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GIOVEDÌ 13 GENNAIO 2022 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO " Virgilio dice che la Campania è così chiamata da Capy, il compagno d'arme di Enea. Ma Livio la vuole così detta dai luoghi campestri. E' noto che fu fondata dagli Etruschi, dopo aver osservato l'auspicio di un falcone che in lingua etrusca si dice capis, da cui prese il nome anche la Campania", riferisce il prof. Sosio Capasso. Secondo altri, il nome deriverebbe dal termine osco Kampanom, con il quale si indicava l'area nei pressi della città di Capua antica, per secoli centro principale della Pianura Campana. Dalle propaggini più setten- trionali fino al mare, dal Neolitico all'Età del Bronzo, da Cuma a Pozzuoli, da Capua a Napoli, la grande piana è stata abitata da popoli e culture diver- se che si sono incontrate, scon- trate e amalgamate in un fertile serbatoio territoriale che è sem- pre stato capace di rinnovarsi e di arricchirsi. Con il nuovo allestimento "La Piana Campana. Una terra senza confini", il Mann, il Museo Archeologico Internazionale di Napoli, prosegue il suo progetto di far conoscere al mondo la sto- ria millenaria di questa regione che fu chiave del Mediterraneo, già prima dell'Impero Romano, inserendosi nell'ambito di un più ampio piano di studio dell'antico territorio campano e delle intera- zioni fra le diverse popolazioni che lo abitarono. Ottocento reperti, nella mag- gior parte inediti e provenienti Popoli e culture della Piana Campana. A Napoli si possono scoprire segreti e tesori dell'antico ventre italico che aree, come quelle di Gricignano e Carinaro. Nelle vetrine sono esposti i reperti pro- venienti dagli scavi US Navy e Treno Alta Velocità nella provin- cia di Caserta che, dal Neolitico sino alla nascita delle grandi città come Cuma, Capua, Napoli, nonostante le ripetute eruzioni, è stata sempre popolata per la ric- chezza e la fertilità della terra. La Valle del Clanis ha resti- tuito una selezione di corredi funerari che attestano le varie classi di età della popolazione e il diverso ruolo sociale dei defunti: dalla donna al guerrie- ro/cacciatore/sacerdote, dai gio- vani di ambo i sessi, ai bambini, seppelliti in enchytrismòs, esem- pi d'inumazione in vaso. Di notevole interesse è il recupero di una lancia in ferro, frutto del paziente lavoro del laboratorio di restauro del Museo partenopeo che ha curato il ripristino di molti reperti. Per l'area ausone-aurunca, in esposizione, la tomba 89 della bambina di Cales, con reperti di pregio come la conocchia in vetro blu e i calzari in bronzo. E' possibile ammirare i tesori del santuario della dea Marica alla foce del Garigliano, da cui pro- viene un patrimonio straordinario di ex-voto e terrecotte architetto- niche, nonché i reperti del san- tuario caleno extraurbano di Monte Grande, oggetti mai espo- sti al pubblico che spiccano per qualità di fattura. Un viaggio affascinante alle origini della Campania che testi- monia e rinsalda la consapevo- lezza di radici antiche e profonde ed esige un continuo sforzo di ricerca, di studio e di collabora- zione tra le istituzioni, tra cui la Direzione regionale Musei Campania, la Regione Campania, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Comune di Napoli, la Soprintendenza per l'area Metropolitana di Napoli e quella di Caserta e Benevento, il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, e la collaborazione con la Saint Mary's University (Halifax, Canada) con il coordinamento di Emanuela Santaniello e Sveva Savelli. Un progetto che, rafforzando le sinergie di cooperazione, per- mette di creare un centro per l'ar- cheologia della Campania setten- trionale, di liberare dalla polvere dei depositi centinaia di oggetti capaci di narrare Storia e storie ancora nascoste, per vedere noi stessi attraverso le cose. Un patrimonio prezioso che valoriz- za la terra campana, da mostrare al mondo, per "far tesoro di quel- lo che abbiamo imparato e di quello che ci siamo portati dietro dal vecchio". FIORELLA FRANCHINI dai depositi, per raccontare origi- ni e contaminazioni tra Oschi, Sanniti, Greci ed Etruschi, i semi fecondi del ventre italico. Il per- corso espositivo si articola in due sale: la prima dedicata al ter- ritorio, la seconda incentrata sulle collezioni museali. La sezione territoriale segue uno sviluppo topografico e cronolo- gico, evidenziando gli episodi più indicativi di alcune specifi- Gorgona di Capua (Ph© Danilo Mongiello | Dreamstime.com)