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L'Italo-Americano PAGINA 12 La caratteristica e colorata piazza di Mondovì Mondovì, comune piemontese di 22.730 abitanti che diventano 35.000 nell'area urbana della provincia di Cuneo. È la quinta città della provincia per numero di abitanti dopo Cuneo, Alba, Bra e Fossano e la ventisettesima della Regione Piemonte. Fa parte delle cosiddette "sette sorelle", le sette città più importanti della provincia, insieme a Cuneo, Alba, Bra, Fossano, Savigliano e Saluzzo. Il nome deriva dal fatto che il suo nucleo iniziale, oggi Rione "Mondovì Piazza", venne costruito su un colle vicino al preesistente comune di Vicoforte: dall'abbreviazione di "Mont ed vico" ("monte di vico") derivò l'attuale nome di Mondovì. Gli abitanti di Vico, infatti, ribellatisi al Vescovo d'Asti feudatario del territorio, la fondarono con Monastero e Carassone. La città fu fondata nel 1198 dopo la distruzione della città di Bredolo, probabilmente Breolungi, sede di antica contea carolingia. I transfughi si unirono in una nuova comunità, libera dal potere feudale. L'indipendenza della cittadina fu breve poiché il vescovo di Asti unitosi al marchese di Ceva, riuscì nel 1200 ad espugnarla ed in seguito, nel 1231, a distruggerla. Nel 1260 fu occupata da Carlo I d'Angiò che aveva ormai esteso i suoi domini in gran parte del Piemonte. Fu allora che apparve per la prima volta nella storia, il nome di Piemonte, ad indicare i domini angioni situati ai piedi dei monti per chi giungeva dalla Provenza o dalla Lombardia. Le origini però, sono anteriori. Antichi insediamenti romani sono stati rinvenuti in località Breolungi che, in epoca successiva, costituì un importante avamposto bizantino di fronte all'avanzata dei Longobardi, similmente a Morotia (Morozzo) e al Mons Fortis (Monforte). Non a caso, per più di sessant'anni, il confine tra Longobardi e Bizantini, che mantenevano faticosamente il controllo dell'antica provincia della Liguria, fu costituito dai fiumi Stura e Tanaro: un confine che tale rimase per secoli a delimitare la Longobardia Occidentale (poi Piemonte) dalla Liguria. GIOVEDÌ 17 GENNAIO 2013 L'ingresso a Narni da Porta Ternana o delle Arvolte Il castello di Oria Narni è un comune umbro di 20.331 abitanti della provincia di Terni. Fu un insediamento preromano con il nome di Nequinum, quindi nel 300 a.C. divenne colonia romana col nome latino di Narnia. Non si conosce con certezza quando cambiò il suo nome in Narni, ma probabilmente questo avvenne a partire dal XIII secolo per poi divenire effettivo dopo la rivoluzione francese, anche se fino alla fine del XIX secolo si trovavano iscrizioni con l'antico nome. Lo scrittore Walter Hooper, autore de "Le cronache di Narnia", ha trattato diverse volte nei suoi libri le origini del nome "Narnia". Eredità del passato anche la "Corsa all'Anello" che nasce verso la prima metà del 1300 in onore del patrono Giovenale. Nel giorno in cui a Narni si riunivano le autorità, religiose e comunali, i rappresentanti dei Castelli sottoposti alla giurisdizione della città per celebrare il patrono, il Comune organizzava manifestazioni e gare esaltando l'abilità dei narnesi che dimostravano la preparazione nella difesa della città contro chiunque attentasse alla sua libertà. Tre giorni prima, il "Dominus Vicarius" faceva leggere il "Bando" con il quale si invitavano i giovani dei vari Terzieri cittadini a gareggiare e il popolo a festeggiare. Dopo aver reso omaggio nella Cattedrale alle spoglie del Santo, il popolo si radunava nella Piazza dei Priori, da dove partivano a turno ed in ordine d'importanza i Cavalieri dei Terzieri lanciandosi al galoppo verso l'anello cercando di infilarlo con la lancia. L'anello era posto all'inizio della Via Maggiore (oggi Via Garibaldi) ed era tenuto ad una certa altezza dal suolo da due tenui cordicelle tirate tra gli opposti caseggiati. Una leggenda narnese vuole poi, che sempre in epoca medievale, nel territorio tra Narni e Perugia ci fosse un Grifone, contro il quale le due città, tra loro in guerra, si erano coalizzate per abbatterlo, una volta ucciso come trofeo Perugia si tenne le ossa del Grifone (bianca) e Narni la pelle (rossa). Per questo il Grifone di Perugia è bianco e quello di Narni è rosso. Oria, comune pugliese di 16.437 abitanti nella provincia di Brindisi. Importante centro messapico e romano, la città è nota nel medioevo per la sua comunità ebraica e dalla fine del XVI secolo è sede dell'omonima diocesi. Le più antiche leggende della città sono narrate dalla letteratura giudaica e sono collegate ai sapienti ebrei di Oria: una narra del golem di Oria, un bambino ebreo resuscitato nel IX secolo, un'altra è relativa a due Se'Irim sconfitte da un sapiente ebreo. Tra le più note leggende folkloristiche si ricorda anche quella di "Oria fumosa". Si narra che durante la costruzione delle mura cittadine, o del castello secondo altre versioni, le mura crollavano continuamente. Si consultò l'oracolo: perché le mura non crollassero più, serviva il sangue di un innocente. Fu così rapita una fanciulla e sepolta o sacrificata sulle prime pietre delle mura, che così non crollarono più. Quando la madre della fanciulla ne scoprì la morte, imprecò contro Oria urlando: "Possa tu fumare Oria, come fuma il mio cuore disperato". In alcune sere, ancora ai nostri giorni, Oria è avvolta dalla nebbia. Gli anziani ricordano la leggenda con una struggente nenia: "A Oria fumosa 'ccitera 'nna carosa, tant'era picciredda, ca si la mintera 'mposcia" (Ad Oria fumosa, uccisero una bambina così piccola che potevano metterla in una tasca). Sulla città, collocata sulle più elevate alture di un cordone collinare di antiche dune fossili, altezza massima di 166 metri sul livello del mare, domina il castello posto sulla sommità del Colle del Vaglio. Numerose modifiche subì in età federiciana (1225-1227), al punto che viene denominato "castello svevo". Altre importanti modifiche risalgono al periodo angioino, come le torri cilindriche "del Salto" e del "Cavaliere". La fondazione di Oria, secondo Erodoto, avvenne quando un gruppo di cretesi naufragò lungo le coste salentine. I cretesi scelsero il colle più alto per iniziare la costruzione della città in quanto da lì potevano ben controllare tutto il territorio. Diedero a tale città il nome Hyria. Doppia mostra a Bolzano: da Guercino ai Krampus passando per il sisma emiliano NICOLETTA CURRADI L'inverno si preannuncia all'insegna della cultura a Bolzano. Una stagione che ha preso l'avvio in modo del tutto ecce- Barbieri, detto il Guercino, che visse a cavallo di due secoli tra il 1591 e il 1666 e dei suoi due nipoti Cesare e Benedetto Gennari. La maggior parte dei lavori Il Guercino in mostra al Palazzo Mercantile di Bolzano fino al 27 gennaio zionale già nei giorni dei Mercatini di Natale. Dal 5 dicembre e fino al 27 gennaio è aperta, nella prestigiosa sede del Palazzo Mercantile, una mostra inedita con dipinti del Guercino e della sua bottega. Un'occasione per far conoscere dieci opere dell'artista emiliano Giovanni Francesco esposti proviene dalla Pinacoteca di Cento (in provincia di Ferrara), fortemente colpita dal terremoto dello scorso 20 maggio. Una parte del ricavato dei biglietti d'ingresso verrà devoluta proprio alla ricostruzione dello storico edificio emiliano. Nel percorso espositivo i visitatori potranno ammirare anche l'eccezionale pala rappresentante la "Visione di Soriano", solitamente custodita nella Chiesa dei Domenicani di Bolzano: un'opera commissionata al Guercino dal Magistrato Mercantile nel 1654, per abbellire l'altare della cappella fatta erigere proprio per volere di questa istituzione cittadina all'interno dell'edificio dei Domenicani. Dopo essere stata nel capoluogo altoatesino, l'esposizione avrà un respiro europeo e raggiungerà nel 2013 le città di Varsavia e San Pietroburgo. La mostra è curata dalla Cooperativa Talia in collaborazione con la Pinacoteca di Cento, la Sovrintendenza ai Beni Culturali, la Camera di Commercio e l'Azienda di Soggiorno di Bolzano (Info: Ufficio Informazioni tel. 0471 307000). Dal Guercino al Krampus: il Diavolo. Una figura emblematica molto sentita nella tradizione altoatesina, oggetto di una doppia mostra con il Museo Civico bolzanino che espone la preziosa collezione delle maschere storiche sui Krampus. E la Galleria Civica che accoglie una selezione di circa 250 cartoline "Gruβ vom Krampus" della collezione Günther Kofler. Una figura emblematica dicevamo, quella del Diavolo, che accompagna San Nicolò la sera della vigilia della sua festa (5/6 dicembre), quando il santo gira di casa in casa per portare i doni ai bambini. A lui il compito di ammonire i piccoli capricciosi e disubbidienti. Nei percorsi espositivi i visitatori possono ammirare la raccolta di maschere risalenti ai secoli XVIII e XIX, provenienti per la maggior parte dalle valli orientali dell'Alto Adige e dal Tirolo orientale. Maschere che venivano utilizzate durante diverse feste nel corso dell'anno (per esempio nel periodo dell'Avvento o durante il Carnevale, ma anche in occasione di matrimoni) e nelle recite popolari. La moda delle cartoline incomincia invece verso la fine dell'Ottocento e dura fino alla metà del XX secolo, diffondendosi soprattutto nelle zone tedesche e nell'Europa dell'Est. Alcune cartoline sono frutto di viaggi, quindi contengono messaggi, timbri, date, francobolli, altre sono intonse. Alcune riportano i dati della casa editrice che le ha prodotte, altre sono anonime. Ognuna è un piccolo capolavoro, sia per la raffinata esecuzio- Maschera storica del Krampus ne (non mancano perfino quelle in rilievo o che presentano inserti di piccoli oggetti), sia per la creatività fantasiosa di cui sono testimonianza. La "doppia" mostra è aperta al pubblico fino al 24 febbraio 2013 ed è curata dall'Ufficio Servizi Museali e StoricoArtistici di Bolzano e dal Museo Civico di Bolzano. Per info: tel. 0471 997960, per prenotazioni visite guidate 0471 977855, sito www.comune.bolzano.it/cultura.