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GIOVEDÌ 16 GIUGNO 2022 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Quattro secoli di dominazione hanno lasciato i mulini veneziani sull'isola greca di Creta N atura selvaggia. Il mare in lontananza ancora visibile. Il fruscio del vento "filtrato" tra le poche pale dei mulini rimasti lassù, sull'al- topiano di Lassithi. Siamo a Creta, nella parte sudorientale dell'isola greva. Un bacino endo- reico a oltre 800 metri di altitudi- ne sul livello del mare, dove un tempo sbarcò (e operò) l'inge- gneria veneziana. Dai Balcani alla penisola elle- nica, l'impronta e la presenza veneziana è palpabile ovunque. Quello era il tempo degli impavi- di navigatori e la Repubblica era una delle realtà più forti e temute di tutta Europa. Atterrato a Chania, un tempo conquistata proprio dalla Serenissima e soprannominata la Venezia d'Oriente, sono ormai giunto all'estremità opposta dell'isola. Abbandonato da un pezzo il palmeto di Vai e annessa placida atmosfera balneare, sono di nuovo al volante. Le strade di Creta sono piacevoli da guidare. Totale assenza di clacson e fre- nesie italiane. Indicazioni non sempre immediate ma con una buona guida (anche cartacea) sotto mano, si arriva ovunque. La mia destinazione questa volta è uno dei punti più pittore- schi dell'isola, la piana (in quota) di Lassithi, celebre per i mulini a vento. L'altopiano si estende per 50 km quadrati scarsi, tra il monte Selena (1599 metri sul livello del mare) e il massiccio del Dicte, la cui vetta omonima più alta tocca i 2148 metri e nel cui interno secondo la leggenda, nacque Zeus, il padre degli dei. A impiantarvi i mulini furono i Veneziani a partire dal XVI secolo. Nel '500 infatti, Creta era parte dei domini della Serenissima. Dopo le prime bat- taglie di conquista e annessa distruzione della vegetazione per sfiancare la popolazione locale, I mulini veneziani sull'isola greca di Creta (Ph© Arsty | Dreamstime.com e © Vladimir Timofeev | Dreamstime.com) emerse il problema degli approv- vigionamenti. Fu così che gl'in- gegneri della Repubblica Marinara ebbero l'idea di rivita- lizzare l'area costruendo mulini per irrigare i campi e così reperi- re cibo. Complessivamente ne furono realizzati quasi diecimila. Oggi di questi non v'è più traccia se non qualche raro "esemplare", utilizzato solo ed esclusivamente per finalità turistiche. Il dominio veneziano sull'iso- la di Creta, all'epoca Ducato di Candia, durò per ben quattro secoli, dagli inizi del XIII secolo dopo la 4° Crociata fino al 1669, quando passò in mano turca. A lungo agognata, l'isola rappre- sentava un avamposto ideale per il dominio sul Mediterraneo, conteso tra la Serenissima e l'Impero Ottomano con risultati alterni. Nel percorrere la strada costiera Stalida-Mohos-Krassi- Kera si può fare un piccolo break preso il celebre monastero di Kardiotissa. Dopo ottocento metri di dislivello, ad attendermi in cima all'altopiano c'è un alto pezzo di roccia rettangolare con l'altitudine specificata (803 m) e un cartello sottostante a indicare che qui si può gustare il miglior cappuccino di tutta l'isola (ma su questo punto rimando il giudizio a ciascuno di voi). Oltre a ciò, un negozio pieno di souvenir atten- de i visitatori. E poi ovviamente ci sono loro, i mulini. Ma dove la realtà muta, ci può pensare l'im- maginazione e così per un attimo riesco a vedere nella mia mente una distesa di mulini. Lassithi, avamposto per il mondo intero. Attaccate a un palo, sono stampate le indicazio- ni di tutto il globo, suggerendomi da che parte dirigermi qualora volessi andare a Tokyo, Tallinn, Mosca, Bruxelles, Vilnius, Londra, Dublino, Stoccolma, etc. Magari opto per la Norvegia, direzione isole Lofoten, dove il mio conterraneo, il veneziano Pietro Querini nel 1432 vi nau- fragò partendo proprio da Creta, e scoprendo in terra scandinava lo stoccafisso con annessi pro- cessi di essiccazione, conserva- zione e preparazione: ancora oggi il baccalà è una delle pie- tanze più tipiche della cucina veneziana. Prima di andare via, vedo l'indicazione per l'Homo- Sapiens Museum. Incuriosito, percorro la stradina che mi con- duce all'ingresso, a ridosso del mulino. Dopo una breve visita, riprendo il zigzagare di curve fino a ritrovare la strada princi- pale e mi dirigo verso Rethymno, sulla costa settentrionale di Creta, dinnanzi al Mar Egeo. Là, oltre il mare ci sono le isole di Rodi, Cipro e la Turchia, ma queste sono un'altra storia. LUCA FERRARI