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GIOVEDÌ 31 MAGGIO 2018 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | 19 C è una remota isola di persone resistenti nella Sardegna sud- occidentale. Si chia- ma San Pietro e la leggenda vuole che San Pietro l'abbia visitata nel 46 d.C. La deliziosa cittadina di Carloforte si trova nel cuore di un'isola all'in- terno di un'isola. È tra le più inat- tese gemme del Mediterraneo perse nel tempo, ma la sua gente ha una storia straordinaria da rac- contare. I suoi abitanti chiamati Caroli- ni hanno vissuto in Sardegna per più di due secoli ma non sono Sardi: sono i discendenti dei pescatori liguri che nel 1542 si stabilirono a Tabarka, una città costiera nella Tunisia nordocci- dentale vicino al confine con l'Al- geria. Ecco perché preferiscono essere chiamati Tabarchini. "Nel 1541 un gruppo di famiglie di Pegli, vicino a Geno- va, attraversò il Mediterraneo al servizio di una ricca famiglia genovese, i Lomellini. Intrapre- sero una straordinaria avventura con la fondazione a Tabarka, di una delle più fiorenti colonie lig- uri del Mediterraneo", spiega Luigi Pellerano, storico locale. I Tabarchini erano cacciatori di barriere coralline a Tabarka. Nel XVIII secolo alcune famiglie di Tabarchini fondarono Carloforte (Forte Carlo) nell'allo- ra disabitata San Pietro. Nel 1738 accolsero l'offerta del duca di Savoia e re di Sardegna Carlo Emanuele III di trasferirsi lì. La città è stata nominata in suo onore. "Tabarka era stata presa dal Bey di Tunisia nel 1735 e le famiglie dei Tabarchini senti- vano che le cose stavano sfuggendo di mano", spiega Pellerano. "Infatti nel 1741 ci fu un colpo di stato e quelli che rimasero diventarono schiavi". Circa il 90% dei locali parla ancora l'autentico dialetto tabarchino. "È il più vicino all'antica lingua ligure perché è rimasto socialmente isolato sia a Tabarka che a San Pietro", dice Pellerano. Uno sportello linguis- tico presso il Municipio organiz- za concorsi e incontri letterari per proteggere l'unicità del dialetto. I Tabarchini sono persone resistenti. Sono sopravvissute al duro mondo della schiavitù in Tunisia. Nel 1798 il Bey di Tunisi commissionò a sette navi e a mille uomini di attaccare San Pietro perché stava combattendo una guerra contro la Sardegna, che si era rifiutata di rendergli La Sardegna di Carloforte: incontro con persone straordinarie omaggio per il diritto di navigare nel Mediterraneo. I pirati del Nord Africa catturarono donne, uomini, bambini e anziani. Sono stati tutti venduti come schiavi. Tra i detenuti spiccava una ragazza. Sorprendentemente bella e di origine aristocratica, Anna Maria Porcile aveva 12 anni, "un'età matura sulla costa berbera, in età da marito", scrive l'autore di best-seller Richard Zacks nel suo libro Pirate Coast. Era la nipote del conte Giovanni Porcile, ammiraglio della Marina sarda. "L'ammiraglio della flotta Rais Muhammed Rumelli inten- deva averla come sua concubina a meno che qualcuno non l'avesse immediatamente com- prata da lui per il prezzo record di 16.000 piastre, o 5.000 $ (allora il prezzo di una villa a Manhattan)", scrive Zachs. "Il prezzo medio di uno schiavo era di 2.000 piastre", spiega Pellera- no. Per farla breve: alla fine Anna fu salvata dal Console degli Stati Uniti in Tunisia, William Eaton, un giovane diplo- matico che obbligò il governo degli Stati Uniti a pagare il riscatto. Il padre di Anna, Anto- nio Porcile, scrisse una lettera di ringraziamento al presidente americano Thomas Jefferson il 22 luglio 1804 per l'intervento decisivo nel salvare sua figlia. Il simbolo dell'uscita dalla schiavitù dei Tabarchini nel 1803 è rappresentato da una statua in legno intagliato di una Madonna nera (probabilmente la "polena" di una nave). Uno schiavo che vagabondava, Nicola Moretto, la trovò in un giardino tunisino vicino a una palma da dattero. Numerosi miracoli sono stati attribuiti al manufatto sacro che fu custodito nel santuario della Madonna dello Schiavo di Carloforte del XIX secolo. Una festa in onore della Vergine degli schiavi viene celebrata il 15 novembre. L'architettura di Carloforte sembra appartenere a un altro mondo: mescola i famosi carrugi di Genova con un aspetto decisa- mente africano. La luce trasluci- da rimbalza sulle case color pastello che si affacciano sugli stretti vicoli, con la suggestione del mare tutt'intorno. Il 29 giug- no i Tabarchini celebreranno il loro santo patrono San Pietro con una processione in mare. L'acqua turchese è così chiara che si pos- sono vedere le pietre dei fondali marini. Da non perdere una visita a Capo Sandalo, di una bellezza selvaggia e con un faro che spic- ca sul punto occidentale di San Pietro segnando l'angolo sud- occidentale della Sardegna. "Lì, puoi guardare il tramonto più incredibile del mondo", dice Pellerano. I Tabarchini da sempre eccel- lono nella vela: diverse famiglie sono finite in California. I gio- vani di oggi diventano ufficiali di navi da crociera grazie alla Scuo- la Nautica di Carloforte che con- ferisce grande prestigio alla comunità. Gli adolescenti pos- sono anche imparare il mestiere della costruzione di barche in legno e diventare "maestri d'as- cia". Le influenze del Nord Africa e della Liguria hanno anche dato alla regione la sua cucina unica. Cascà è una versione vegetariana del cous cous. È la classica cuci- na di Carloforte insieme alla fari- nata. Cucina Carlofortina, libro di cucina scritto da Marcella Pellerano e Secondo Borghero, raccoglie ricette spettacolari. Il tonno è l'altro motivo di fama di Carloforte. Fin dai tempi dei Fenici, il tonno rosso ha percorso la stessa rotta oltre la costa nord- orientale di San Pietro per la sua riproduzione annuale. E si è appena conclusa un'altra edi- zione di successo del festival internazionale del tonno Giroton- no. L'isola di San Pietro è conosciuta per la pesca del tonno rosso e per le molte tradizionali ricette che lo vedono protagonista GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO Gli abitanti di Carloforte non sono Sardi, ma di origine Ligure, giunti in all'isola di San Pietro attraverso…la Tunisia