L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-8-2019

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www.italoamericano.org 11 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 8 AGOSTO 2019 S ituata sulla punta meridionale della Puglia, Otranto guar- da serenamente, attra- verso le acque turch- esi e brillanti dell'Adriatico, fino all'Albania e alla Grecia. Essendo la città più orientale d'Italia, la sua posizione strategica nel corso dei secoli ha influenzato profonda- mente la sua storia. Non solo Otranto era un porto marittimo di importanza commerciale per le merci in entrata e in uscita, ma la sua posizione orientata ad est la esponeva al rischio di invasioni. Come gran parte dell'Italia, il passato di Otranto è complicato. Fu fondata dai Greci e successi- vamente incorporata dall'Impero Romano, sotto cui divenne un importante centro commerciale con l'Asia Minore e la Grecia. Dopo la caduta di Roma, la città fu invasa da Bizantini, Normanni e Aragonesi, per citarne alcuni. Nel IX secolo, una vivace comunità ebraica aiutò la città portuale a prosperare. Quando furono lanciate le prime Crociate nel 1095, circa 12.000 uomini furono benedetti nella Cattedrale di Otranto prima di salpare per proteggere il Santo Sepolcro. Ognuna di queste culture ha lasciato il suo segno distintivo sulla comunità che viveva sul lun- gomare attraverso l'architettura, la lingua, il cibo o la cultura. Ma forse il segno più indelebile di tutti è stato lasciato dai Turchi alla fine del XV seco- lo. Il 28 luglio 1480, una flotta turca di circa 140 navi assediò la città. Fu una battaglia estenuante di due settimane e i cittadini di Otranto combatterono una giusta battaglia. Alla fine, la città fu invasa. I Turchi uccisero tutti gli uomini che riuscirono a trovare e cat- turarono le donne e i bambini. Più di 800 residenti si barricarono nella Cattedrale dove il vescovo Stefano Agricoli li guidò nelle preghiere che, purtroppo, non furono ascoltate. I Turchi irruppero nella chiesa e il pascià chiese ai cittadini di convertirsi all'Islam. Se lo avessero fatto, gli avrebbe risparmiato la vita. Ma rifiu- tarono. Il 14 agosto 1480, tutti gli 813 residenti furono fatti marciare verso una vicina collina e decapi- tati. Oggi, le loro ossa e i loro teschi sono impilati ed esposti in una teca di vetro dietro l'altare nella Cappella dei Martiri. Nel 1771, un decreto papale ha beati- ficato le 813 persone e nel 2013 fu loro collettivamente concessa la santità. L'ossario è un luogo cupo, ma un contrappunto più ottimistico si trova appena fuori dalla cappella nella navata della Cattedrale. Lì, un ampio mosaico pavimentale che celebra la vita in tutte le sue varie forme, copre la navata cen- trale della chiesa. Si tratta di uno dei più grandi mosaici d'Europa, che si estende per più di 50 piedi. Lo stile artistico primitivo è opera di un monaco del XII secolo chiamato Pantaleone, che ha speso anni a progettare e a posare le singole tessere. Il tema generale è l'Albero della Vita; all'interno dei suoi rami ci sono raffigurazioni di ani- mali reali e inventati, individui comuni e reali, ed eventi biblici e storici. Ci sono raffigurazioni di elefanti, leoni e grifoni. Sono illustrate storie bibliche, tra cui l'Arca di Noè e Caino e Abele. Ci sono cittadini comuni così come appaiono personaggi famosi, come re Artù e Alessandro Magno. Molti storici dell'arte hanno paragonato la ricchezza e il significato storico del pavimento musivo di Otranto ai più famosi mosaici della città settentrionale di Ravenna. Durante l'assedio turco, la Cat- tedrale fu gravemente danneggia- ta. Fu usata come moschea e poi come stalla. Alla fine però, sono stati restaurati il rosone e alcuni affreschi del XII secolo, insieme al mosaico dell'Albero della Vita. Agli ex studenti di inglese, Otranto risveglierà probabilmente dei ricordi, grazie al libro di Orazio Walpole, Il Castello di Otranto, pubblicato nel 1764 e generalmente considerato il primo romanzo gotico. Anche se il titolo e l'ambientazione sono presi in prestito da Otranto, nel libro non c'è molto altro che assomigli alla realtà: almeno nel giorno in cui ho visitato il luogo non c'erano cavalieri misteriosi, cupi fantasmi o dame in diffi- coltà. Detto questo, il castello pen- tagonale di Otranto con le tre torri di avvistamento rimaste merita sicuramente una visita. Conosciuto ufficialmente come Castello Aragonese, l'edificio attuale risale al XV secolo, sebbene sia stato costruito sul sito di una precedente fortezza. Vi sono esposti alcuni reperti, come palle di cannone e grandi seg- navia in pietra, e lo spazio è spes- so utilizzato per installazioni artistiche. Altre attrazioni da vedere nelle vicinanze sono la chiesetta di San Pietro, famosa per la sua arte bizantina, e la chiesa della Madonna dell'Altomare con pavi- mento a mosaico e decorazioni che richiamano la tradizione marinara della città. Il monastero di San Nicola di Casole, oggi in rovina, si trova a pochi chilometri a sud di Otranto. Costruito nel 1098, in esso i monaci trascorsero anni a conser- vare numerosi volumi in latino e greco, facendo di questa una delle biblioteche più ricche dell'Europa dell'epoca. Il monastero funziona- va anche come centro di for- mazione dove i monaci ospita- vano studenti provenienti da tutto il continente. Purtroppo, il monas- tero fu distrutto nel 1480 quando i Turchi invasero la città. Otranto è ancora un porto atti- vo con una flotta peschereccia e un servizio traghetti per la Grecia. Anche se la maggior parte dei suoi 5.700 residenti vive nella parte più nuova della città, l'at- mosfera storica della città si può ancora percepire attraverso l'intri- cata rete di stradine tortuose, le spesse mura perimetrali in pietra e le case bianche. I caffè e i ris- toranti in cima ai bastioni garan- tiscono una vista mozzafiato sul porto e sul mare. Otranto è facilmente raggiun- gibile da Lecce in giornata attra- verso un servizio ferroviario sec- ondario gestito dalle Ferrovie Sud Est (FSE). Il viaggio di 29 miglia dura circa un'ora e dalla stazione ferroviaria di Otranto, il centro della città è facilmente raggiungi- bile a piedi. Il Castello Aragonese di Otranto © Luca Lorenzelli | Dreamstime.com Pittoresca Otranto, l'estremo oriente d'Italia SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI TERRITORIO TRADIZIONI Uno dei vicoli caratteristici della citta' di Otranto

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