L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-14-2018

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GIOVEDÌ 14 GIUGNO 2018 www.italoamericano.org 9 L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA D i solito, in Italia, si sente l'elettricità nell'aria quando inizia la Coppa del mondo di calcio: la passione nazionale per il calcio è ben nota e, se si tratta della Nazionale, puoi scommettere che anche il meno tifoso tra di noi si trasforma in un fervido sosteni- tore. È una questione di orgoglio, dicono alcuni, perché l'Italia ha un passato glorioso nello sport. Peccato che quest'anno dovremo trovare qualcun altro per cui tifare, visto che gli Azzurri non sono arrivati alle fasi finali del torneo in Russia. Il fatto che l'Italia sia fuori dalla Coppa del mondo è di per sé un grosso problema: quattro volte vincitrice, seconda solo al Brasile con cinque coppe sotto il braccio, di solito è una delle favorite, anche quando non riesce a stupire. In realtà è un po' scon- tato: l'Italia è brava nel calcio, così come nel cibo e nelle belle arti, ma quest'anno siamo tutti costretti a sederci dietro e a las- ciare che parlino gli altri. Nella speranza, ovviamente, che possa andare meglio nel 2022. Prendere una pausa forzata dal calcio attivo, tuttavia, può darci l'opportunità di ripercorrere la storia e, perché no, di imparare qualcosa di più sul nostro sport nazionale. Che, a proposito, potrebbe non essere così nazionale, dopo tutto, visto che sembra che sia stato creato nel Regno Unito. O lo è? La storia ci dice infatti che la prima squadra di calcio proviene da Sheffield e fu fonda- ta nel 1857, per essere seguita dalla pubblicazione delle Sheffield Rules (1858), il primo tentativo di formalizzare le regole dello sport. Ed è, ancora una volta, nel Regno Unito che, solo una manciata di anni dopo, nel 1863, fu creata la prima feder- azione calcistica ufficiale. Quando si tratta della sua forma moderna, c'è poco da dis- cutere: gli inglesi hanno battuto gli italiani per "invenzione" e regolamento calcistico di almeno 30 anni, perché la prima regis- trazione ufficiale di una squadra italiana di calcio, l'FC Genoa, risale al 1893. E il fatto che lo sport fosse un'importazione bri- tannica è supportato dal coinvol- gimento di uomini d'affari britan- nici operanti nel capoluogo ligure nella creazione della squadra, nonché dalla firma sui principali documenti del Console britannico a Genova, Charles Alfred Payton, che lo attesta. Se si approfondisce la storia di questo sport, tuttavia, si scoprirà che gli italiani possono rivalersi quando affermano di essere i veri inventori del calcio perché lo sport, o almeno alcune versioni, furono presenti e praticate nella penisola prima del 19° secolo. Ora, per essere onesti con il resto del mondo, la pratica di rincor- rere una palla con lo scopo di segnare punti gettandola in una sorta di rete era già popolare molto prima della nascita di Cristo, in terre così lontane e estranee a noi Italiani come il Giappone e la Cina. Lì, la gente giocava rispettivamente a kemari e tsu-chiu, già nell'XI secolo a.C. Per assistere in Europa ad una sorta di febbre calcistica, dobbi- amo aspettare il 4° secolo a.C, quando i Greci iniziarono a gio- care a episkyros: riconosciuto come sport, non è mai entrato nelle competizioni ufficiali prati- cate durante i Giochi Olimpici. Andiamo avanti velocemente per un paio di secoli e, final- mente, il calcio - o dovremmo dire il suo bisnonno - sbarca in Italia, grazie alle prodezze atletiche, avete indovinato, dei Romani. Giocavano a harapas- trum, un gioco in cui due squadre opposte si fronteggiavano in un campo rettangolare, diviso a metà da una linea. L'obiettivo era posizionare la palla, un piccolo affare di pelle e piume, sulla linea di fine campo della squadra opposta e si potevano usare anche le mani. Ora, non sono un'esperta ma sembra che l'harapastrum condivida più di qualche somiglianza anche con il rugby e il football americano. Durante gli ultimi anni dell'Impero Romano, i giochi con la palla simili allo harapastrum divennero popolari anche nelle isole britanniche, dove vennero praticati soprattutto come un modo per esprimere la rivalità tra diverse città e villaggi: questo gioco, comunemente noto come "grande calcio", è descritto come piuttosto violento nelle fonti coeve. Se c'è una cosa da imparare dalla storia antica del calcio, è che i suoi predecessori sembra- vano essere abbastanza popolari Palla al centro: storia d'amore tra l'Italia e il calcio un po' ovunque nel mondo conosciuto, anche se variavano le regole e l'uso delle mani era ammesso in molti casi: siamo ancora lontani dal calcio che conosciamo. Poi arrivò il Rinascimento: l'I- talia allora segnava il passo cre- ando cultura moderna e svilup- pando nuovi canoni estetici e filosofici, quindi non dovrebbe sorprendere che abbia avuto un ruolo anche nel mondo dello sport. Inutile dire che tutto è suc- cesso a Firenze: ragazzi, se c'è stato un momento fecondo in quei secoli, è stato quello. Nella seconda metà del XV secolo tro- viamo le prime attestazioni uffi- ciali del florentinum harapastrum o, per dirla in italiano, del calcio fiorentino. La verità è che il gioco era conosciuto soprattutto per le sue sfumature politiche, dato che le due squadre che si fronteggiavano solitamente appartenevano a opposte fazioni politiche. Le regole del calcio fiorentino - erano 33 - furono scritte da Giovanni de Bardi e usate come tela per tracciare le regole del calcio moderno. Se le squadre erano molto più numerose - erano formate da 27 giocatori - e le partite molto più corte, fino a 50 minuti, le somiglianze erano molte: c'erano portieri, difensori, centrocampisti e attaccanti e, naturalmente, l'obi- ettivo era segnare punti centrando con la palla la rete degli avver- sari. E poi? Bene, per trovare altri documenti ufficiali del calcio che si gioca in tutto il mondo, dobbi- amo aspettare Sheffield nel 19° secolo, quando, abbiamo visto, è nata la prima squadra di calcio moderna. La FIFA, l'associazione mondiale del calcio, è stata fon- data nel 1904, curiosamente da sette nazioni raramente menzion- ate nella storia del calcio fino ad allora: Francia, Svizzera, Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Danimarca e Spagna. La Gran Bretagna si unì nel 1905. La Nazionale italiana ha gio- cato la sua prima partita nel 1910 e ha vinto quattro coppe del mondo nel 1934, nel 1938, nel 1982 e, più di recente, nel 2006. Non essere riuscita a qualificarsi per il torneo di quest'anno è qual- cosa che molti italiani non hanno mai visto nella loro vita: sono passati 60 anni dall'ultima volta che gli Azzurri non sono arrivati alla fase finale della Coppa del Mondo. A noi italiani piacerà comunque? Molto probabilmente sì: amiamo come nessuno gli sport da poltrona e, in un certo senso, non doversi confrontare con la tensione di vedere gli Azzurri in campo può aiutarci ad apprezzare di più un buon gioco. Ma, oh! Quanto sarebbe stato glorioso, alzare quella Coppa sui cieli di Mosca! Enzo Bearzot e I suoi ragazzi, il giorno della terza vittoria mondiale degli Azzurri: era il 1982 Il calcio Fiorentino, seguiva 33 regole precise e le sue squadre erano formate da ben 27 giocatori

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