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21 GIOVEDÌ 12 NOVEMBRE 2020 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | " In pratica mi piac- ciono le immagini, sono nato con le immagini e mi piace raccontare una storia attraverso le im- magini. Questa è la mia vita". La passione per la luce e i co- lori che determinano la profondità e l'estetica di un'inquadratura, nonché la sensibilità artistica con cui riesce a dipingere i propri film, hanno portato il diret- tore della fotografia Dante Spinotti a illuminare i più grandi set cinematografici di Hollywood. Da L.A. Confi- dential, a Heat, da Public Enemy a The Last of Mohi- cans, Spinotti ha esordito a Roma nel mondo della tele- visione, realtà che ha presto abbandonato per dedicarsi interamente alla settima arte. Pur avendo lavorato in Italia con Benigni, Olmi, Tor- natore e Salvatores, in Ame- rica Spinotti ha lavorato a blockbuster storici, comme- die e film d'azione, ed è stato nominato all'Oscar per The Insider nel 1999. "Per diversi anni ho fatto avanti e indie- tro dall'Italia. La mia prima esperienza è stata in North Carolina con Dino De Lau- rentiis, dove ho girato Cri- mini del cuore con Diane Keaton, Sissy Spacek e Jes- sica Lange nel 1986", mi rac- conta il direttore della foto- grafia di origine friulana, dalla sua casa di Santa Mo- nica. Dante, qual è stato il p r i m o f i l m h o l l y w o o - diano? I l m i o p r i m o v e r o f i l m h o l l y w o o d i a n o è s t a t o Beaches con Bette Midler, p r o d o t t o d a D i s n e y e J e f f r e y K a t z e n b e r g n e l 1988. Alla fine del film, mi è stato offerto un contratto per altri quattro film con Bette Midler, tra cui un film come regista, ma all'epoca non mi sentivo di dirigere. Ed è una cosa che ha riconsiderato nel corso degli anni? No, fare il regista è uno d e i l a v o r i p i ù d i f f i c i l i a l mondo. Devi avere il desi- derio di raccontare una sto- ria, ma anche saper gestire gli attori, la sceneggiatura; ed è una cosa che non mi interessava. L'unica ecce- zione è l'aver fatto docu- m e n t a r i s u l l a m i a c i t t à natale in Carnia. L e i è s t a t o u n o d e i primi a credere nel digi- tale, che poi si è rivelata una scommessa vincen- te. Come ne ha capito il potenziale? La grande differenza è q u e s t a . U n p i t t o r e p u ò dipingere e poi cambiare ciò che non gli piace. Un musicista può ascoltare le sue composizioni e lavorar- ci sopra, lo stesso vale per uno scrittore. Nel cinema non potremmo farlo con il f i l m . A v e v a m o l a n o s t r a esperienza e la nostra pro- f e s s i o n a l i t à , m a a v o l t e giravamo al buio, non era- vamo sicuri di come la luce sarebbe venuta fuori nella scena. Con il digitale lo si p u ò r e a l i z z a r e i n t e m p o reale, così si può corregge- r e . E q u e s t a è u n a c o s a straordinaria perché ti per- mette di valutare quello che vedi, di essere più veloce e a n c h e p i ù c o r a g g i o s o s e v u o i . P r i m a a v r e m m o aggiunto più luce per non r i s c h i a r e c h e f o s s e b u i o . Con il digitale si vede esat- tamente quello che si sta facendo e questo è un van- taggio fenomenale. C o m e l a v o r a s u l l e immagini? I l m i o g r a n d e c o l l e g a Vittorio Storaro dice che o g n u n o d i n o i h a d e n t r o duemila anni di esperienza c u l t u r a l e d e l l ' u m a n i t à ; e ognuno di noi ha la sua per- s o n a l e e s p e r i e n z a v i s i v a , che aiuta quando si ha un dubbio mentre si realizza un film. Oltre a questo, il nostro lavoro è fondamen- talmente quello di sostenere una storia e le emozioni che trasmette. Il direttore della fotografia, con la luce, le i n q u a d r a t u r e , l ' u s o d e g l i obiettivi e della macchina fotografica, deve sostenere questi aspetti emotivi. Se si gioisce con il protagonista, l'immagine deve sostenere questo senso di gioia. Lo s t e s s o c o n l a p a u r a e i l dramma. È una questione di f u n z i o n a l i t à e b i s o g n a a n c h e c o n s i d e r a r e i l l i n - g u a g g i o d e l f i l m , g l i ambienti, la temporalità del f i l m . T u t t i e l e m e n t i c h e mostrano come avvicinarsi alle scene fotograficamente. L a l u c e d i L o s A n g e l e s , l a f a m o s a G o l d e n H o u r , s i d i c e che ci sia solo qui. Cosa ne pensa? L ' h o n o t a t a l a p r i m a volta che sono venuto qui c o n E n z o B i a g i ; s i a m o venuti in America per un mese. Allora mi sono accor- to di questa luce che ha una peculiarità: è molto blu e c h i a r a , q u a s i b i a n c a . I n Italia c'è una luce più medi- terranea e dorata. P e r c h é è v e n u t o i n A m e r i c a c o n E n z o Biagi? Sono venuto con lui nel 1974 per fare alcune inter- v i s t e s u P a t r i c i a H e a r s t , rapita da un gruppo di gio- vani; era il periodo delle r i v o l t e s i m b i o n i c h e , i n I t a l i a c ' e r a n o l e B r i g a t e Rosse, su cui avevo fatto un documentario. Q u a l i r i c o r d i h a d i q u e i p r i m i v i a g g i i n California? Ero stato a Los Angeles p e r d i e c i g i o r n i q u a l c h e anno prima, per indagare sulle scoperte nel mondo degli effetti speciali realiz- zati con i computer, che sta- vano venendo fuori in quel momento. Dovevo girare un f i l m i n I t a l i a c o n N i c o l a Carraro e Franco Cristaldi, e loro mi avevano mandato qui per capire com'era la situazione. Sono venuto a Los Angeles con colei che sarebbe poi diventata mia moglie, e ho avuto la fortu- na di incontrare le persone che per prime utilizzavano il digitale. Q u a l è s t a t a l a s u a impressione della città? Ho trovato la città molto m a g i c a ; a l l o g g i a v o a l l o Chateau Marmont, e ricor- d o c h e m i h a n n o c o l p i t o queste lunghissime strade c o n n o m i s p a g n o l i . S e m b r a v a m o l t o d i f f i c i l e muoversi. C o m e è c a m b i a t o i l rapporto con la città nel tempo? Ha cominciato a piacer- mi quando sono diventato residente qui. Venire qui solo per girare dei film mi faceva passare molte ore sul s e t e p o i a n d a r e d i r e t t a - m e n t e i n a l b e r g o . L o s Spinotti al lavoro con la sua cinepresa. Photo: Dante Spinotti LA COMUNITÀ DI LOS ANGELES Il candidato all'Oscar Dante Spinotti: 'Io, il cinema e la mia Los Angeles' Continua a pagina 25