L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-17-2019

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GIOVEDÌ 17 OTTOBRE 2019 www.italoamericano.org 37 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO E ' un piccolo, prezios o, tesoro. Racconta una storia antichissima che risale alla Guerra di Troia ma ha un finale contemporaneo ben più impor- tante: l'eroe greco A iace Telamonio è riemerso dal passa- to per farsi ammirare a 111 anni dal suo ritrovamento ed è tornato a casa, là dove era stato scoperto nel 1908, svelando una somi- glianza impressionante con il Tinia di Malibù. Siamo a Populonia, a pochi passi da un imponente castello quattrocentesco che domina l'in- cantevole golfo di Baratti, una zona ricchis s ima di reperti archeologici di età etrusca e romana, paes aggis ticamente meritevole. Di fronte c'è l'Isola d'Elba, famosa meta turistica dell'A rcipelago Tos cano ma anche culla delle civiltà italiche più antiche grazie ai suoi ricchis- simi giacimenti di ferro. Nel Museo Etrusco, dove la Collezione Gasparri riempie gli spazi dell'ex frantoio del borgo medievale, con 70 anni di ritro- vamenti appartenenti a diverse fasi storiche e provenienti sia dagli scavi urbani sia dai recupe- ri sottomarini, troneggia "Il ritor- no dell'eroe. Aiace a Populonia a 111 anni dalla scoperta". Aiace suicida si mostra nel suo minuscolo ma iconografica- mente perfetto splendore. Durante gli scavi del 1908, nella Necropoli di San Cerbone- Casone, venne trovato questo bronzetto a fusione piena, alto dieci centimetri e datato 480-470 a.C. che raffigurava un soldato armato di elmo e schinieri con una spada che sta per conficcarsi nel fianco. Giaceva nella Tomba dei letti funebri della città etru- sca di Populonia, oggi visibile nel P arco A rcheologico di Baratti. Era sopravvissuto ai sac- cheggi dei tombaroli antichi e moderni. La sua bellezza lo portò subito a far parte della collezione del M us eo Topografico dell'Etruria a Firenze ma l'allu- vione del 1966 lo consegnò ai magazzini del museo archeologi- co fiorentino. Lì, il piccolo capo- lavoro della bronzistica antica, è rimasto "imprigionato" dentro una scatola che lo ha tenuto lon- tano dal pubblico e dalla fruizio- ne. La mostra, curata da Carolina Megale e Marco Sofia, con il sostegno del gruppo di Past in Progress in collaborazione con il Castello di Populonia, Fondazione Livorno e Fondazione Livorno Arte e Cultura, lo ha restituito alla storia. Sorprende, tra le altre cose, BARBARA MINAFRA Aiace torna a Populonia 111 anni dopo il ritrovamento e svela notevoli somiglianze con il Tinia di Malibù Aiace di Populonia e Tinia del P.Getty Museum, Villa Collection, Malibu (Courtesy Getty's Open Content Program) una somiglianza. La figura di Aiace sembra tro- vare affinità tecnico-stilistiche con alcuni bronzetti coevi come il Capro di Bibbona esposto al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, e come il Tinia di Malibù che è arrivato al Paul Getty Museum. I bronzetti, di elevata qualità, furono prodotti nei laboratori artigiani di un cen- tro dell'Etruria settentrionale, con altissima probabilità proprio in una bottega di Populonia, tra la fine del VI e il V secolo a.C. Si potrebbe pensare ad un'inte- ressante mostra comparativa dell'Aiace con l'opera esposta al Getty, che possiede il Tinia dal 1955. "Sì, sarebbe bello far incon- trare le statuette etrusche. Magari a Populonia, dove probabilmente sono state entrambe prodotte" dice a L 'Italo-Am er icano Carolina M egale, D irettore scientifico del Museo Etrusco di Populonia Collezione Gasparri e docente di Metodologia della ricerca archeologica alla Scuola di S pecializzazione dell'Università di Firenze. Anche la stautetta di Malibù fu realizzata con la tecnica della fusione piena e la rifinitura a freddo. Tinia o Vertumna era la massima divinità etrusca, corri- spondente a Zeus e a Iuppiter. Nell'iconografia viene spesso rappresentato con la barba e in trono e il suo attributo distintivo è la folgore, la cui forma varia non per convenzioni artistiche, ma per distinguere tre diverse specie di fulmini scagliati, oppu- re uno scettro, talvolta simile a un tridente. Nel bronzetto con- servato a Malibù, che indossa la tabella, il classico mantello etru- sco da cui derivò la toga romana, la folgore è andata persa ma la posizione della mano sinistra lascia intendere che la impugna- va. Piccole figure come questa venivano spesso lasciate nei san- tuari come offerta agli dei. Nel caso dell'Aiace invece, il lavoro dell'artigiano si è soffer- mato sulla resa quasi maniacale dei particolari, soprattutto quelli dell'elmo eseguiti con l'utilizzo del bulino e del ces ello. Il modellato del corpo mostra una definizione muscolare netta e precisa e al contempo ben pro- porzionata e non rigida. La barba lunga e curata è resa con linee strette parallele incise, con baffi e una tondeggiante mosca sotto il labbro inferiore. Chi lo ha realiz- zato si è probabilmente ispirato a una statua di dimensioni maggio- ri e lo stile rimanda alla scultura greca del periodo severo (480- 450 a.C.) quando si ritraeva una muscolatura fluida ma definita, movimenti quasi acrobatici e proporzioni corporee perfette, e ha rimandi alle famose sculture del frontone orientale del tempio di Athena di Egina che narrano la prima conquista di Troia com- piuta da Eracle con l'aiuto di Telamone, padre di Aiace. Ma chi era Aiace? Iliade e Odissea ne narrano le gesta sul campo di battaglia e nell'oltretomba. I poemi omerici lo descrivono come un eroe di statura elevata, il più altro tra gli Achei, un guerriero dal coraggio eccezionale, secondo per valore solo ad Achille. Omero lo descri- ve come la "rocca degli Achei". Permaloso, eccelleva nell'arte della guerra per potenza e velo- cità. Combatteva con una lunga lancia e si difendeva con un grande scudo costruito con sette pelli di bue e rivestito di bronzo. La parte più tragica e dolorosa delle vicende di Aiace è traman- data da due poemi del ciclo troia- no: Etiopide e Piccola Iliade. Q uando A chille fu uccis o dalla mitica freccia che colpì il suo tallone, Aiace riuscì a recu- perarne il corpo e a portarlo in salvo per celebrare gli onori degni di un eroe. Dopo il rituale funebre, Aiace reclamò per sè le armi del cugino Achille ma ad ottenerle fu Ulisse. Colmo d'ira, Aiace distrusse il bottino di guer- ra degli Achei. Preso poi dalla vergogna e dal disonore arrivò alla decisione di porre fine alla sua vita affinché l'onore della famiglia fosse riscattato. Per sui- cidarsi usò la spada che gli aveva donato Ettore, il primogenito di Priamo, re di Troia, che difese strenuamente prima di essere uccis o in combattimento da Achille. Aiace infisse la spada nella sabbia e si buttò nudo su di essa. A causa del suicidio il suo corpo non poté essere bruciato come avveniva per gli eroi morti in battaglia. F u cos ì s epolto come immortalato nella strug- gente raffigurazione s u una coppa attica a figure rosse dove il corpo dell'eroe, con la spada ancora conficcata nel torace, viene coperto con un tessuto da Tecmessa, la sua concubina. L'iconografia lo ritrae nell'atti- mo precedente il suicidio o subi- to dopo la morte, con la spada infilata nel corpo. "La mostra di Aiace, proroga- ta fino al 7 giugno, rinnova l'ap- puntamento che il M us eo Etrusco di Populonia offre ogni anno ai visitatori del Castello della Maremma livornese, per confrontarsi su temi legati all'ar- cheologia della città e del suo territorio e al rapporto tra i citta- dini e il patrimonio culturale. L'inaccessibile magazzino di Firenze ospita una grande quan- tità di materiale archeologico proveniente da Populonia e dalle altre maggiori città etrusche, del quale il pubblico non può godere ma è nostra volontà riportarle temporaneamente e a rotazione qui a Populonia, come stiamo facendo con l'Aiace 111 anni dopo il ritrovamento. Ma - dice ancora Megale - invitiamo anche il pubblico d'oltreoceano a cono- scere i capolavori etruschi con- s ervati nella provincia di Livorno, ricca di ritrovamenti e persino di opportunità di scavo da vivere in prima persona. Qui, con il progetto Archeodig, si può fare un'esperienza di archeologia condivisa: volontari da tutto il mondo e studenti delle università americane possono aiutare gli archeologi a fare ricerche sul campo".

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