L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-31-2018

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GIOVEDÌ 31 MAGGIO 2018 www.italoamericano.org 9 L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA A l solo nominarli viene in mente il mistero e la div- inazione, li circonda l'aura magica dell'ig- noto: ma le carte dei Tarocchi sono davvero così difficili da decifrare? Possono esserlo - per coloro che credono in queste cose - almeno quando si tratta di leg- gere il futuro, ma la loro storia non è del tutto oscura, e ha forti radici italiane. Questa potrebbe essere una piccola sorpresa per alcuni, visto che i Tarocchi più popolari negli Stati Uniti e nel mondo anglo- fono, il mazzo Rider-Waite, è stato il frutto dell'esperto di eso- terismo e membro del Golden Dawn Arthur Edward Waite e dell'illustratrice e occultista Pamela Colman Smith. Pubbli- cate per la prima volta nel 1910, le immagini iconiche dei loro Arcani più importanti sono com- parsi nella cultura popolare più di una volta: nel 1968, gli appas- sionati di teatro ricevettero la carta degli Amanti quando anda- vano a vedere Hair; nel 1973, erano nelle mani di un indovino nel film di James Bond "Vivi e lascia morire". Roseanne Cash le ha volute nel suo video per The Wheel e sono anche apparse in un episodio dei Simpsons. Tuttavia, le carte dei Tarocchi hanno origini molto più antiche di quelle che la loro popolare ver- sione in lingua inglese potrebbe indurci a credere. Alcuni dicono che i primissimi a usare le carte come forma di divinazione furono gli antichi Egizi, i cui "Tarocchi" altro non erano che uno strumento di facile consul- tazione per i sommi sacerdoti nel leggere e interpretare il Libro di Thoth. Altri pensano che i Cinesi siano stati i primi al mondo ad introdurli e ad associarli esplici- tamente al Ching, un libro vec- chio di 30 secoli usato per la div- inazione, e perchè i Cinesi sono stati anche gli inventori della carta e delle carte da gioco: potrebbe essere un bel salto, ma rimane certamente una teoria interessante. Infatti, le carte da gioco arrivarono in Europa attraverso l'Oriente: è probabile che sia stato un mazzo di carte da gioco mamelucco il primo ad arrivare nel Vecchio Continente: furono attestate per la prima volta alla fine del XIII secolo. Perché men- ziono le carte da gioco? Bene, perché i Tarocchi originali non erano altro che un mazzo di nor- mali carte da gioco con in più gli Arcani maggiori, o Trionfi per dirlo in italiano. Le prime notizie della loro esistenza risalgono alla corte degli Este di Ferrara, nel XV secolo. Ma è a Milano che le cose si fanno serie. Pare che nel 1449 l'intraprendente capitano d'armi Jacopo Antonio Marcello acquistò un mazzo di Tarocchi per Isabel di Lorena, moglie di René d'Anjou, accompagnato da una lettera in cui ne descriveva l'uso: le chiamava "carte de 'tri- onfi". Con la lettera, inviò un breve trattato sul gioco scritto da un certo Marziano da Tortona, poi segretario personale del duca di Milano, Filippo Maria Viscon- ti. Il buon vecchio Marziano spiegava solo il significato di 24 carte, 16 rappresentanti divinità greche e 4 rappresentanti re, specificando che la mente dietro la creazione di quel mazzo spe- ciale era il duca stesso. Dieci anni dopo, nel 1460, Matteo Maria Boiardo pubblicò Il Capi- tolo del Gioco dei Tarocchi, la guida di un gioco di 78 carte che sarebbe diventato incredibil- mente popolare in tutta la peniso- la: tra i mazzi più popolari quelli di Venezia, il Tarocchino di Bologna, un mazzo di 62 carte privo delle carte 2,3,4 e 5 e le Minchiate di Firenze, che aggiungeva 20 carte alle 78 origi- nali, tra cui il Cardinale, i 12 segni dello zodiaco, i 4 elementi e le 3 virtù teologali. Se, certamente, gli Arcani minori dei nostri Tarocchi mod- erni derivano da antichi giochi orientali, l'idea e la natura degli Arcani maggiori sono cosa ital- iana: chiamati originariamente Trionfi, il loro stesso nome li lega inequivocabilmente all'Italia. I Trionfi è il titolo di un'opera famosa del poeta italiano Francesco Petrarca, in cui abbon- dano allegoria e simbologia: in essa Petrarca descrive i Trionfi dell'Amore (gli Amanti degli Arcani maggiori), della Castità (che divenne Temperanza negli Arcani), della Morte (carta XIII degli Arcani minori), della Fama (carta XXI), del Tempo (carta XI) e dell'Eternità (carta XIX). I Tri- onfi all'epoca erano uno spettaco- lo popolare, fatto di complessi carri allegorici, simili nel concet- to a quelli ancora diffusi in molte parti d'Italia durante il Carnevale: era su questi carri che Petrarca basava il suo lavoro ed è in ques- ta opera che gli Arcani maggiori hanno origine. Così ora ne conosciamo la sto- ria, ma che dire del modo in cui sono stati utilizzati? Almeno all'inizio, le carte dei Tarocchi non erano uno strumento divina- torio. È probabile che fossero, d'altra parte, usati per giocare a giochi simili alla Briscola, dove gli Arcani maggiori vincevano su altre carte; l'unico riferimento parzialmente esoterico al loro uso è stato fatto in Il Caos del Tri per Uno, opera del monaco Merlin Cocai, in cui erano usati per interpretare la personalità della gente. Per inciso, lo stesso Merlin Cocai - Teofilo Folengo, il vero nome - potrebbe essere argomen- to di un interessante articolo: monaco benedettino, per sua stes- sa ammissione, abbandonò la vita religiosa per amore di Girolama Dieda e trasferirsi a Venezia, solo per poi cambiare idea e tornare al chiostro alcuni anni dopo. Anche se la ricerca storica ha sfatato i racconti di dissolutezza di Folen- go, rimane un personaggio piut- tosto interessante. Tornando ai Tarocchi, dobbi- amo aspettare il XVII secolo per trovare le prime attestazioni del loro uso nell'occultismo, nella città di Bologna, anche se alla fine fu la Francia, un secolo Un misterioso mazzo di carte con origini italiane: i tarocchi dopo, a renderle popolari in quel contesto. Accanto al già citato Tarocchino di Bologna e alle Minchiate di Firenze, un altro famoso mazzo di Tarocchi ital- iani storici è quello dei Tarocchi del Mantegna, dal nome del mag- nifico pittore italiano Andrea Mantegna, ma in realtà creato da due artisti diversi e sconosciuti. Il fatto più curioso di questi Taroc- chi è che, beh, non sono affatto Tarocchi, in quanto non hanno Arcani minori. Apparentemente non erano usati né per giocare né per divinazione, ma come stru- mento didattico per illustrare ide- ali medievali. Non italiano, ma tra i mazzi più famosi al mondo è il mazzo Marseille, dal nome della città francese in cui è stato creato. E poi, ovviamente, abbiamo il mazzo Rider-Waite, con la sua inconfondibile scatola blu e le illustrazioni elaborate. Possono essere più britannici della Britan- nia, ma i Tarocchi, come ormai sappiamo, hanno parlato italiano 500 anni prima che a Mr Waite venissero in mente.

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