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GIOVEDÌ 23 LUGLIO 2020 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Il variopinto e rigoglioso tesoro naturalistico del Parco regionale di Veio dove regnano indisturbate fauna e flora Dal nibbio all'allodola, dai lupi alle rane: è ricchissima la biodiversità del Parco di Veio (Ph BarlowArt-Pixabay) unendo quindi la Toscana, l'Umbria e le Marche al Lazio, aprivano di fatto la strada a gran- di cambiamenti e a sviluppi com- merciali e culturali. Oggi i resti dell'antica splen- dida città di Veio che si trova all'interno del perimetro del Parco Regionale, sono ancora visitabili a 15 Km a nord del cen- tro di Roma, affiancati al borgo di Isola Farnese, sulla Via Cassia. I preziosi reperti archeologici pro- venienti dalle tombe delle sue necropoli e dei suoi templi, su cui spicca il santuario di Portonaccio del VII-V secolo a.C. fra i più venerati di tutta l'Etruria e nei cui scavi fu trovata la famosa statua fittile in terracotta dipinta dell'Apollo di Veio, della fine del dieci anni, fu distrutta dalle legio- ni del dittatore Marco Furio Camillo. Come narrato dalle fonti storiche dell'epoca, con un astuto stratagemma, il generale riuscì a fare entrare i suoi soldati diretta- mente nella piazza d'armi della città, passando da un cunicolo sotterraneo scavato sotto le mura e conquistandola di sorpresa not- tetempo. La città venne saccheg- giata, i cittadini ridotti in schia- vitù, i vastissimi possedimenti terrieri dell'Agro Veientano divisi tra i Romani. Veio fu poi trasfor- mata dall'Imperatore Augusto nel 27 d.C. in Municipio romano. Già alla fine del I sec d.C., però, fu completamente abbando- nata. Intorno ai suoi antichi confi- ni sorsero lentamente nuovi vil- laggi romani, stazioni di posta e ville patrizie; sui tracciati già preesistenti, presero a scorrere due grandi strade consolari, la Via Cassia e la Via Flaminia, che SABINA BRODOLINI I l Lazio, la culla di Roma, degli antichi Romani e prima di loro del grande e misterioso popolo degli Etruschi, è una regione bel- lissima. Non manca nulla tra tutte le meraviglie possibili: mare, boschi, monti, laghi, città anti- chissime con i loro infiniti tesori architettonici e archeologici, pic- coli borghi sospesi nel tempo e tanti parchi, pieni di vita e pae- saggi mozzafiato. Tra questi, nel 1997 prende vita il grande Parco Naturale Regionale di Veio. Con un'esten- sione di quasi 15000 km quadrati, a nord di Roma, è un territorio trasformatosi geologicamente nel corso dei millenni. Le dolci colli- ne boscose, gli ampi pascoli verdi, i percorsi ameni lungo le rive dei fiumi, hanno origine da enormi cataclismi ed eruzioni vul- caniche. Le tracce sono visibili nelle forre, canyon spettacolari, profondi e spesso con pareti a strapiombo, risultato dell'erosione del suolo dovuto allo scorrimento millenario dei numerosi corsi d'acqua di falda, e ancora ne sono testimonianza i grandi depositi di tufo giallo e del lapillo, dura roc- cia erede della lava eruttata dai vulcani presenti nell'area in età preistorica le cui caldere, riempi- tesi d'acqua nel tempo, hanno dato vita ai laghi di Martignano, Monterosi e del Baccano. Il Parco prende il nome dalla potente città etrusca di Veio, che nel 396 a.C., dopo un lunghissimo periodo di conflitti e battaglie per il controllo degli approdi com- merciali lungo il Tevere e delle saline alla foce del fiume, strema- ta dall'assedio romano durato Modellino che ricostruisce il tempio di Portonaccio a Veio (Courtesy Museo delle Antichità Etrusche e Italiche, Sapienza Università di Roma) VI secolo a.C., si possono ammi- rare nei più importanti musei ita- liani, come quello Etrusco di Villa Giulia a Roma o al Museo archeologico nazionale di Firenze. Con la caduta dell'Impero Romano e le invasioni barbariche di Ungari, Longobardi e Saraceni, le strade, i villaggi, i ponti tutto fu sconquassato e saccheggiato. Le campagne pullulavano di banditi e le terre coltivabili si spopolaro- no. Nell'VIII secolo vennero però create dalla Chiesa le "domuscul- tae", piccoli villaggi e borghi agricoli con l'intento di ammini- strare e dar nuova vita ai territori. Il territorio dell'attuale Parco di Veio faceva parte della Domusculta Capracorum, voluta da Papa Adriano I. Pochi secoli dopo, alla fine dell'anno 1000, i piccoli villaggi si trasformarono in borghi fortificati, castelli con torri merlate, possedute e control- late da potenti famiglie baronali: gli Orsini, i Colonna, i Chigi perennemente in lotta tra loro. Sorsero allora il castello della Crescenza, la Torre delle Cornacchie, quella del Bosco, la Torre Vergata e quella di Pietra Petrusa, che davano la possibilità di controllare il territorio invaso dai briganti anche dall'alto e dove le genti che lavoravano i campi si potevano riparare in caso di inva- sioni e pericoli, dando vita a quel- li che divennero gli odierni comu- ni. Ed eccoci avvicinarci ai giorni nostri. Dopo i castelli e le nobili famiglie, toccò ai grandi latifondi- sti suddividersi enormi estensioni di terre che però, a causa della malaria e dell'incuria, vedevano le attività agricole e di allevamen- to impoverirsi sempre di più. Finalmente, nei primi decenni del XX secolo, sotto lo Stato unitario, tutta l'intera area venne bonificata e la popolazione aiutata con l'isti- tuzione di presidi sanitari locali. Continua a pagina 37