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L���Italo-Americano PAGINA��� 24��� Chiesa di Santa Maria del Castello a Losine Losine, comune lombardo di 597 abitanti, in provincia di Brescia. L��den, in dialetto, �� situato nella Val Camonica ai piedi del monte Concarena e sulle sponde del fiume Oglio. �� attraversato dal torrente Poia. Un'epigrafe murata all'esterno della sacrestia dell'ex parrocchiale, attesta la presenza di uno stanziamento romano. Il comune si costitu�� nel 1400. Nel ventennio fascista fu aggregato amministrativamente a Breno ma riconquist�� l���autonomia nel 1949. Una prima chiesa di San Maurizio (il patrono che viene festeggiato il 22 settembre) potrebbe essere stata fondata dai monaci di Tours nel sec. VIII-X, quando gi�� forse esisteva la chiesa di Santa Maria del Castello. Un documento del 1182 ricorda la pacificazione, avvenuta in San Maurizio, tra due rami della famiglia dei Griffi: nel 1174 il brenese Guiscardo aveva ucciso il losinese Biscardo e doveva ora riconsegnare ai figli dell'ucciso la torre di Losine. La famiglia Griffi, fu di parte guelfa e un Giovanni Griffi da Losine fu eletto nel 1182 vescovo di Brescia, contribuendo ad ampliare la potenza della famiglia. Nel 1402 i guelfi costruirono un fortilizio a Losine e uno a Niardo, che serv�� come base per disturbare i viscontei che occupavano il castello di Breno. Episodio saliente di queste contese fu il massacro dei Nobili per mano dei ghibellini, che irruppero nel castello di Lozio il giorno di Natale del 1410. La dominazione di Venezia nel 1428 restitu�� agli alleati guelfi, e quindi ai Griffi, diritti e possedimenti. Da visitare �� la Chiesa di Santa Maria del Castello. Venne fatta costruire dai Griffi, all���inizio del XII secolo, o forse prima (verso il 1050). La parte pi�� antica era costruita a conci piuttosto larghi e squadrati, con una sola navata e con l���entrata laterale, poich�� la facciata era addossata al terreno. All'interno l���affresco del Cristo Pantocreatore nel catino absidale e un ex-voto raffigurante un incendio e l'apparizione della Madonna con un'incisione che manifesta la volont�� di Paolo Griffi di ringraziare la Vergine per lo scampato pericolo. GIOVED����� 28��� MARZO��� 2013 Chiesa di Sant���Andrea a Monteverdi Marittimo La chiesa campestre di Sant���Elia a Nuxis monteverdi marittimo, comune toscano di 701 abitanti della provincia di Pisa. Il paese, facente parte del circondario della Val di Cornia, sorge a ridosso delle Colline Metallifere, ad un'altitudine di 364 metri. Il comune conserva antiche testimonianze: sono stati ritrovati resti di una strada romana e altre rovine, ma le origini del borgo sono da imputare alla fondazione dell'abbazia del monastero di San Pietro in Palazzuolo avvenuta nell'alto medioevo attorno al 754 d.C. per opera del nobile longobardo figlio del gastaldo Ratchausi di Pisa, Wilfrido, che �� poi indicato come capostipite della famiglia pisana Della Gherardesca. Il castello di Monteverdi sorse prima del Mille ma sicuramente successivamente all'Abbazia. La storia del monastero e del castello non �� sempre andata di pari passo: mentre gli abitanti del borgo si sottomisero a Volterra, i monaci benedettini di San Pietro si misero sotto la protezione di Massa Marittima. Nel 1360 il monastero venne assalito e danneggiato da Pisa durante gli scontri con i Fiorentini. In questo periodo il monastero era aggregato alla Congregazione dei Vallombrosani. Monteverdi, a fasi alterne, venne assoggettato da Firenze e dalla Signoria di Piombino; infine i Fiorentini sottomisero Monteverdi nel 1472 in occasione della conquista di Volterra. Il Monastero perse gradualmente importanza fino al suo abbandono nel 1561. Il borgo �� uno di quelli che trasse maggiore vantaggio dalle riforme leopoldine messe in atto nel 1776 da Pietro Leopoldo di Lorena. Con l'abolizione dei feudi a seguito del nuovo assetto territoriale ridisegnato dal Granducato di Toscana, il castello di Monteverdi ottenne la sospirata autonomia comunale. Dal 1815 Monteverdi Marittimo rientr�� a far parte del Granducato di Toscana, retto dai Lorena, il comune era amministrativamente sotto Pisa, nel 1837 passa sotto l'amministrazione del compartimento granducale di Grosseto, rimanendovi fino alla sua annessione al Regno d'Italia avvenuta ad opera del Re Vittorio Emanuele II, rientrando amministrativamente nella neonata provincia di Pisa. nuxis, comune sardo di 1.657 abitanti della provincia di Carbonia-Iglesias, nella regione del Sulcis. Nucis in dialetto, �� "il luogo degli alberi di noce": probabilmente deve il nome alla pianta, particolarmente diffusa. Intorno all'anno 1000 il nome del paese era Nugis o Nughes. A seguito della dominazione aragonese intorno al 1300, prese il nome attuale di Nuxis. Il territorio possiede un ricchissimo patrimonio archeologico, sono presenti testimonianze della presenza dell'uomo fin dalla preistoria. Di notevole interesse la necropoli nella grotta di S'acqua cadda, risalente alla civilt�� prenuragica di monte Claro. Una grossa testimonianza dell'et�� nuragica �� il pozzo sacro, edificato attorno all'XI secolo a.C. e i numerosi nuraghi sparsi nelle campagne. In localit�� "Is pillonis" e in quella "pranedda", sono state individuate Domus de Janas. Nell'Alto Medioevo, sulla vita e sulla cultura del paese venne esercitata una notevole influenza dai monaci benedettini. Dopo la cacciata dei pisani da Cagliari, gli Aragonesi lasciarono la zona senza protezione rispetto alle continue scorrerie dei predoni nordafricani, provenienti dal mare. La zona rest�� quasi spopolata dal 1397 al 1488. Quando in Spagna si unificarono i regni di Aragona e Castiglia, Nuxis divenne un feudo spagnolo. Fino al 1700 la popolazione continu�� a subire scorrerie dei pirati e dei nuovi feudatari. Agli inizi del '700, sotto i primi vicer�� del regno di Sardegna, i governanti cominciarono a favorire il ripopolamento delle campagne. Nascono i primi "Is furriadroxius" e "Is cussorgias", utili per difendersi. Nel 1839, ci fu l'abolizione dei feudi, i quali furono riscattati da parte delle comunit�� locali e dei comuni. Nel 1957, ottenuta l'autonomia, divenne Comune. Il paese fonda la sua economia sull'agricoltura e l'allevamento. Nel territorio sono presenti due miniere molto importanti, monte Tamare e "Truba niedda". Il paese ha visto rifiorire l'interesse per l'artigianato, sull'onda di una generale riscoperta di tutto ci�� che �� tradizionale e antico. La grande fotografia a Milano: negli scatti di Doisneau l���album dei ricordi della pi�� romantica Ville Lumi��re ENRICA���CORSELLI Oh Paris, la Ville Lumi��re. La citt�� dell���amore per antonomasia, la citt�� del romanticismo, dei poeti maledetti, la citt�� che tutti, almeno una volta nella vita, vogliono visitare. E quale modo migliore c����� se non quello di vederla attraverso di uno dei pi�� grandi fotografi del secolo scorso, Robert Doisneau? La ballata di Pierrette d'Orient (Ph. atelier Robert Doisneau) ���Paris en libert����� �� il titolo della mostra aperta allo Spazio Oberdan di Milano fino al 5 maggio dove sono esposte pi�� di duecento foto originali del famoso fotografo francese, scattate tra il 1934 e il 1991. Il percorso espositivo, organizzato per aree tematiche, ripercorre i soggetti a lui pi�� cari, e conduce il visitatore in un���emozionante passeggiata nei giardini di Parigi, lungo la Senna, per le strade del centro e della periferia, e poi nei bistrot, negli atelier di moda e nelle gallerie d���arte della capitale francese. I soggetti prediletti delle sue fotografie in bianco e nero sono i parigini: le donne, gli uomini, i bambini, gli innamorati, gli animali e il loro modo di vivere questa citt�� senza tempo. Quella che Doisneau ha tramandato ai posteri �� l���immagine della Parigi pi�� vera, ormai scomparsa e fissata solo nell���immaginario collettivo; �� quella dei bistrot, dei clochard, delle antiche professioni; quella dei mercati di Les Halles, dei caff�� esistenzialisti di Saint Germain des Pr��s, punto d���incontro per intellettuali, artisti, Robert Doisneau, Ritratto a Rolleiflex (Ph. atelier R. Doisneau) musicisti, attori. In mostra, si possono ammirare alcuni dei suoi capolavori pi�� famosi, tra cui il Bacio dell���Hotel de Ville, divenuta l���icona pi�� riconoscibile della sua arte. La foto, scattata nel 1950, ritrae una coppia di ragazzi che si bacia davanti al municipio di Parigi mentre, attorno a loro, la gente cammina veloce e distratta. L���opera, per lungo tempo identificata come un simbolo della capacit�� della fotografia di fermare l���attimo, non �� stata scattata per caso: Doisneau stava realizzando un servizio fotografico per la rivista americana Life, e chiese ai due giovani di posare per lui. Presente anche un altro capolavoro dell���artista, Pont d���I��na, fotografia che ritrae dei giovani che si tuffano nella Senna ai piedi della Tour Eiffel a simboleggiare la spensieratezza tipica dell���estate e della Parigi del dopoguerra. Quella di Doisneau �� una Parigi umanista e generosa ma anche sublime che si rivela nella nudit�� del quotidiano; nessuno meglio di lui si avvicina e fissa nell���istante della fotografia gli uomini nella loro verit�� quotidiana, qualche volta reinventata. Il suo lavoro di intimo spettatore appare oggi come un vasto album di famiglia dove ciascuno si pu�� riconoscere. Le sue immagini sono oggi conservate nelle pi�� grandi collezioni in Francia, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e sono esposte in tutto il mondo. Il Bacio dell'Hotel de Ville, particolare (Ph atelier Robert Doisneau)