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GIOVEDÌ 21 APRILE 2022 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Impossibile sfuggire al fascino di Erice, borgo d'altri tempi arroccato su uno sperone di roccia tra i boschi di lecci A ttraversiamo in auto il cen- tro urbano di Trapani e all'altezza di Casa Santa la strada serpeggiando s'inerpica verso Erice, tra pareti di roccia a picco e lo smeraldo delle erbe punteggiate di vivaci fiori di campo. Dodici chilometri di tor- nanti aprono squarci d'incanto sul mare, salendo dal piano fino al borgo arroccato su un possente sperone di roccia alto 751 metri. Si arriva infine lassù, incontrando il rigoglioso bosco di lecci che contorna l'abitato sul lato orien- tale. La strada, solcando le fre- scure del bosco, s'apre infine in uno slargo assolato e s'incunea nel borgo, superando l'alta cinta muraria e il sesto acuto della Porta Trapani. Le strade sono strette, lastrica- te a quadrati contorni di pietra bocciardata, riempiti di scaglie lapidee e ciottoli, in una compatta tessitura urbana d'architetture gradevoli, che il tempo e il sole hanno colorato di luce appagante e talvolta di muschi radenti e grigi licheni, che disegnano sui muri un gioco cangiante di tinte e ombrature. Giovanni, che più eri- cino non si può, mentre mi mostra con malcelato orgoglio le stupefacenti fattezze del duomo e della torre, s'infila con perizia sicura nel dedalo di viuzze, lam- bendo i muri delle case, fino a lasciarmi sulla porta dell'Elimo, un gioiello d'albergo ricavato in un antico palazzo salvaguardato nelle finiture d'epoca, negli appa- rati decorativi interni e negli arre- di. Dalla finestra del mia camera posso guardare la stupefacente fuga di tetti e l'intrico di terrazze, distende verso le saline. Il suo apice proteso nelle acque divide due mari, il Tirreno a nord che lambisce di bianche risacche i promontori di monte Cofano e più a nord di San Vito lo Capo, nitidamente chiari all'orizzonte; verso sud il Mediterraneo. Di fronte, il netto profilo delle isole di Favignana, Levanzo e più die- tro Marettimo, le più grandi dell'arcipelago delle Egadi che tra altre piccole e i diversi scogli ne conta una decina. Rientro nel borgo salendo per via Vittorio Emanuele, trapuntata di caratteristiche botteghe artigia- ne di ceramiche e tappeti tipici, graziosi negozietti, minuscoli caffè, trattorie e pasticcerie. Frequente l'incontro di chiese, grandi e piccole, alcune incasto- nate tra le mura delle abitazioni, a punteggiare una presenza di templi, monasteri e conventi rag- guardevole per un piccolo centro come Erice, gran parte di prege- vole impianto e dignitose archi- tetture (chiese di S. Martino, S. Francesco, S. Giovanni, S. Cataldo, S. Pietro. S. Alberto, S. Teresa, ed altre). Se ne contano a decine, anche all'esterno del cen- tro urbano. Passo per piazza San Domenico, dove affaccia l'omo- nima chiesa ora adibita Centro di cultura scientifica "Ettore Maiorana" fondato nel 1963 dal fisico ericino Antonino Zichichi e dove si tengono i corsi tenuti mentre l'orizzonte s'imperla del luccichio delle saline a sud di Trapani, lungo la costa che scen- de verso Marsala. C'è il tempo d'ammirare il paesaggio da questo impareggia- bile balcone naturale. Dal para- petto del viale che da Porta Trapani conduce a alle Torri del Balio mi soffermo incantato da tanta meraviglia. Oggi è una giornata di sole splendente, tiepi- do, il mare è calmo d'azzurro intenso. Da quassù l'impianto urbano di Trapani si vede nella sua distesa a forma di falce, come vuole l'antico nome Drepanon dato dai Greci. L'abitato si dilunga a punta fino al porto, poi rientra e si GOFFREDO PALMERINI Il cuore della passeggiata nel borgo di Erice (Ph© Aleksandar Todorovic | Dreamstime.com) spesso da scienziati insigniti del Nobel, scendo verso Palazzo Sales. Giro alla scoperta di Erice, cominciando dal punto più sug- gestivo che, tra torri castello e merlature, strapiomba con la vista verso Trapani e il mare. Ci si va verso il Balio percorrendo viale Conte Pepoli. Secondo Tucidide, storico ate- niese, Erice venne fondata dagli esuli fuggiti da Troia, arrivati dal Mediterraneo ed insediatisi sulla sommità del monte, dando poi vita al leggendario popolo degli Elimi. Virgilio cita Erice nell'Eneide, quando Enea la tocca in due occasioni: la prima per la morte del padre Anchise, un anno dopo per i giochi in suo onore. Erice, secondo gli storici, insieme a Segesta era la città più impor- tante degli Elimi, in particolare era la capitale religiosa. Durante la prima guerra punica il coman- dante cartaginese Amilcare Barca ne dispose la fortificazione con possenti mura, trasferendo a valle parte degli ericini che fondarono l'odierna Trapani. In epoca suc- cessiva i Romani vi venerarono la "Venere Ericina", la prima dea della mitologia romana, a somi- glianza della greca Afrodite. Il Tempio di Venere era eretto nel luogo più alto della monta- gna, punto di riferimento per tutti i marinai del Mediterraneo che, guidati dal fuoco sacro alimenta- to dalle ancelle, vi giungevano per rendere omaggio alla dea. Sui resti di quel tempio nel XII seco- lo i Normanni edificarono il Castello di Venere, oggi uno dei monumenti simbolici della gra- ziosa cittadina. Quel suggestivo luogo, insieme alle due torri, è davvero una terrazza dove poter contemplare la magnificenza del paesaggio, del mare, delle Egadi, della città di Trapani e del territo- rio costiero che fugge a sud verso Marsala. E' una vista che trattie- ne il fiato per la suggestione. Magnifico il Parco del Balio, con i busti dei personaggi storici del luogo, quasi numi tutelari di Erice. Intrigante la vista: Erice è annoverata nel Club dei Borghi più belli d'Italia. In essa campeg- gia la Chiesa madre di San Giuliano con il campanile. Una lunga scalinata in pietra grezza scende verso il Quartiere spagnolo. Costeggiano le ciclopi- che mura elimo-puniche, risalenti all'VIII-VI secolo a.C. Enormi pietre squadrate innalzano pos- senti mura ben conservate, due metri e più di spessore, con inter- valli di bastioni e stretti varchi. Ai piedi della scalinata c'è Porta Spada e la chiesa di Sant'Orsola (XV sec.), più in là S. Antonio Abate (XIII-XV sec.) e il Quartiere spagnolo. La scoperta può solo continuare.