L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-3-2018

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www.italoamericano.org 15 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 6 SETTEMBRE 2018 F uori dal Caffé Sant'Eustachio studen- ti e tassisti, banchieri e mediatori finanziari, opinionisti e senatori sorseggiano l'espresso e com- mentano la notizia. Starbucks, la catena statunitense dei caffè che ha circa 27.000 sedi in tutto il mondo, ha aperto il suo primo negozio italiano a Milano. " Blas femia" , dichiara un archivis ta del P alazzo della Sapienza. Per tre volte mescola la sua tazzina e ne sposta la crema sul marciapiede. Il mosai- co di un cervo con una croce tra le corna pavimenta l'ingresso del bar. Starbucks può essere un fran- chising da 14 miliardi $, ma il Caffè Sant'Eustachio, forse il caffè più venerato di Roma, è un cult. Il caffè prende il nome e l'emblema dalla vicina chiesa dedicata a Sant'Eustachio, patro- no dei cacciatori e presunto mar- tire del I secolo. Durante il regno dell' imperatore Traiano, un generale romano chiamato Placi- do spesso cacciava cervi nelle foreste vicino a Tivoli. Un gior- no, vide una croce brillare tra le corna di un cervo e si convertì al Cristianesimo. Battezzò tutta la s ua famiglia, cambiò il s uo nome in Eus tachio e adottò come stemma il cervo e la croce. Traiano tollerò queste eccen- tricità, finché non interferirono con i doveri del generale. Quan- do Eustachio rifiutò di offrire incenso agli dei pagani per un trionfo, l'imperatore ordinò che fosse bruciato all'interno di un toro di bronzo. Tragica ironia, la sua chiesa in piazza Sant'Eusta- chio, il luogo del suo martirio, un isolato ad ovest del Pantheon, è pieno giorno e notte degli odori di quercia bruciata e chic- chi di caffè tostato. L'area vanta molti caffè raffi- nati. Tazza d'Oro, il maggiore rivale di Sant'Eustachio, domina in estate grazie alla sua granita di caffe: caffè ghiacciato su stra- ti di panna montata. Camillioni, piccolo e senza pretese, serve squisiti dolci al cioccolato. Gio- litti, gelateria alla moda fin dalla Belle Époque, ha un salone dora- to e camerieri in livrea. Ma solo Sant'Eustachio vanta una cultura del caffè retrò. Inaugurato nel 1938, l'eserci- zio sostituì un bar del 19° secolo, chiamato Caffè e Latte. Per dar- gli un look moderno, Alberto Ottolini, il nuovo proprietario, scelse una muratura dalle forme ergonomiche. I muri bianchi industriali e l'assenza di mobili in legno erano una novità, ma ogni innovazione diventò presto una tradizione. Quando Raimon- do e Roberto Ricci lo acquisiro- no nel 1999, mantennero i maci- nacaffè a manovella, le foto in bianco e nero, l'orologio di Arte Moderna e il bar semicircolare. Le tazze e i piattini, marchiati con il cervo e la croce, divennero doni popolari. Per gli amanti del caffè, non sono né souvenir né simboli di status, ma reliquie di un tempio. Schermi circondano la mac- china per il caffè espresso, come cori che separano il tabernacolo nelle basiliche altomedievali. Dietro di essi i sommi sacerdoti del caffè, indossando cravatte a papillon e gilet bordeaux, prepa- rano un sacro infuso tra vapore e cucchiaini tintinnanti. Nessuno conosce il segreto del Gran Caffè di Sant'Eustachio, un doppio espresso con una spes- sa schiuma cremosa sufficiente a trasformare una suorina nell'Uo- mo Bialetti. Alcuni dicono che è l'acqua dell'Aqua Vergine, l'ac- quedotto cos truito da M arco Agrippa Vipsanio, generale e genero di Augusto, che rifornisce il quartiere del Pantheon da una sorgente pura sui Colli Albani, otto miglia a es t di Roma. Secondo la leggenda, la scoprì una fanciulla e in quel sito con- dusse assetati legionari, da qui il suo nome: Acqua Vergine. Altri indicano la miscela. La miscela Sant'Eustachio unisce i migliori chicchi importati da Brasile, Repubblica Dominica- na, Etiopia, Galapagos, Guate- mala e Sant'Elena tostati in una macchina di 80 anni fa, alimen- tata a legna e azionata manual- mente. Questo gigantesco cilin- dro assomiglia al toro di bronzo in cui Traiano torturò San Eusta- chio. Mentre i chicchi ruotano, scricchiolano e si tostano, due stagisti del Sustainable Food Project dell'American Academy di Roma cercano di decodificare il loro caffè. Cosa succede se aggiungiamo latte in polvere ai chicchi? Cosa succede se mesco- liamo insieme panna, zucchero e caffè? Queste inutili speculazioni, più da Silicon Valley che da sette colli, divertono i fratelli Ricci. Il Vaticano ha danneggia- to permanentemente il suo brand quando ha sostituito il latino con il volgare e messo i sacerdoti di fronte alla congregazione. Loro non faranno mai lo stesso errore. I clienti preferiscono rituali e misteri. Sebbene la Chiesa abbia rimosso Eustachio dal calenda- rio liturgico nel 1969, i fedeli celebrano ancora la sua festa il 20 settembre. L'anno in cui Joseph Ratzin- ger divenne Benedetto XVI, i pellegrini di Deggendorf prega- rono nella Chiesa di Sant'Eusta- chio e si fermarono al bar. La guida, membro del Bavarian Forest Club, prese una bottiglia di J ägermeis ter dallo zaino, mostrò l'etichetta con la croce e il cervo, e versò un sorso nel suo espresso. Felici, tutti gli altri ordinarono lo stesso caffé. Se Ratzinger avesse partecipato a questo sacramento, non avrebbe potuto dimettersi. Il segretario di Pasquino è Anthony Di Renzo, professore di scrittura all'Ithaca College. Potete contattarlo all'indirizzo direnzo@ithaca.edu. Macchina a legna per la torrefazione del caffé, nel retro del caffè Sant'Eustachio. Foto: MollySVH/Flickr GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO Sant'Eustachio Pasquino alla ricerca di un caffè La Basilica di Sant'Eustachio, da cui il caffè Sant'Eustachio prende il nome

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