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GIOVEDÌ 30 APRILE 2020 www.italoamericano.org 39 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Aldo Gastaldi, nome di battaglia 'Bisagno': storia del primo partigiano d'Italia, capo carismatico e guida morale A ldo Gastaldi, nome di bat- taglia Bisagno. E' il "primo partigiano d'Italia", medaglia d'oro al valor militare alla memoria. A 75 anni dalla sua morte misteriosa gli ultimi testimoni svelano una Resistenza lontana dalla retorica, illuminata dallo sguardo limpido del loro comandante. Gastaldi nasce a Granarolo (Genova) il 17 settembre 1921 da una famiglia che gli trasmette una solida fede cristiana. Impiegato all'Ansaldo San Giorgio di Sestri Ponente, segui- va i corsi di economia all'Università di Genova. Chiamato alle armi, nel marzo del 1942 era diventato sottote- nente del Genio. L'8 settembre 1943, quando in un famoso comunicato alla radio, il generale Badoglio rese noto l'armistizio firmato in gran segreto con le forze alleate, lo trova ufficiale ufficiale marconi- sta nel 15° Reggimento Genio nella caserma di Chiavari. Appena sa dell'Armistizio fa nascondere le armi agli uomini che ha con se, poi li lascia liberi di andarsene. Lui è fra i primi a salire in montagna; forma un nucleo partigiano a Cichero e nel giro di pochi mesi diventa il comandante più amato della Resistenza in Liguria. Bisagno, suo nome di battaglia preso in prestito dal torrente che scorre a Genova, interpreta il ruolo non come potere, ma come servizio. E' il primo ad esporsi ai peri- coli e l'ultimo a mangiare, riser- va a se stesso i turni di guardia più pesanti. Si conquista così l'a- more e la stima degli uomini e delle popolazioni contadine, senza il cui sostegno la lotta par- tigiana sarebbe impossibile. Impostò la vita partigiana secondo precise regole militari e morali, dando vita a quella che poi sarà chiamata la "scuola di Cichero". Temuto e rispettato anche dai nemici, riesce a far disertare un intero battaglione della divisione Monterosa, che passerà poi fra le file partigiane da lui comandate. Cattolico, apartitico, con un carisma straor- dinario, si oppone con decisione ad ogni tentativo di politicizza- zione della Resistenza tanto da diventare un ostacolo ai piani dei partiti membri del CLN che cer- cano di ridurne l'influenza. Nei giorni successivi alla Liberazione, Bisagno si scaglia più volte contro i regolamenti di conti che insanguinano le strade di Genova. Per garantire la inco- lumità di alcuni suoi partigiani, ex alpini originari del Veneto e della Lombardia, li riaccompa- gna personalmente a casa. Muore il 21 maggio 1945 a Desenzano del Garda, dopo aver riconsegnato alle famiglie tutti i suoi uomini. La relazione uffi- ciale, redatta dal commissario politico della Divisione, parla di una caduta accidentale dal tetto del camion utilizzato per il viag- gio; in realtà la dinamica dell'in- cidente non è mai stata chiarita in modo convincente e molti hanno subito sollevato dubbi sul reale andamento dei fatti. Al funerale partecipa una folla impressionante e la sua fama di santità iniziò a prendere il volo. Gli sarà tributata postuma la medaglia al valor militare con questa motivazione: "Fra i pri- missimi ad accorrere in difesa della sua terra oppressa dal nemico, partecipava a numerose azioni di guerra alla testa dei suoi partigiani che lo avevano eletto capo per l'indomito corag- gio e l'alto spirito di sacrificio sempre ed ovunque dimostrati. Audace assertore di azioni di sabotaggio distruggeva con leg- gendario ardimento e tecnica perfetta importanti opere fortifi- cate avversarie, inseguendo, disperdendo e catturando i nemi- ci atterriti, ma ammirati, dalla sua audacia. Mentre completava la sua missione restituendo alle loro case i partigiani superstiti della lotta, suggellava con la morte la sua giovane eroica esi- stenza". Nel 2015 esce il docufilm "Bisagno" realizzato dal regista Marco Gandolfo ed è un ritratto a tutto campo basato su testimo- nianze e documenti inediti. Emerge la figura di un capo, dotato di un carisma eccezionale, che trae ispirazione concreta dal Vangelo, per cui capo non è colui che è servito, ma colui che serve, non è colui che domina, ma colui che cerca di rendere l'uomo e il mondo migliori. Sono le ragioni della causa di beatificazione, il cui annuncio è stato dato a Rovegno (Genova, Alta Val Trebbia) il 15 giugno 2019. La statura morale di Bisagno emerge dalle molte let- tere che la famiglia Gastaldi con- serva e che costituiscono il testa- mento spirituale di questo giova- ne italiano, cristiano e partigiano. In una lettera all'amico Gech, scrive: "Ci siamo accorti che il metodo fascista nelle nostre file non è morto; ci siamo accorti che il fascismo rivive sotto altri nomi, ci siamo impegnati di con- durre a fondo la nostra lotta con- tro tutto ciò che è falso, che è sgradevole, disonesto, ingiusto. Per combattere il falso, lo sgra- devole, il disonesto, l'ingiusto, è necessario essere leali, onesti e giusti". Ma già a 20 anni scrisse ai genitori: "Non trovai nessuno, sulla terra, che potesse darmi giustizia e pace. Ma trovai l'una e l'altra in Dio". SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Monumento dedicato al partigiano d'Italia a Fascia, dove nacque la brigata Bisagno guidata da Aldo Gastaldi Monumento per Bisagno a Rovegno, che fu base delle bande partigiane, rifugio e centro di prigionia