L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-17-2013

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ  17  GENNAIO  2013 PAGINA  13 Da Foggia a Roma la notte teatrale di Bukowski che separa il mito dello scrittore dal fragile ubriacone perdente GIOVANNI ZAMBITO Il Teatro dei Limoni di Foggia al Millelire di Roma con "Bukowski - a night with Hank" di Francesco Nikzad (trailer). Un lavoro di ricerca e studio che, partito nel settembre del 2011, è approdato al suo debutto nazionale a Foggia nell'aprile del 2012. Lo spettacolo, finalista al Torino Fringe Festival, dopo le repliche romane sarà in tournèe in diverse città italiane. Quello portato in scena dal Teatro dei Limoni non è una let- tura di Bukowski né un collage dei suoi scritti. Si tratta di un testo inedito. Nikzad ipotizza una notte, in cui succede qualcosa di particolare nella vita dello scrittore. Qualcosa che lui non ha mai raccontato. Una sua presa di coscienza. Un fragile ubriacone perdente. Questo è Bukowski per il Teatro dei Limoni. Protagonista assoluto di questa intensa rappresentazione è Roberto Galano nel duplice ruolo di attore e regista: "Io non sono Bukowski. Charles - afferma il regista ed interprete "Bukowski - a night with Hank" in scena al Teatro Millelire di Roma Galano già intervistato da Fattitaliani - non era Bukowski. E nessuno sarà mai Bukowski. C'è qualcosa nascosto, protetto dai litri di alcol che marciscono nel fegato, dalle perversioni e l'odio per una mondo pieno di figli di pu..ana. Qualcosa di così puro che può appartenere solo a un angelo. Ma gli angeli non esistono, e se esistono hanno le ali di carta che si bagnano alla prima goccia di pioggia. Esiste, invece, una notte che divide il mito dello scrittore dal fragile ubriacone perdente. Una notte sola. Soltanto lui e il suo piccolo uccello azzurro nel cuore. Una notte con Hank". Qual è il suo rapporto personale col poeta e scrittore? Con Bukowski è stato un rapporto piuttosto travagliato, mi sono approcciato ai suoi libri durante il periodo dell'adolescenza, e da adolescente ribelle quale ero, lo adoravo, ma in effetti era solo una posa, una trasgressione, un rifiuto delle regole. Quando sono cresciuto l'ho ignorato e respinto per molto tempo, lo trovavo eccessivo, inutile, privo di profondità. Poi qualche anno fa, per caso, mi capita tra le mani "Bluebird", la leggo e mi tocca così tanto Roberto Galano nel duplice ruolo di attore e regista (Ph F. De Sandoli) quella poesia che quando scopro che era di Bukowski quasi ci resto male, da lì ho iniziato a rileggerlo tutto, ma con un occhio completamente diverso. Per un artista come lei che cosa significa rappresentare un testo su un personaggio come Bukowski? Sarebbe stato banale rappresentare Hank limitandosi al suo classico stereotipo (ca..o, fi.a, Con 'Last day on Earth', il regista del Bronx Abel Ferrara lancia sulla piattaforma web il suo ultimo film con Willem Dafoe SIMONE BRACCI Di molte opere spesso se ne perde traccia, travolte dalla megaproduzione mondiale della celluloide. Sono troppi i film realizzati ogni anno, e la distribuzione non riesce a stare dietro all'ipertrofia creativa dei registi, "ci" dicono i nostri cari esercenti. Per fortuna ogni tanto qualche ottima pellicola sfugge alla regola, regalandoci chicche di qualità che altrimenti sarebbero cadute nel dimenticatoio. E spesso succede quando piccoli film di registi di culto trovano il modo di affacciarsi al grande pubblico. Ora vi spieghiamo come. La locandina di "4:44 Last Day on Earth" con Willem Dafoe "4.44 Last Day on Earth" era un film inedito nelle sale italiane, presentato per la prima volta alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia nel settembre del 2011. Da quel momento è stato proiettato solo nei cinema degli Stati Uniti fino alla metà di dicembre, quando, per fortuna degli spettatori del nostro paese, è arrivato nelle sale italiane grazie alla collaborazione tra Own Air e Bim Distribuzione. Scritto e diretto da Abel Ferrara, il film nasce dall'idea del visionario regista di raccontare tutto quello che potrebbe significare la fine del mondo per l'umanità attraverso un approccio intimista e riflessivo, tipico della sua poetica, sviluppata in oltre 40 anni di carriera. Contrariamente ad altri disaster movies sulla fine del mondo, "4.44 Last Day On Earth" non si concentra sugli eventi apocalittici che causano la distruzione del pianeta, ma sul come si possa affrontare l'ultimo giorno sulla Terra. Una sorta di "Strange Days", non con lo stesso piglio tecnologico di Kathrin Bigelow ma con una originalità che distingue il lavoro di Ferrara dal lavoro della famigerata coppia Bay-Bruckheimer. Una pittrice e il suo compagno, attore, sono i protagonisti di un'Apocalisse profetizzata, annunciata e inevitabile (i Maya, in quel caso, sembra che abbiano Abel Ferrara azzeccato la previsione. Questo racconto della fine dell'umanità, è descritto attraverso i sentimenti e le sensazioni della coppia formata da Willem Dafoe e Shanyn Leigh. Nelle ultime ore del mondo si continua a dipingere, si piange, si ordina da mangiare per asporto un'ultima volta, si salutano i parenti via Skype, si va a trovare gli amici un'ultima volta, si litiga, ci si abbraccia. E si guarda ininterrottamente la tv per essere informati su tutto, fino all'ultimo telegiornale disponibile: perché, come dice uno degli amici del protagonista, "E se non fosse vero?". Prodotto da Wild Bunch in collaborazione con altre case di produzione, ora avrà possibilità di acquisto e noleggio e lunga vita in home video. pu..ane, bar, vino, birra...) tutto questo è presente nel personaggio, ma è molto marginale rispetto al lavoro fatto sulla sua anima da perdente, sui suoi dubbi, sulle sue paure, sulla poesia che nasconde. Quale aspetto è risultato più spontaneo e quale più complesso nel dirigerlo e interpretarlo? Quando lavoro a un personaggio, mi piace ritrovare qualcosa di me in ogni sua sfaccettatura, lo trovo più sincero, più profondo. Hank ha una tale malinconia dentro, soprattutto in rapporto alla solitudine, che spesso mi spaventa. Nel duplice ruolo di attore e regista, ha avuto più occasioni per confrontare se stesso con il personaggio? Ho imparato che per interpretare qualunque personaggio al meglio è necessario "capirlo fino in fondo" ma non "giudicarlo", quindi come regista mi limito a creare le atmosfere dentro le quali calare l'attore. Lo spettacolo è stato più difficile dal punto di vista organizzativo o emozionale/emotivo? Assolutamente la seconda.

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