L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-27-2013

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ  27  GIUGNO  2013 Urna a una sola ansa Urna biconica. Ceramica d'impasto trovata a Vulci, nella necropoli dell'Osteria, risalente al IX sec. a.C. L'ossuario biconico costituisce uno degli elementi più caratteristici della cultura villanoviana, così chiamata dalla località presso Bologna dove inizialmente furono scoperti nel 1853 i sepolcreti della prima Età del Ferro, in cui questi vasi fungevano da cinerari. L'urna era fornita già in partenza di una sola ansa; la seconda ansa, qualora ne fosse provvista, veniva intenzionalmente spezzata nel corso del rituale funerario. Diversi esemplari presentano sulla superficie una complessa decorazione incisa ed impressa di tipo geometrico. Per la chiusura veniva utilizzata una ciotola o una riproduzione in ceramica di elmo che costituiva l'unica forma di personalizzazione per un cinerario privo altrimenti di qualsiasi caratterizzazione antropomorfa. Ori bizantineggianti Madonna con Bambino. Opera datata 1367, fu realizzata da Barnaba Agocchiari, detto Barnaba da Modena, attivo in Liguria, Piemonte e a Pisa nella metà del XIV secolo. La sua formazione artistica avvenne nell'ambito dei vivaci movimenti pittorici emiliani ma ebbe anche rapporti con la cultura toscana. Il suo gusto pittorico subì però forti influenze di tipo bizantineggiante (tipiche le strigilature d'oro nei manti), e qualche spunto gotico che avvicinarono l'artista alla scuola senese. Lo dimostra la sua "Vergine con Bambino" dipinta in perfetto stile bizantino, che si trova presso il Museum of Fine Arts a Boston, in Massachussets. L'arte di Barnaba, ancora legata ad un certo decorativismo ma non estranea alla maniera gotica, ebbe una larga eco in Liguria ed influenza sulle coste del Mediterraneo occidentale. Episodio 'rilassante' L'Incontro dei fidanzati e partenza per il pellegrinaggio. Telero (tempera su tela) di Vittore Carpaccio, firmato e datato 1495 e conservato nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia. Si tratta del quinto e più vasto episodio dipinto per le Storie di sant'Orsola. L'amplissima composizione è impostata in modo da far scorrere i vari momenti della storia, cadenzati con un ritmo che evita di affaticare troppo l'osservatore grazie a pause calcolate. La luce vibra su tutti i dettagli, generando quella particolare atmosfera in cui sembra che l'aria circoli liberamente. Straordinaria è la capacità di mantenere un'unità ambientale integra riuscendo però a concentrarsi nei più minuti particolari. Più fiabesca la metà "inglese", con un brulicante sistema di costruzioni difese da mura, torri e castelli. PAGINA  9 In e out contrapposti Basilica di Santa Maria della Salute. Nel 1631 Baldassare Longhena fu incaricato di progettare ed erigere la sua creazione più significativa e una delle grandi del barocco veneto ed italiano. Fu costruita per un ex voto della cittadinanza al termine di una terribile epidemia di peste che infuriò nel 1630 a Venezia ed in gran parte dell'Italia settentrionale. Il corpo centrale, ottagonale, è sormontato da una cupola imponente perfettamente visibile sia dal Canal Grande che da piazza San Marco. La severa classicità del suo interno contrasta nettamente con le ardite concezioni scenografiche della parte esterna, che si articola in forme ricche di movimento di chiara ispirazione barocca. La costruzione richiese oltre mezzo secolo: l'edificio fu inaugurato solo nel 1687, cinque anni dopo la morte del suo ideatore. Intensa devozione Fiducia in Dio. Nel 1835 Lorenzo Bartolini scolpì la sua opera più famosa: la statua ispirata nella posa ad una Maddalena penitente del Canova. Questa scultura venne commissionata da Rosina Trivulzio Poldi Pezzoli, che gli chiese una statua domestica e consolatoria, a espressione del confidente abbandono nella fede da lei coltivato dopo il lutto del marito. Bartolini dette forma a questi nobili sentimenti attraverso una giovane figura nuda, seduta in stabile posizione con le mani giunte e quietamente appoggiate, esprimente nel volto un sentimento di intima e intensa devozione. Il marmo ispirò al poeta Giuseppe Giusti un famoso sonetto. L'opera, che si distacca nettamente dalla scultura neoclassica e va verso un'ispirazione più naturale, è conservata al Museo Poldi Pezzoli di Milano.

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