L'Italo-Americano

italoamericano-digital-3-7-2013

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ  7  MARZO  2013 Statua parlante Marforio. La grande statua situata nel cortile del Palazzo Nuovo, ai Musei Capitolini a Roma, è databile in età romana (fine repubblica - inizio impero). Completa il ciclo delle sei statue parlanti di Roma, tradizionalmente famose per il loro ruolo di portavoce delle denunce contro il potere costituito, a cui il popolo affidava messaggi satirici. Restano aperte molte ipotesi sia sull'identificazione del soggetto (Nettuno, l'Oceano o il Tevere) che sull'originaria collocazione (rinvenuta nel Foro di Augusto, fu spostata per volere del papa Sisto V, prima sulla piazza di S. Marco e poi sul Campidoglio, sul lato del terrapieno dell'Aracoeli). Conosciuta già nel XII secolo, si mostra come Oceano che, semisdraiato e poggiato su un letto di rocce, con accanto il mostro marino, i delfini e la conchiglia nella mano, si specchia nell'acqua della vasca. Novità iconografica San Francesco d'Assisi. Al Museo Statale di Arte Medioevale e Moderna, c'è questa tempera su tavola di Margheritone d'Arezzo, tra i massimi esponenti della pittura aretina della seconda metà del XIII secolo. L'opera, collocabile nel periodo 1270-1285, celebra il santo pochi anni dopo la morte. La tavola pensata forse per essere collocate su un pilastro della chiesa, è caratterizzata da un'insistente ricerca di emotività, espressa attraverso i grandi occhi dal pesante contorno. San Francesco viene rappresentato frontalmente, vestito di un saio, col capo coperto da un cappuccio, un libro chiuso nella mano sinistra e nell'atto di mostrare con l'altra le stimmate. Questa rappresentazione della figura è resa in modo realistico, quasi a rappresentare un vero e proprio ritratto, creando un'innovazione iconografica. Primo paesaggio? La Tempesta. È un dipinto a olio su tela di Giorgione, databile al 1505-1508 circa e conservato nelle Gallerie dell'Accademia a Venezia. Celeberrimo lavoro, si tratta di un appassionato omaggio alla magia della natura, oggetto di innumerevoli, e ancora non definitive, ipotesi interpretative e letture. Alcuni hanno descritto l'opera come il primo paesaggio della storia dell'arte occidentale, anche se tale affermazione non tiene conto di disegni (come il Paesaggio con fiume di Leonardo, 1478) o acquerelli (come quelli di Dürer del Quattrocento). Non è nemmeno detto che il paesaggio sia realmente il soggetto del dipinto, poiché vi compaiono tre figure in primo piano, che probabilmente alludono a un significato allegorico o filosofico, reale soggetto della tela. PAGINA  9 Pittura femminile Fanciulla con colomba. All'Accademia di San Luca, a Roma, c'è quest'opera di Rosalba Carriera, prima pittrice e l'artista d'Italia più celebre in Europa nel Settecento. Sulla sua eccellenza nei ritratti si trovano tutti d'accordo. La giovane figura di ragazza con colomba, forse un'allegoria dell'Innocenza, è costruita dosando sapientemente diverse sfumature di bianco e grigio, servendosi con abilità del supporto in avorio. Superando la staticità del ritratto in posa, la pittrice cattura l'istantanea di un momento, il guizzo vitale della colomba che sta per spiccare il volo, fermandolo in un attimo di intensissima pittura. La peculiarità della Carriera era quella di saper scrutare il volto, leggerlo in tutti i suoi particolari, capirlo e riuscire a trasporre con la pittura ciò che lei vedeva, incorniciato da un profondo realismo. Povertà mitica Dopo il duello. Antonio Mancini dipinse nel 1872 quest'olio su tela oggi a Torino, alla Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea. L'opera è da considerarsi un primo atto della poetica manciniana, ricca nei mezzi pittorici e fortemente evocativa nelle scelte tematiche, un prodigioso banco di prova dell'artista. Prese avvio, con questo genere di produzione, la predilezione per la raffigurazione da parte del pittore degli scugnizzi napoletani, la cui fanciullezza negata dalle misere condizioni di vita, è descritta con intenso realismo e al contempo risulta trasfigurata in chiave mitica. L'intima identificazione morale col mondo degli esclusi non comportò un'adesione alle cadenze espressive proprie della denuncia sociale, facendosi piuttosto veicolo di sublimazione poetica e psicologica. Domenico Gebbia nasce a Palermo nel 1886. Domenic Jebbia immigrò negli Stati Uniti all'età di sei anni, e arrivò in California nel 1925. Fondò la West Coast Banana Distributing company al Mercato Ortofrutticolo di Los Angeles e grazie alla fortuna che accumulò nel commercio, Jebbia divenne famoso come il "Re della Banana". Rimase però un uomo semplice e umile, nonostante fosse diventato uno degli uomini più ricchi della regione. Negli anni '20 Jebbia chiese di diventare membro dello sfarzoso Midwick Country Club, che era situato al confine tra Monterey Park e Alhambra, adiacente alla sua villa situata in cima alla collina e circondata da 18 acri di terreno. La quota iniziale di iscrizione era addirittura di 3,800 dollari, il costo di una casa di media grandezza a quei tempi, mentre quella mensile era di $22,50, che corrispondevano al salario di una settimana per la maggior parte dei lavoratori. La scelta dei membri del Midwick era estremamente selettiva e riservata soltanto ai bianchi; Will Rogers, Walt Disney e Spenser Tracy erano alcuni dei personaggi famosi che si potevano vedere regolarmente giocare a polo al club. Per motivi sconosciuti, la richiesta di iscrizione di Jebbia fu negata. La Grande Depressione cambiò tutto, e entro il 1941 il club venne venduto all'asta. E chi fu l'acquirente? Domenic Gebbia. Vestito con una tuta da lavoro, acquistò il club di 200 acri con 178,000 dollari in contanti, raggruppati in rotoli che riempivano le sue tasche. Jebbia rinominò il club Southern California Golf Club, e incredibilmente, vendette hot dogs alla nona buca durante i fine settimana. Aprì anche l'iscrizione a chiunque avesse un buon carattere. Il 3 maggio 1944, il club fu distrutto da un incendio e Jebbia subito divise la proprietà. Donò una porzione della terra alla Contea di Los Angeles che divenne Granada Park. Jebbia morì nel 1974 a Sun City in California. Di Marianna Gatto Si ringrazia per la foto l'Italian American Museum di Los Angeles. L'immagine non può essere copiata, stampata od utilizzata in altro modo senza l'autorizzazione del IAMLA. La missione dell'Italian American Museum di Los Angeles è di favorire la conoscenza dei differenti patrimoni culturali della California Settentrionale attraverso la ricerca, la preservazione storica, mostre e programmi educativi che esaminano la storia ed il continuo apporto degli italoamericani nella Los Angeles multietnica e negli Stati Uniti.

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