L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-25-2020

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GIOVEDÌ 25 GIUGNO 2020 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO L'alchimia della Rocca di San Leo, dove si spense la magia del misterioso Conte di Gagliostro La rupe e la Rocca di San Leo (Ph. wikipedia.org) in Emilia-Romagna, a pochi chilometri da Rimini FRANCESCA GRAZIANO Una celebrazione-riflessione a tutto tondo sulla figura del noto alchimista che si vantava di avere scoperto l'elisir di lunga vita. Gagliostro fu uno dei più enigmatici ed affascinanti avven- turieri dell'età dei Lumi. Nato a Palermo nel 1743 da povera famiglia con il nome di Giuseppe Balsamo, in gioventù visse d'espedienti per poi diveni- re un personaggio molto noto negli ambienti massonici dell'e- poca. Il mistero che da sempre avvolge le sue molteplici attività di mago e di falsario contribui- sce a tenere vivo ancora oggi l'interesse su di lui. La sua fama di guaritore raggiunse ai tempi le corti più importanti d'Europa da Londra a Praga a San Pietroburgo. A Versailles fu coinvolto nell'Affare della Collana: il mago venne accusato di aver fatto sparire un collier che il car- dinale di Rohan aveva acquistato per comprarsi i favori della regi- na Maria Antonietta. Trascinato alla sbarra, Cagliostro dimostrò che la truffa era stata architettata da una spregiudicata contessa e da uno dei suoi amanti. Rinchiuso nel 1785 nella Bastiglia, ne uscì dimostrando la sua innocenza e predicendo la presa della prigione nel 1789. Dopo aver diffuso per diverse nazioni d'Europa la dottrina della massoneria egizia, il 27 dicembre 1789 cadde nelle mani dell'Inquisizione che lo con- dannò a morte come eretico, truffatore e falsario. Il papa Pio VI commutò la condanna nel carcere a vita da scontare nella Fortezza di San Leo, dove venne praticamente sepolto vivo, rin- chiuso in una cella senza porte nella quale fu calato tramite una botola del soffitto. Torturato ed affamato nella cella tombale del Pozzetto, riuscì a resistere quat- tro anni fermamente convinto di non poter morire in quel misero modo fino a quando si spense il 26 agosto 1795 all'età di 52 anni, due mesi e 28 giorni, forse stran- golato, forse per un colpo apo- plettico. La sua morte, come la sua vita, così come il luogo dove venne sepolto, rimangono avvol- ti nel mistero. importante architetto del tempo, il senese Francesco di Giorgio Martini, di rimaneggiare il Forte, che assunse l'elegante forma definitiva, ancora oggi fonte di meraviglia per l'armonioso senso delle proporzioni oltre che per la straordinaria posizione. Si ammi- ra il Duomo, il Palazzo del Comune, la Pieve dell'881, il Convento di Sant'Igne del 1244 così detto per il prodigioso fuoco che illuminò il cammino di San Francesco d'Assisi quando rice- vette in dono dal conte Orlando di Chiusi, nel 1213, il Monte della Verna. Attorno al borgo il territorio è punteggiato di ruderi di antichi castelli oltre che di interessanti edifici religiosi tra cui il convento domenicano del Monte di Pietracuta e la chiesa di Montemaggio sormontata da un magnifico soffitto a cassettoni. Terra di santi e di diavoli, di mistici eroismi, di magia, tutto questo si condensa tra storia e leggenda soprattutto nella Rocca, legata al triste destino del conte di Gagliostro che, sepolto vivo dall'Inquisizione, qui trovò la morte. Si racconta che al tramon- to, nelle notti senza luna, l'av- venturiero-alchimista appaia sugli spalti del Forte e c'è chi giura di averlo visto. Il Festival Alchimialchimie celebra con grande partecipazio- ne l'anniversario della sua morte. Per l'occasione il centro storico si trasforma in un piccolo salotto saturo dei profumi di erbe mira- colose che guariscono da febbri e dolori; nel mercatino si vendo- no pietre e cristalli dagli strani poteri fra cene in onore di Cagliostro, spettacoli, concerti e I l Montefeltro è una regione storica molto nota agli studio- si e agli appassionati di storia medievale e rinascimentale anche se trascurata dal turismo di massa. Montefeltro era soprattutto l'antico nome di San Leo, la cit- tadella la cui asperità impres- sionò tanto il sommo poeta Dante Alighieri che nel quarto Canto del Purgatorio così scrisse: "Vassi in San Leo e discendesi in Noli - montasi su in Bismantova e'n cacume - con esso i piè, ma qui convien c'om voli". San Leo è in effetti uno dei borghi più affascinanti e misteriosi dell'Emilia Romagna, un luogo denso di storia e di mistici ricor- di, di eroismi e crudeltà, di bel- lezze artistiche, di splendidi panorami. Dopo aver attraversato la vasta piana di Romagna vi si giunge inerpicandosi fra calanchi infernali per l'unica strada scava- ta nella roccia, si procede verso l'enorme rupe che la nasconde fino a quando non si arriva sotto la forma massiccia del Forte, precipitando di colpo in mezzo a un Medioevo ben conservato. San Leo fu addirittura capita- le d'Italia sotto Berengario II, dal 962 al 964, ma anche dopo que- sto effimero e travagliato momento di gloria, rimase comunque capitale del Montefeltro. Diede del filo da torcere al valoroso duca Federico III che finalmente, per scalata, ne conquistò la ripida rocca. Fu allora che diede ordine al più cartomanti che prevedono il futu- ro.

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