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www.italoamericano.org 13 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 26 LUGLIO 2018 Ivrea, l'ultimo gioiello Italiano a diventare patrimonio UNESCO L a "Città industriale del ventesimo secolo:" è con questa dicitura che la sua candidatura è entrata a far parte del Patrimonio UNESCO. Ivrea è una città poco conosciuta fuori dall'I- talia, ma il suo figlio prediletto, Adriano Olivetti, è al contrario nome famoso, apprezzato e stima- to in tutto il mondo. Un nome, Olivetti, sinonimo di innovazione, di Made in Italy, ma anche di etica del lavoro, senso della fami- glia e rispetto per i lavoratori. Puramente Italiano, Adriano Oli- vetti, ma anche in qualche modo legato all'America, che visitò nel 1925, a soli 24 anni, per studiarne la lingua e la struttura industriale. Cinque mesi raccontati in un testo, Dall'America: Lettere ai Familiari 1925-1926, pubblicato dalla Fondazione Olivetti, che parla di un ragazzo affascinato dall'efficienza del modello indu- striale Americano, ma anche in qualche modo spaventato dalle potenziali conseguenze di un industrializzazione sfrenata. Di Adriano Olivetti, della Fondazio- ne che porta il suo nome e di Ivrea patrimonio UNESCO, noi dell'Italo Americano abbiamo parlato con Beniamino De' Liguori Carino, Segretario Gene- rale della Fondazione Olivetti e nipote di Adriano. Ivrea è divenuta patrimonio UNESCO anche in nome del suo "patrimonio culturale Oli- vettiano." Ci può spiegare che cosa significa? Grazie per la domanda perché mi da l'occasione di chiarire cosa intendiamo per "cultura olivettia- na" che poi è il lascito immateria- le più importante che oggi la Fon- dazione si trova a gestire. La cultura olivettiana è quell'insieme di fattori che determinano il benessere di una società ed il relativo progresso. Adriano Oli- vetti, sappiamo essere stato molte cose. Un imprenditore innanzitut- to, ma anche un editore, un politi- co, un urbanista, un sociologo, uno scrittore. Ognuna di queste parti è stata studiata e approfondi- ta fino quasi a rendersi autonoma dagli altri aspetti. Ecco, la cultura olivettiana è proprio quell'anello che unisce tutti i pianeti di questo magnifico sistema rappresentato iconicamente dalla figura di Adriano Olivetti. Qui entra in gioco la Fonda- zione Adriano Olivetti: quali sono il suo fine e la sua storia? La Fondazione è stata fondata nel 1962 a due anni dalla prema- tura scomparsa di Adriano Oli- vetti. Fu una morte improvvisa che lasciò orfana metà città di Ivrea e non solo. Il progetto di riforma imprenditoriale, sociale, politica di Adriano Olivetti si interruppe improvvisamente, in maniera talmente inattesa da non avere un Piano B. Fu immediata- mente chiaro che era necessario proseguire quell'indirizzo ma in un periodo in cui la stessa società stava subendo della grandi tra- sformazioni e il consiglio di amministrazione si stava via via svuotando di rappresentanze familiare. Apparve dunque evi- dente che qualsiasi iniziativa si sarebbe dovuta creare in maniera indipendente dall'azienda. E così fu. La costituzione della Fonda- zione fu un atto filantropico esemplare. Infatti cinque rami della famiglia Olivetti, tra le sorelle, le nipoti e i figli di Adria- no, destinarono – a fondo perduto – un capitale per la costituzione di una Fondazione che avesse nel primo articolo del suo statuto il mandato di "promuovere l'opera culturale e sociale suscitata da Adriano Olivetti." La notizia del giorno è certa- mente quella del successo della candidatura UNESCO di Ivrea: ci può dire qualcosa in più sulla città, sulla sua impor- tanza storico-culturale e sul ruolo della famiglia Olivetti nel suo sviluppo? La storia di Ivrea affonda le radici in un passato remotissimo, per molti versi poco conosciuto ma molto sentito al livello locale anche per via dello Storico Car- nevale. Ivrea si trova in una zona denominata Canavese che, sin dal V secolo a.C., fu abitata dai Salassi, una popolazione di stirpe gallica. Dopo anni di frequenti e feroci battaglie i Salassi vennero allontanati dai Romani che nel 100 a.C. fondarono Eporedia, l'attuale Ivrea per controllare in maniera più strategica il territorio e costituire insieme con l'attuale Aosta, degli avamposti di difesa del territorio. Poi a Ivrea si inse- diò il potere ecclesiastico, ci furo- no rivolte dei feudatari, venne eletto il Marchese Arduino Re d'Italia, divenne francese sotto Napoleone, poi tornò ad essere sabauda nella seconda metà dell'Ottocento e comune del Regno d'Italia, con tutto ciò che ne consegue quindi trasformazio- ni ed adeguamenti strutturali che ne modificarono l'aspetto morfo- logico e il tessuto produttivo, di vocazione agricola, con poca manifattura, attiva soprattutto nel tessile. Un luogo insomma che non sembrava avere i presupposti per ospitare la "Prima Fabbrica Nazionale di Macchine per Scri- vere", cioè quanto di più innova- tivo si potesse pensare all'inizio del secolo scorso. Eppure... Per un secolo la storia della città è stata scritta dalla mia famiglia, oggi con il riconoscimento Une- sco si sancisce un legame perpe- tuo e indissolubile, un legame senza tempo, che vedrà sempre il nome di Ivrea associato a quello della famiglia Olivetti. Non posso nascondere un orgoglio che pre- scinde dal legame famigliare per- ché è l'orgoglio di un italiano verso altri italiani che hanno fatto la storia del nostro Paese. Una storia che oggi è Patrimonio dell'umanità. Questa candidatura è stret- tamente legata strettamente alla figura e al lavoro di Adria- no Olivetti… Certamente. Ivrea non avrebbe avuto questo riconoscimento se la mia famiglia non avesse stabilito a Ivrea il centro dei propri inte- ressi e affetti. Perché la fabbrica era proprio parte della famiglia. Sia per Camillo, sia per Adriano. Poi le cose cambiano come cam- bia il mondo ed è anche normale che l'espansione della fabbrica cambiasse le relazioni ma non il rispetto che tutta la mia famiglia ha sempre avuto per "la Ditta" e per le persone che la animavano. Ivrea è un modello di città indu- striale del secolo scorso non credo solo perché in controten- denza con gli esempi di architet- ture industriali di quel periodo, ma perché i valori alla base della sua creazione possono essere d'i- spirazione per la rinascita, la cre- scita e lo sviluppo economico, sociale, politico e culturale non solo del nostro Paese ma del mondo intero. I dieci anni di lavoro rappresentano il vero valo- re aggiunto del progetto grazie ai quali, non solo si sono messi a punto i contenuti vincenti per l'Unesco ma soprattutto si è costruita una solida alleanza terri- toriale tra le istituzioni coinvolte. Mibact e Comune di Ivrea in pri- mis, che hanno accolto la nostra proposta nel 2008 insieme con Regione Piemonte, Torino Città Metropolitana, Comune di Ban- chette e Fondazione Guelpa. Che cosa significa tutto que- sto per la città, la Fondazione Adriano Olivetti e per i suoi progetti? Ci sarebbero due risposte a questa domanda. La prima più personale ed emotiva, cioè grande commozione, quella stessa che ha colto tutta la squadra di lavoro della Fondazione nell'apprendere la notizia dell'iscrizione di Ivrea nella lista dei Siti Unesco. Una commozione data dalla passione che ha caratterizzato il nostro lavoro soprattutto in questi ultimi dieci anni. La seconda risposta invece è più razionale. Vedo il futuro bussare alla porta di Ivrea, spero si abbia la lucidità per capi- re che questa volta le porte devo- no essere proprio spalancate! Ivrea può tornare ad essere un luogo di sperimentazione e inno- vazione. Da soli possiamo correre veloci ma non andare troppo lon- tano. Abbiamo bisogno di tanti alleati che abbiano la nostra stes- sa lunghezza d'onda. Quella ten- sione verso un altro traguardo, di successo ovviamente, come quel- lo, commovente, del 1 luglio scorso. Un grazie particolare a Fran- cesca Limana, della Fondazione Adriano Olivetti, per il supporto e la collaborazione nel creare questo pezzo. GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO Ivrea è entrata a far parte del Patrimonio UNESCO come "Città Industriale del Ventesimo Secolo."