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GIOVEDÌ 22 AGOSTO 2019 www.italoamericano.org 34 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & ATTUALITÀ CRONACHE NOVITÀ EVENTI inoltre il ris chio di trovars i intrappolati nella condizione di Neet. Se si prende la generazione di chi aveva 20-24 anni a inizio crisi e la si segue nei dieci anni successivi (passando per la fase più acuta e fino all'uscita formale dalla recessione), si nota come l'incidenza di Neet sia continua- mente cresciuta, salendo dal 21,3% al 29,1%. Ovvero, tale generazione è invecchiata peg- giorando progressivamente la propria condizione e arrivando a superare i 30 anni di età con un carico di fragilità record in Europa. Se nel 2007, all'età di 20-24 anni, il divario con la media europea era di circa 6 punti percentuali, risultava salito nel 2017, all'età di 30-34 anni, oltre i 10 punti percentuali. Di fatto troppi giovani italiani invecchiano senza vedere sostan- ziali progressi nella costruzione del proprio progetti di vita. Con la conseguenza di rivedere pro- gressivamente al ribasso i propri obiettivi ma di rassegnarsi anche a non raggiungerli. Tanto che la percentuale di chi pensa che si troverà senza lavoro nel mezzo della vita adulta (a 45 anni) sale In Italia cresce la generazione Neet: dalla povertà educativa agli under 35 inattivi e delusi, il passo è breve dal 12,6% di chi ha 21-23 anni al 34,9% di chi ha 30-34 anni. Si tratta del valore più altro in ter- mini comparativi con gli altri grandi paesi europei. Il record italiano in Europa di under 35 inattivi da un lato ridu- ce le possibilità di crescita eco- nomica del paese, ma va anche a inas prire una combinazione negativa tra diseguaglianze gene- razionali, sociali, geografiche e di genere. Se è vero che tasso di dispersione scolastica e tasso di Neet sono in riduzione negli ulti- missimi anni, ma continuano ad essere tra i più elevati in Europa e si è accentuata la fragilità per chi si trova in tale condizione. Il rischio più elevato, a parità di altre caratteristiche, lo presen- tano i giovani "in possesso di basse credenziali formative", che vivono in contesti familiari con basse risorse socioculturali e in aree con basso sviluppo e povere di opportunità. L'Italia risulta essere uno dei paesi che meno riducono lo svantaggio di parten- za e più lasciano amplificare le conseguenze negative, attraverso il maggior rischio di povertà educativa e il deterioramento di competenze e motivazioni. L 'impatto della povertà edu- cativa sulle traiettorie di vita dei giovani italiani risulta un fattore determinante nel successo della transizione scuola-lavoro e all'interno del più generale processo di entrata nella vita adulta, deteriorando condi- zioni di benessere generale e par- tecipazione sociale. Lo dice "La condizione gio- vanile in Italia. Rapporto G iov ani 2019" curato dall'Istituto Toniolo. Un percorso nell'universo giovanile a partire dalla dimensione educativa, dal lavoro e l'autonomia dalla fami- glia, il civismo e la cultura della legalità, il consumo di alcolici e i comportamenti a rischio, il valo- re dell'amicizia e un focus spe- ciale sui giovani al Sud. Purtroppo, dice il rapporto, l'Italia sta entrando nella terza decade di questo secolo rimanen- do una delle economie avanzate con maggiori difficoltà ad inco- raggiare un ruolo attivo e positi- vo delle nuove generazioni. Più comune risulta – rispetto ai coe- tanei europei con pari titolo di studio – la condizione di sottoc- cupazione, sotto inquadramento e bassa remunerazione. Più alto è di una media degli altri Paesi del 54%). Nel nostro Paese l'81% dei docenti partecipa a corsi di formazione e seminari, mentre il 25% fruisce della formazione basata sull'apprendimento tra pari e sul coaching. A che punto s ono le Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione (Tic)? In media, il 47% degli inse- gnanti italiani consente "frequen- temente" o "sempre" agli studen- ti di utilizzare le Tic per lavori in classe (53% la media Ocse). In Italia, il 52% dei docenti ha rife- rito che "l'uso delle Tic per l'in- segnamento" è stato incluso nella propria formazione, mentre il 36% si è sentito preparato per l'uso delle Tic per l'insegnamen- to al termine degli studi. La for- mazione sul loro uso è comun- que il tema dello sviluppo pro- fessionale di cui gli insegnanti segnalano un forte bisogno: il 17% in Italia (18% nei Paesi Ocse). In media, in Italia, il 31% dei dirigenti scolastici riporta che la qualità dell'istruzione nella propria scuola è frenata da un'i- nadeguatezza della tecnologia digitale per la didattica (25% media dei Paesi Ocse). L'Ocse studia la scuola italiana, valuta gli insegnanti e il buon rapporto con gli alunni Oltre l'80% dei docenti italiani si aggiorna e ha una formazione continua C hi sono i dirigenti scolasti- ci, gli insegnanti e gli stu- denti oggi in Italia? A scattare una fotografia che fa il punto della situazione è stato l'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo S viluppo Economico che conta attualmen- te 36 Paesi membri. Secondo i dati raccolti attraverso l'indagine Talis, Teaching and Learning International Survey 2018, risulta che l'insegnamento è una professione individuata come prima scelta dal 65% dei docenti italiani. In Italia, in media: i docenti hanno 49 anni (44 anni la media nei Paesi Ocse), i dirigenti scola- stici 56 (52 anni nei Paesi Ocse); il 78% dei docenti e il 69% dei dirigenti scolastici è di sesso femminile (68% la percentuale media delle docenti e 47% quella delle dirigenti scolastiche nei Paesi Ocse); il 97% dei docenti concorda nel definire positive le relazioni tra studenti e insegnan- ti. Il 3% dei dirigenti scolastici segnala atti di bullismo tra i pro- pri studenti, percentuale comun- que inferiore alla media del 14% registrata negli altri Paesi; il 35% degli insegnanti lavora in scuole in cui almeno il 10% degli stu- denti ha un background migrato- rio (a fronte di una media Ocse del 17%). Il 94% dei dirigenti scolastici riferisce che i loro docenti riten- gono che bambini e giovani deb- bano apprendere che le persone di culture diverse hanno molto in comune (media Ocse del 95%). Quali pratiche sono utilizzate dagli insegnanti in classe? Durante una lezione tipica, i docenti italiani dedicano il 78% del tempo in classe all'insegna- mento e all'apprendimento, la stessa media degli altri Paesi della rilevazione. In Italia, il 74% degli ins egnanti valuta regolarmente i progressi degli studenti osservandoli e fornendo un riscontro immediato. Come sono formati i docenti e i dirigenti scolastici? In Italia, il 64% degli inse- gnanti ha ricevuto una formazio- ne iniziale su contenuti discipli- nari, pedagogia e sulla gestione della classe (media dei Paesi Ocse 79%). Il 61% dei dirigenti scolastici italiani ha completato un programma o un corso di amministrazione scolastica o di formazione per dirigenti (a fronte In Italia la dispersione scolastica fa aumentare i giovani Neet