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L'Italo-Americano GIOVEDÌ 18 APRILE 2013 PAGINA 5 La scrittrice Laudomia Bonanni ci provò 64 anni fa ma negli Stati Uniti 'La rappresaglia' della sua partigiana arriva solo oggi GIANFRANcO GIuSTIzIERI A fine marzo (e su Amazon) è uscito negli Stati Uniti il libro della scrittrice italiana Laudomia Bonanni (L'Aquila, 8 dicembre 1907 – Roma, 21 febbraio 2002) "The Reprisal" ("La rappresaglia"), per le edizioni University of Chicago Press, a cura delle due docenti dell'Università di Princeton Susan Stewart e Sara Teardo. Le illustri studiose hanno sog- francesi e spagnole di altri libri ("L'imputata" e "L'adultera") un nuovo significativo attestato viene a confermare il posto di rilievo che la scrittrice occupa nel panorama della letteratura italiana del XX secolo. Era il lontano 1949 quando Laudomia Bonanni decise di partecipare con un suo manoscritto dal titolo "Stridor di denti" al concorso bandito dalla Harper & Brothers di New York, casa editrice statunitense, per un'even- La copertina del libro curato dalle docenti di Princeton Steward e Teardo giornato a lungo a L'Aquila, città natale della Bonanni, per conoscere i luoghi di vita della scrittrice, e si sono recate nelle località individuate come teatro scenico del romanzo tradotto. Dopo le lontane traduzioni tuale traduzione e pubblicazione. Anche i giornali dell'epoca davano per imminente l'uscita del romanzo e la stessa scrittrice, in due lettere del 30 gennaio e 14 aprile 1949 all'amica carissima Maria Bellonci, dava indicazioni sul manoscritto inviato. Poi più nulla. Il romanzo non fu pubblicato e dell'invio statunitense non se ne seppe più alcuna notizia, così dell'eventuale edizione americana. Nel 1985 la Bonanni consegnò alla casa editrice Bompiani un suo lavoro dal titolo "La rappresaglia", ma Valentino Bompiani lo respinse chiedendo all'autrice una profonda revisione del testo perché non lo considerava facilmente spendibile, per quei tempi, presso il pubblico dei lettori. La Bonanni, come era nel suo fiero carattere, rifiutò sdegnosamente la proposta e "La rappresaglia" fu chiusa nel cassetto con l'intenzione di seppellire quel libro per sempre. Ma nel 2003, dopo la morte dell'autrice, a cura di Carlo De Matteis, docente nell'Università dell'Aquila, e della casa editrice Textus, il romanzo vide la luce riscuotendo un ottimo successo dalla critica militante. Protagonista del libro è una singolare figura femminile, "la Rossa", partigiana durante il secondo conflitto mondiale, catturata da una banda di fascisti in fuga e decisi a fucilarla dopo che ella avrà partorito. La fuga della banda con la prigioniera portata via a forza, il rifugio in montagna, il parto e la successiva fucilazione della donna costituiscono la trama del romanzo che si avvale di un inedito capovolgimento dei ruoli conosciuti: i fascisti in fuga e una partigiana gravida prigioniera. Il personaggio della Rossa esalta tutte le pagine del romanzo: dirompente, ingovernabile, eroica nel suo messaggio ideolo- gicamente rivoluzionario contro ogni mentalità patriarcale, portatrice di messaggi fortemente rivoluzionari nella rivendicazione della superiorità femminile nella storia di ogni tempo e di ogni luogo. Diversi sono i personaggi che intrecciano le loro storie nel nascondiglio montano e affidano allo sviluppo narrativo le loro azioni e passioni in una prosa di straordinaria efficacia. Un esame attento del romanzo secondo i personaggi, i luoghi descritti, la trama e l'uso della lingua, la ricostruzione del contenuto di quell'antico scritto andato perduto "Stridor di denti" attraverso tracce lasciate dall'autrice in alcuni racconti pubblicati dai quotidiani italiani negli anni '50, figli del libro mai nato, il richiamo ad altri testi della Bonanni e soprattutto i riferimenti trovati in alcune cronache dei paesi di Caramanico e Roccamorice, in provincia di Pescara, teatri narrativi de "La rappresaglia", portano ad affermare che il testo edito nel 2003 non è altro che una nuova scrittura di "Stridor di denti". Così le date si rincorrono e ricongiungono in un unico percorso tempi lontani. Laudomia Bonanni, a undici anni dalla morte, corona il suo sogno e dà risposta ad una sua domanda: "un argomento, come il mio, non può sembrare comunista, potrebbe piacere in America?" (Epistolario, a cura di Fausta Samaritani, casa editrice Rocco Carabba, Lanciano, 2006). Ritratto di Laudomia Bonanni, scrittrice nata a L'Aquila nel 1907 Intellettuale versatile e scomodo che raccontò 30 anni d'Italia: Pier Paolo Pasolini e la cultura dell'intelligenza VALENTINA cALABRESE "L'intelligenza non avrà mai peso, mai nel giudizio di questa pubblica opinione. Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai da uno dei milioni d'anime della nostra nazione, un giudizio netto, interamente indignato: irreale è ogni idea, irreale ogni passione, di questo popolo ormai dissociato da secoli, la cui soave saggezza gli serve a vivere, non l'ha mai liberato. Mostrare la mia faccia, la mia magrezza - alzare la mia sola puerile voce - non ha più senso: la viltà avvezza a vedere morire nel modo più atroce gli altri, nella più strana indifferenza. Io muoio, ed anche questo mi nuoce". Che direbbe Pier Paolo Pasolini se oggi, epoca d'irrimediabili delusioni civili, fosse ancora vivo? Il 5 marzo avrebbe compiuto 91 anni e noi, poveri italiani, avremmo ancora bisogno delle sue analisi lucide e sincere. Siamo un popolo alla deriva senza guide spirituali. La maggior parte di esse, vivono ormai Cineasta e letterato: il suo primo film fu l'Accattone del 1961 nell'aldilà, ma nonostante questo, la memoria storica li rende eterni e immortali per darci la possibilità di imparare ancora da ognuno di loro. Pier Paolo Pasolini è stato ed è ancora, uno scrittore, poeta, regista, giornalista, linguista italiano, nonché, radicale oppositore delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi italiana. Verso il termine dell'anno appe- na trascorso, un luogo importante come il Moma di New York, con l'aiuto dell'Istituto Luce Cinecittà, the Museum of Modern Art e il Fondo Pier Paolo Pasolini/Cineteca di Bologna, ha presentato una retrospettiva completa che ha celebrato in particolare la sua produzione cinematografica. Ma non è finita qui. Dopo lo straordinario successo al Moma, che ha rappresentato un'autentica riscoperta di un autore italiano presso il pubblico e la stampa americani, la retrospettiva del cinema di Pier Paolo Pasolini sta per essere presentata in una nuova città di ampio respiro internazionale: Londra. Due mesi di proiezioni nella prestigiosa sede di Southbank del British Film Institute. Dal "Vangelo secondo Matteo", "Accattone" e "Mamma Roma" e fino al 9 maggio tutti i titoli di lungometraggio, corti e documentari, in versioni recentemente restaurate e stampate in copia 35mm grazie allo splendido lavoro dell'Istituto Luce-Cinecittà. Grazie a questa tappa, l'opera cinematografica di Pasolini torna sugli schermi in un paese che da sempre gli tributa un interesse e il segno di un'influenza profonda su tanti cineasti contemporanei di primo piano. Tutto questo non può che essere fonte di enorme orgoglio per l'Italia. Pasolini è stato un uomo, un cineasta che, ha raccontato la vita di borgata, la miseria dell'uomo italiano del dopoguerra, la morte del sottoproletariato, l'ipocrisia della religione, tutto tramite un linguaggio cinematografico tecnico e artigianale che lo rende ancora più crudo e aderente alla realtà, sua maggior cifra stilistica. L'eredità di Pasolini vive tra noi, nella memoria di chi ama il suo cinema e di chi lo scopre oggi. Perché c'è sempre tempo per conoscere i maestri del passato. Fra i grandi italiani del XX secolo