricolore e insorge correndo alla difesa di Milano. Solo con Garibaldi nel 1859, avverr�� la liberazione, inizio della definitiva Unit�� d'Italia. Queste terre diedero un grande contributo di volontari negli anni del Risorgimento e nell'ultima guerra mondiale. Buti, comune toscano di 5.778 abitanti della provincia di Pisa. Di probabile origine romana, �� situato sulle pendici orientali del Monte Pisano, sulle rive del Rio Magno. Completamente circondato dai Monti Pisani, a carattere essenzialmente agricolo, ha storicamente basato la sua attivit�� sulla produzione olearia, la raccolta di castagne e la lavorazione del legno. Dal secolo XIX �� cresciuta la produzione artigianale di ceste, gabbie e corbelli. Nel Novecento si �� sviluppata l'industria mobiliera. L'artigianato rimane ancora oggi la risorsa che caratterizza l'area. Il toponimo �� attestato per la prima volta nel 1068 come Buiti e deriva dal latino tardo bucita, "pascolo di buoi". La prima attestazione scritta dell'esistenza del borgo riguarda l'edificazione di due chiese nell'anno 841; nel secolo XI il territorio era gi�� stato dotato di un potente sistema difensivo, al punto che svettavano ben otto castelli: Castello di Panicale, Castell'Arso, di Farneta, il Castello di Santo Stefano in Cintoia, Castel di Nocco, Castel Tonini, Castel San Giorgio e di Sant'Agata. Alcuni di essi sono andati perduti nel corso dei secoli, altri sono sopravvissuti e si possono ancora visitare, come Castel di Nocco e Castel Tonini, che rappresentano a tutt'oggi piccoli borghi abitati. Castel Tonini �� la fortificazione che domina e proteggeva l'antico borgo di Buti, situato sulla riva destra del Rio Magno. C����� ancora la porta di accesso al paese, bench�� le mura che cingevano il nucleo storico siano scomparse. Il castello, ha subito un importante restauro nei primi del 1900 quando sulla sua mole alta e massiccia, che conserva le caratteristiche dei fortilizi medievali, sono state inserite eleganti bifore in stile gotico. L'edificio, pur ben conservato, �� di propriet�� pubblica ma �� impraticabile. Il borgo antico, che si sviluppa alle spalle di Castel Tonini, mantiene ancora numerose strade ed edifici che riportano all'antica atmosfera medievale, nonostante le inevitabili modifiche e ristrutturazioni subite nel corso del tempo. Camporeale, comune siciliano di 3.711 abitanti della provincia di Palermo. La nascita del Comune si fa risalire al 22 maggio 1779, quando il re concesse al principe di Camporeale Giuseppe Beccadelli di Bologna il dominio assoluto sui feudi e le tenute di Macellaro, Valdibella, Gris�� e Massariotta, incamerate da Ferdinando IV di Borbone gi�� dal 1767, in occasione dell'espulsione dal regno di tutte le comunit�� gesuitiche. Sulle colline di Macellaro andava formandosi una nuova cittadina: l'abitato da quel momento non si chiam�� pi�� Macellaro, ma Camporeale, in virt�� dell'antico titolo nobiliare concesso nel 1664, da re Carlo III a Pietro Beccadelli, principe di Camporeale. Per alcuni studiosi, �� presso Camporeale che si sarebbe trovata l'antica citt�� romana di Longaricum. Fu tra i centri pi�� colpiti nel drammatico terremoto che nel gennaio del 1968 colp�� la valle del Belice. Le nuove costruzioni sorsero a valle del vecchio abitato, e l�� attualmente alloggia la popolazione. All'indomani del sisma molti camporealesi cercarono fortuna nei paesi del nord. Del resto, l'allora principale fonte di reddito della popolazione era l'agricoltura, che soffr�� non poco della mancata ricostruzione del post-sisma. Oggi, con i suoi 1112 ettari di vigneti censiti nel 1990, Camporeale risulta comunque essere uno dei comuni maggiormente vitati della provincia, segno d'una significativa ripresa dell'attivit�� agricola (da segnalare la presenza della famosa industria enologica "Rapital��"). Scarsissima, di contro, la presenza di altre colture erboree (olivo, agrumi, fruttiferi vari), mentre su 2714 ettari di seminativi quasi 2000 sono costituiti dal solo frumento. I camporealesi sono assai devoti al loro patrono Sant'Antonio da Padova, solennemente celebrato il 13 giugno (protettore degli orfani, e pi�� in generale dei bambini ma anche degli infermi e dei panettieri) e a cui �� stata dedicata la Chiesa Madre, e dell'Assunta festeggiata il 15 agosto. Caratteristica infine 'A festa ranni, dall'11 al 13 agosto. Quando la scrittura diventa la chiave dell���immortalit�� nel romanzo (enigmatico) del siciliano Barcellona GIOVANNI���ZAMBITO Le grotte di Qumran e la citt�� del Fiore, una setta misteriosa di monaci combattenti e le mummie della rocca di Malagia: in un viaggio tra passato e presente, alle radici della cristianit�� e della storia di Palermo, il libro "Q. L'enigma del Messia" di Giuseppe Barcellona (ed. La Zisa, pagg. 176, ��� 14,90) �� un romanzo a sfondo storico che si muove fra pericolose sette, personaggi ambigui, segreti inconfessabili, morti misteriosi: ha partecipato anche alla terza edizione del Premio Letterario "Torre dell'Orologio" di Siculiana, in provincia di Agrigento. Che cosa rende un evento reale, come in questo caso la scoperta di manoscritti antichi, degno di essere raccontato in un romanzo? In generale mi stimola la possibilit�� di fondere realt�� e fantasia, �� un gioco che rende pi�� interessante ogni opera letteraria; nella fattispecie l'evento, per quanto retrodatato, �� di una portata tale che non ho saputo resistere alla tentazione di farne un libro che assieme alla critica moderna e agli altri trattati sulla materia contribuisce ad accendere i ri- flettori su quella che potrebbe essere la pi�� grande bugia di tutti i tempi. Perch�� il soggetto religioso affascina sempre scrittori e lettori? Credo non esistano persone al mondo che non si siano poste le domande: chi mi ha donato la vita, cosa c'�� dopo? �� una domanda a cui tutti prima o poi cerchiamo di dare una risposta, quindi si crea molto interesse nei lettori che sperano di trovare le risposte che cercano; gli scrittori talvolta trattano questo argomento per fini commerciali, la religione interessa alle masse. Personalmente nella scrittura ho trovato la mia dimensione, �� la ricetta per l'immortalit��, i miei libri sopravviveranno a me e saranno il segno tangibile del mio passaggio su questa terra. Duemila anni fa dovevano saperlo, per questo la parola di Dio �� scritta. Sta particolarmente bene nel contesto della cattolicissima Sicilia? Probabilmente i cattolicissimi siciliani prenderanno come un pugno allo stomaco questo libro ed altri omologhi, ma spero che qualcuno dica alla gente la verit��, i tempi sono maturi affinch�� tutti sappiano. Oggi non ci sarebbe niente di male nel dire alla gente, ci siamo sbagliati, credo che la gente capirebbe; qualcuno da qualche parte del mondo inventerebbe un'altra bugia, magari con un po' di fortuna durerebbe duemila anni, come quella del Cristo. Il mondo ha bisogno d'aria nuova, la Sicilia ancor di pi��. E Palermo viene vista e attraversata in maniera diversa dal solito? in che cosa? Ero stufo dei soliti stereotipi mafiosi appiccicati addosso alla mia citt�� ed alla Sicilia: Palermo, i suoi monumenti, la sua storia, miti e leggende sono il palcoscenico naturale per l'ambientazione di opere e fiction di ben altro stile. Non si pu�� raccontare la Sicilia sempre alla stessa maniera, �� un'ingiustizia che non rende onore alla sua storia. Rispetto ai racconti, alle poesie e al giornalismo, scrivere un romanzo �� stato faticoso o inaspettatamente naturale? Sono fortunato. Scrivere per me �� come respirare, �� la cosa pi�� bella che io possa fare. Scrivo nelle ore pi�� impensabili e nei luoghi pi�� incredibili, ma quando arriva l'ispirazione mollo Nelle grotte di Qumran sono stati trovati 4000 frammenti di pergamena tutto ed entro nel mio mondo. I miei personaggi vivono, si materializzano come dal nulla, entro in un posto immaginario. Ci�� mi crea qualche problema nella vita reale, a volte rimango scollegato dal mondo che mi circonda, divento sbadato, smemorato, abulico, ma non ci posso fare niente, oramai questa cosa mi ha preso la mano e non credo che torner�� indietro. Nel mio romanzo Q L'enigma del Messia e negli altri a venire, la verit�� �� sempre mescolata alla finzione, semplicemente perch�� la mia vita �� veramente cos�� a cavallo tra realt�� e fantasia. I personaggi che descrivo esistono veramente, cambio soltanto il nome e qualche dettaglio per ovvi motivi, poi li calo nel periodo storico; se lei frequentasse la Chiesa dei Cappuccini o conoscesse i miei amici rimarrebbe sbalordito, personalmente quando incontro i miei personaggi nel mondo reale �� un tuffo al cuore, una specie di macchina del tempo che si mette in moto, io li vedo proiettati dentro la storia e tutto fiorisce intorno a me, luoghi, fatti eccetera. Poi in un istante torno indietro, ma quanto �� bello sognare...