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GIOVEDÌ 25 GIUGNO 2020 www.italoamericano.org 37 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Cividale del Friuli su cui svetta il Duomo di Santa Maria Assunta e il massiccio Ponte del Diavolo a doppia arcata (Ph. commons.wikimedia) Sul Ponte del Diavolo alla scoperta di Cividale del Friuli, capitale del primo ducato longobardo d'Italia I n quegli anni la Penisola era diventata terra di conquista per numerose bande barbare che dall'Est marciavano calpe- stando quel che restava dell'Impero romano di Occidente. Nel 568 toccò a una popolazione di origine scandina- va attraversare le Pannonia (l'at- tuale Ungheria) per riversarsi sull'Italia. Erano i Longobardi, popolazione di lingua germanica, alleati con gli Avari e in conflitto con i Bizantini. Nell'aprile di quell'anno, guidati da loro re Alboino, si misero in marcia e conquistarono l'attuale Friuli Venezia Giulia. Per cautelarsi le spalle durante l'avanzata in Valpadana, il re longobardo scel- se di affidare al nipote Gisulfo un presidio militare a Forum Iulii (fondata da Giulio Cesare), un borgo posizionato strategica- mente sulle sponde del fiume Natisone e destinato a diventare la sede del primo ducato longo- bardo con competenza su un vasto territorio comprendente praticamente il Friuli di oggi. Il dominio longobardo finì nel 774 sotto la spada di Carlo Magno, che si proclamò "Gratia Dei rex Francorum et Langobardorum", re dei Franchi e dei Longobardi per grazia di Dio. Mantenne le leggi dei Longobardi, le Leges Langobardorum, e riorganizzò il regno sul modello franco, sosti- tuendo i duchi con i conti. Nel 781 il Friuli venne inqua- drato nel Regnum Italiae e nel X secolo, la città iniziò a chiamarsi Civitas Austriae, la residenza ufficiale del Patriarca, vassallo dell'Imperatore di Germania fino al 1238. Con il trascorrere del tempo la popolazione abbreviò il toponimo in Cividale, che oggi è uno dei borghi più belli e sugge- stivi dell'Italia nei quali persisto- no tradizioni e miti. Dal nome antico della città, "Forum Julii", per contrazione, è nato anche il nome "Friuli" mentre i suoi reperti artistici e i suoi monu- menti, dal 2011, fanno parte del Patrimonio dell'Umanità. Cividale sembra cucita su misura per gli amanti del turismo slow. Dopo aver lasciato l'auto a poca distanza dal borgo, è possi- bile visitarla a piedi, puntando sulla piazza dominata dal Duomo di Santa Maria Assunta (iniziato nel 1453) che conserva dipinti di Giovanni da Udine, del Pordenone, di Gaspare Diziani, del Maggiotto e la pala d'argento con Madonna, santi e il patriarca Pellegrino II (1194-1204), capo- lavoro dell'oreficeria medioevale italiana. Il Museo Cristiano, posto accanto al Duomo ospita alcune tra le testimonianze più preziose della dominazione longobarda, come, l'Ara di Ratchis (un altare in pietra carsica decorato con bassorilievi), la cattedra su cui vengono raffigurati molti patriar- chi e la spada del Patriarca Marquardo di Randeck. Sulla stessa piazza sorge il palazzo dei Provveditori Veneti, che oggi ospita il Museo Archeologico Nazionale. Fu costruito tra il 1565 ed il 1605 su un modello di Palladio e conserva, in particolar modo, reperti archeologici di età longobarda e importanti codici medievali. Merita una visita anche il Palazzo Comunale, un edificio gotico di mattoni, costruito tra il 1545 ed il 1588 su preesistente edificio del 1286, all'interno del cui cortile sono stati rinvenuti, attraverso degli scavi, i resti di una domus roma- na risalente al I-II secolo d.C. La scoperta della città longo- barda prosegue tra i vicoletti del centro urbano, punteggiati da case medievali sospese nel tempo. Il prezioso Tempietto Longobardo che si trova nel Monastero di Santa Maria in Valle (poco lontano dal centro e sulle sponde del fiume Natisone) custodisce una cappella in pietra costruita nel Settecento e rappre- senta una struttura unica in tutto l'Occidente, in particolare per il grande arco decorato con trafori a giorno e le grandi statue di santi e martiri. La cappella, alta e stretta e sormontata da un arco di pietra decorato con tralci di vite e sei statue femminili più alte del normale, la rende davve- ro unica. Nel soffitto e sulle pareti vi sono tracce di affreschi realizzati tra l'XI e il XIV secolo mentre le navate sono separate da colonne con capitelli corinzi. L'Ipogeo Celtico, che si rag- giunge a piedi con pochi passi dalla piazza, è invece un insieme di stanze sotterranee scavate nella roccia lungo gli argini del fiume, di epoca preromana e uti- lizzate nel tempo come carceri o cisterne. L'ipogeo ospita tre grandi mascheroni di pietra sca- vati nelle nicchie, le cui funzioni originarie rimangono ancora oggi avvolte nel mistero. Lo skyline di Cividale tocca lo zenit con il Ponte del Diavolo, un massiccio ponte di pietra con due grandi arcate, risalente al GENEROSO D'AGNESE 1442 e sospeso tra le sponde del Natisone. La leggenda narra che il suc- cesso della costruzione di questo ponte fu merito del diavolo in persona, che chiese in cambio l'anima del primo passeggero del ponte. Il mito, a seconda delle sue versioni, racconta che i civi- dalesi si presero gioco del mali- gno facendo passare di lì un cane, un gatto, una pecora. Chi arriva a Cividale, decora- ta al valor militare per la guerra di liberazione e insignita della medaglia d'argento al valor mili- tare per i sacrifici delle sue popo- lazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la secon- da guerra mondiale, non può esi- mersi dalla degustazione della cucina locale, formata da un mix di sapori che unisce le tradizioni delle cucine italiane, slovene e austriache. Di impronta italiana sono ad esempio il Frico, il Prosciutto di San Daniele, il Muset (cotechino di muso del maiale) e la Brovada (rapa), mentre dalla tradizione austro-ungarica propone lo Stakanje (patate, zucchine e tegoline condite con ciccioli, aglio e aceto) e la Bizna (mine- stra con rape, fagioli e grano turco). Sulla tavola non potrà mancare un Refosco o un Cabernet (vini rossi), un Verduzzo o un Tocai friulano (bianchi).